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La Svizzera riuscirà a convincere gli scettici a farsi vaccinare?

Manifestanti
Attivisti anti-vaccini hanno partecipato alle varie proteste contro le misure di contenimento della pandemia. Nel foto , una manifestazione nel canton Uri nel settembre 2020. Keystone / Urs Flueeler

Diversi vaccini si trovano in una fase avanzata di sviluppo e alcuni aspettano solo l'autorizzazione da parte delle autorità competenti. I Paesi devono ora convincere un'ampia fetta della popolazione a farsi vaccinare. Un compito non facile in Svizzera, dove la percentuale di scettici è la più alta al mondo.

La seconda ondata ha investito la Svizzera, come il resto dell’Europa, facendo impennare la curva della pandemia in maniera preoccupante. E proprio nel mezzo della crisi, la Società svizzera di radiotelevisione SSR – società a cui fa parte anche swissinfo.ch – ha svolto un sondaggio per tastare il polso alla popolazione riguardo a una futura vaccinazione contro il COVID-19.

Più di un quarto (28%) dice che non si farà vaccinare, mentre quasi la metà (47%) è piuttosto riluttante ed è disposta a farsi bucare un braccio solo in assenza di effetti collaterali.

In settembre, uno studio svolto in 149 Stati e pubblicato da The LancetCollegamento esterno, rivista scientifica inglese, ha tastato il polso alla popolazione per quanto riguarda la fiducia in un vaccino. Stando alla ricerca, negli ultimi anni gli svizzeri sono diventati più riluttanti a farsi vaccinare. La percentuale delle persone che crede nell’importanza dei vaccini è diminuita ed è passata dal 65 al 53 per cento tra il 2015 e il 2019. Anche il numero di chi crede nell’efficacia è in calo: nel 2015 era il 50 per cento, nel 2019 solo il 45 per cento. Ad essere aumentata è invece la fiducia nella sicurezza dei vaccini: si è passati dal 30 per cento al 33 per cento.

Lo studio si basa in parte su una ricerca svolta nel 2018 dal Wellcome TrustCollegamento esterno, ente di beneficienza con sede a Londra. Nell’analisi, la Svizzera viene classificata tra i primi cinque Paesi al mondo per quanto riguardo lo scetticismo nei confronti dei vaccini. Circa il 22 per cento degli svizzeri crede che i vaccini non siano sicuri, la percentuale più alta in Europa dopo la Francia. Mentre il 9 per cento ritiene che i vaccini non siano importanti per i bambini.

Un sondaggio svolto quest’estate in 27 Paesi dal World Economic ForumCollegamento esterno ha rilevato che tre persone su quattro sono d’accordo o pienamente d’accordo con l’affermazione che “mi farei vaccinare in caso di vaccino contro il COVID-19”. In Francia, la percentuale era del 59 per cento, in Germania del 67 per cento. In Svizzera – che non è stata inclusa nel rilevamento del WEF – solo il 16 per cento delle persone interpellate in ottobre nell’ambito del sondaggio della SSR era disposto a farsi vaccinare subito.

Il sondaggio condotto dalla SSR su un campione di 40mila persone conferma il grande scetticismo della popolazione nei confronti di un vaccino già evidenziato in studi precedenti. A livello internazionale, la Svizzera figura tra i Paesi con la percentuale più bassaCollegamento esterno per quanto riguarda la fiducia in un vaccino. Una diffidenza che la disinformazione e l’incertezza dovuta a un virus finora sconosciuto non ha certo mitigato.

Nei prossimi mesi, le autorità sono chiamate a lanciare un’ampia campagna di sensibilizzazione e informazione. Devono convincere buona parte della popolazione e opporsi al vento di fronda dei contrari, che sfruttano il tam-tam dei social media per indurre gli indecisi a non vaccinarsi.

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Boom di contrari al vaccino

Per inquadrare l’ampiezza del movimento anti-vaccinazione online, il Center for Countering Digital Hate (CCDH), centro con sede nel Regno Unito che monitora i messaggi d’odio nel web, ha svolto una ricerca in rete. Il centro ha identificato 400 account in inglese con 58 milioni di follower, in cui tramite i social media vengono diffuse informazioni false e fuorvianti sull’importanza o sulla sicurezza dei vaccini.

