Raggiungere gli obiettivi energetici grazie alla biomassa
La biomassa presente in Svizzera, dal legname agli scarti alimentari, può essere utilizzata per la produzione di calore, elettricità e carburante. La sola innovazione tecnologica non è però sufficiente per sfruttare appieno il potenziale di questa materia prima.
La biomassaCollegamento esterno è attualmente la seconda fonte di energia rinnovabile della Svizzera (la prima è l’acqua). Il materiale organico – legname nei boschi, rifiuti solidi, concimi di fattoria, residui agricoli e scarti alimentari – può essere utilizzato in vari modi. Ad esempio, il legname può essere bruciato per produrre calore, i residui vegetali possono essere trattati chimicamente per la produzione di biocarburanti liquidi e il liquame può essere trasformato dai batteri in biogas, il quale può essere servire per generare elettricità.
Ricercatori dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL) indicano che la quantità di energia sostenibile ottenuta dalla biomassa potrebbe essere il doppio di quella attuale. La loro affermazione si basa sulla prima stima dettagliataCollegamento esterno del potenziale di energia da biomassa in Svizzera. Secondo il WSL, dall’insieme della biomassa presente sul territorio si potrebbero produrre 209 petajoule (PJ) di energia primaria all’anno, ciò che corrisponde all’incirca al contenuto energetico di 4,8 milioni di tonnellate di petrolio grezzo o al 19% del consumo complessivo di energia in Svizzera.
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Tuttavia, i 209 PJ di energia sono soltanto teorici. In pratica, solo la metà può essere considerata «sostenibile», ovvero producibile con un limitato impatto ambientale e a basso costo. E siccome la biomassa già utilizzata oggi in Svizzera per la produzione di energia corrisponde a circa 53 PJ all’anno, rimangono soltanto 44 PJ. «I 209 PJ rappresentano un potenziale teorico. Ma ciò che è importante per la transizione energetica del paese è il potenziale sostenibile», spiega Oliver TheesCollegamento esterno, ricercatore del WSL e responsabile dello studio, in riferimento alla futura politica energetica della Svizzera nota come Strategia energetica 2050 (SE 2050).
Lo studio del WSL, pubblicato nell’agosto 2017 quale progetto del Centro di competenza svizzero per la ricerca sulla bioenergia (SCCER BIOSWEETCollegamento esterno), è stato presentato soltanto pochi mesi dopo la votazione popolare sulla SE 2050, la quale mira ad incrementare l’energia da fonti rinnovabili, inclusa la biomassa. Il centro BIOSWEET ha fissato un obiettivo di 100 PJ all’anno.
Secondo i ricercatori del WSL, gran parte dei 44 PJ di energia sostenibile è contenuta nel legname proveniente dai boschi e nel concime di fattoria. Il resto deriverebbe invece dai residui agricoli, dal legname di scartoCollegamento esterno, dai rifiuti organici industriali e domestici e dai fanghi di depurazione.
Oliver Thees sottolinea che lo sviluppo delle tecnologie di conversione dell’energia potrebbe certamente contribuire a sfruttare tutto il potenziale. Tuttavia, aggiunge, la sola scienza non basta, in particolare quando si tratta di raccogliere una maggiore quantità di legname nei boschi svizzeri.
«Per sfruttare pienamente il potenziale del legname dei boschi, presente soprattutto nelle regioni del Giura e delle Prealpi, bisognerebbe modificare i metodi attuali di gestione delle foreste. Ciò dipende da un lato dagli stessi selvicoltori e dall’altro dalla situazione del mercato, che al momento è alquanto pessima».
Più legname per l’energia
La difficile situazione è legata al declino dell’industria del legname, la quale ha sofferto anche a causa del franco forte. Nel 2016, la raccolta del legname è stata talmente poco redditizia che la quantità ha toccato il minimo storico in un decennioCollegamento esterno. «In queste condizioni è quasi impossibile produrre più legname», commenta Thees.
Alla pressione economica si aggiunge il fatto che oltre il 70% dei boschi in Svizzera è di proprietà pubblica. Le autorità cittadine e comunali sono solitamente meno interessate al mercato del legno rispetto a proprietari privati, spiega Thees. Preferiscono invece considerare i boschi come luoghi ricreativi o zone protette. Nel contesto del cambiamento climatico e della ricerca di soluzioni di sviluppo sostenibile, osserva, i proprietari pubblici di foreste andrebbero «convinti della loro responsabilità» di utilizzare più legname per la produzione di materiali e di energia.
Per generare energia a partire dai concimi di fattoria, le sfide economiche sono simili. Attualmente è infatti difficile raccogliere il letame e il liquame da una moltitudine di piccole aziende agricole. Thees ritiene che tra le priorità della ricerca e della politica ci debba essere lo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia su piccola scala, così come una migliore collaborazione tra gli agricoltori.
Pilastro della transizione energetica
Se si troverà il modo di sfruttare il potenziale sostenibile dei 44 PJ contenuti nella biomassa, si riuscirà a coprire soltanto il 9% del fabbisogno totale di energia del paese. Rispetto ad altre fonti rinnovabili, la biomassa comporta ciononostante un importante vantaggio: la produzione di energia da legname o scarti organici può essere meglio controllata nel tempo rispetto a quella solare o eolica, che dipendono dalle fluttuazioni climatiche e stagionali.
La biomassa è quindi una fonte energetica rinnovabile estremamente versatile che può essere utilizzata per produrre calore, elettricità, gas e carburanti, sottolineano i ricercatori del WSL. Si tratta di «un pilastro importante della svolta energetica» che può «compensare la fluttuazione di altre energie rinnovabili» e contribuire ad evitare i problemi di approvvigionamento energetico.
Gli altri ostacoli sono l’efficienza della tecnologia utilizzata per convertire la biomassa in energia e l’ottimizzazione della filiera, osserva Matthias Erni, coautore dello studio sulla biomassa. Lui e i suoi colleghi del WSL rimangono comunque ottimisti. Produrre 100 PJ