“Il COVID è stata una grande opportunità per gli avversari dei vaccini”, si legge in un’analisiCollegamento esterno. Il testo sottolinea che dal 2019 gli account più popolari hanno registrato una crescita del 19 per cento di seguaci.

“Una pandemia che dura mesi, se non anni, è terreno fertile per diffondere informazioni false online.”

Pascal Wagner-Egger, ricercatore in psicologia sociale

Pascal Wagner-Egger, ricercatore in psicologia sociale presso l’Università di Friburgo, non è sorpreso da questa impennata. “Sappiamo che l’ansia e la preoccupazione sono un’ottima linfa per le notizie infondate”, sostiene l’esperto. “Una pandemia che dura mesi, se non anni, è terreno fertile per diffondere informazioni false online”.

In Svizzera, un movimento sta attualmente elaborando un’iniziativa popolare per vietare l’introduzione di un obbligo di vaccinazione. Questo è un ulteriore segnale che evidenzia come i contrari al vaccino stiano sfruttando la pandemia per tirare acqua al proprio mulino e per dettare l’agenda politica facendo dell’allarmismo. Al momento, infatti, non c’è alcun obbligo di vaccinazione in Svizzera. La libertà è garantita dalla Costituzione federale. Il popolo ha respinto a larghissima maggioranza una legge sulle epidemie che avrebbe reso obbligatoria la vaccinazione contro il vaiolo già nel 1882, come ha ricordato lo storico Laurent Henri-Vignaud in un’intervista rilasciata ai microfoni della Radiotelevisione della Svizzera franceseCollegamento esterno RTS.

Sebbene l’attuale legge sulle epidemie dia la possibilità alle autorità di obbligare alcuni gruppi di persone a vaccinarsi, per esempio i collaboratori del servizio di cure a domicilio, tale misura verrebbe adottata solo in assenza di alternative per tenere sotto controllo la diffusione del virus. Inoltre, chi si rifiuta di vaccinarsi non deve temere alcuna discriminazione.

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iniezione su una spalla

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In questo momento, in vari Paesi si discute su come raggiungere una vaccinazione su ampia scala della popolazione. In Svizzera, gli scettici sono allarmati dalle notizie secondo cui solo chi ha una prova dell’avvenuta vaccinazione può salire su un aereo o viaggiare all’estero.

“In passato non abbiamo mai registrato un’opposizione così forte contro un vaccino, per esempio contro il morbillo o il virus del papilloma umano. Il problema è però lo stesso”, dice Mark Witschi, direttore della Sezione Raccomandazioni di vaccinazione e misure di lotta dell’Ufficio federale della sanità pubblica. “È una questione di credo. È una specie di religione”.

Come i teorici della cospirazione, i contrari alla vaccinazione tendono ad alimentare la diffidenza nei confronti del governo e degli esperti scientifici, dice Wagner-Egger, che segue sui social media il movimento degli anti-vaccinazione nell’ambito delle sue ricerche sul fenomeno.

“La vaccinazione è una questione complessa. La gente però dà risposte semplici e sostiene che è pericolosa o che Bill Gates vuole avvelenarci”, aggiunge Wagner-Egger.

Convincere gli indecisi

Mark Witschi indica che il 3-5 per cento della popolazione svizzera è assolutamente contrario ai vaccini, un percentuale che può valere anche per il vaccino anti-COVID-19. Sia Witschi che Wagner-Egger sostengono che nemmeno questa pandemia cambierà l’opinione di queste persone.

L’obiettivo principale delle autorità sanitarie è guadagnare la fiducia degli scettici e convincerli dell’efficacia del vaccino. È lo stesso target di persone su cui punta il movimento anti-vaccinazione.

“La velocità con cui si sta sviluppando un vaccino alimenta la diffidenza della gente.”

Mark Witschi, Ufficio federale della sanità pubblica

Sulle piattaforme online, anche sul sito di swissinfo.ch, le persone esprimono una serie di preoccupazioni riguardo a un futuro vaccino contro il COVID-19. Si interrogano sui possibili effetti collaterali e si chiedono se ci si può fidare delle rassicurazioni delle aziende farmaceutiche e dei governi riguardanti la sicurezza del vaccino.

La necessità di ritornare alla normalità ha promosso una gara al vaccino senza precedenti, una ricerca che solitamente dura anni. “La velocità con cui si sta sviluppando un vaccino alimenta la diffidenza della gente, atteggiamento che i contrari sfruttano per convincere gli scettici ad opporsi a qualsiasi vaccinazione”, dice Witschi. L’esperto aggiunge che Swissmedic – autorità centrale svizzera di omologazione e controllo degli agenti terapeutici – collabora con gli istituti omologhi di tutto il mondo per garantire la sicurezza del futuro vaccino anti-COVID.

“Informare le persone titubanti è la strategia che stiamo seguendo. Solo se informate, queste hanno la possibilità di prendere una decisione”, ricorda Witschi.

Per ora, stando al sondaggio della SSR, solo il 16 per cento degli intervistati è disposto a farsi vaccinare subito. Le autorità sanitarie sono quindi confrontate con un compito tutt’altro che facile. La Confederazione intende acquistare dosi sufficienti a vaccinare il 60 per cento della popolazione, una quota che dovrebbe permettere di tenere sotto controllo il virus. Bisognerà attendere però la prova dei fatti, ossia l’inizio della campagna di vaccinazione e l’impatto che avrà sulla diffusione del nuovo coronavirus per capire se questa percentuale è davvero sufficiente.

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Secondo Witschi, una campagna pubblica di informazione può iniziare soltanto quando il vaccino sarà approvato da Swissmedic. Il suo vicedirettore ha indicato come periodo possibile il primo trimestre del 2021Collegamento esterno. Ora, le autorità devono capire quali sono le ragioni che spingono la gente a non farsi vaccinare e convincerle a farlo.

“È importante creare fiducia intorno al sistema e spiegare come vengono prodotti, testati, autorizzati e controllati i vaccini. L’intento è dimostrare che non viene lasciato nulla al caso e che ogni passo del processo viene controllato scrupolosamente”, ricorda Witschi.

Comunicare in modo trasparente

Anche per L. Suzanne Suggs, professoressa di marketing sociale presso l’Università della Svizzera italiana, la chiave per convincere gli scettici è la comunicazione trasparente: la popolazione si aspetta che le autorità informino anche su possibili problemi con il vaccino.

Un programma di vaccinazione contro il COVID-19 su larga scala sarà attuato nei prossimi mesi. Ciò significa che il virus non scomparirà tanto in fretta. Sul mercato ci saranno vari vaccini, destinati a fasce d’età diversa e che avranno effetti collaterali differenti.

“L’obiettivo è semplice: più persone sono immunizzate, minore è il rischio di diffusione del virus.”

Mark Witschi, Ufficio federale della sanità pubblica

“Lo scetticismo cresce con ogni messaggio riguardo agli effetti collaterali postato sui social media. Seguiremo con interesse questo fenomeno quando altri Paesi inizieranno a vaccinare la propria popolazione”, ricorda Witschi. L’esperto aggiunge che le scelte politiche giuste sono il tipo di messaggio più efficace per raggiungere una copertura vaccinica sufficiente.

“Se i vaccini sono pagati dall’assicurazione sanitaria o dal governo ed è facile farsi vaccinare, il messaggio veicolato alla popolazione sarà che i vaccini sono davvero importanti”, spiega L. Suzanne Suggs, ricordando che una simile comunicazione ha un impatto positivo sul tasso di vaccinazione nella popolazione.

Wagner-Egger evidenzia che gli abitanti nei Paesi ricchi come la Svizzera hanno dimenticato le conseguenze negative delle malattie trasmissibili visto che queste ultime sono state in gran parte eradicate attraverso la vaccinazione. L’esperto indica quindi che questo fatto potrebbe portare la gente a non credere nell’efficacia di un vaccino. Per convincerli a vaccinarsi si potrebbe mostrare loro vecchi filmati con le immagini dei danni provocati dalla polio.

“Più alto è il rischio percepito, maggiore è il numero di persone disposte a farsi vaccinare”, sostiene Witschi. In sostanza, lo specialista crede che una comunicazione corretta è la migliore strategia per persuadere la gente.

“L’obiettivo è semplice: più persone sono immunizzate, minore è il rischio di diffusione del virus, minore è la pressione sulle strutture sanitarie, meno test devono essere effettuati. Con un vaccino possiamo mettere fine all’emergenza che stiamo vivendo attualmente”.


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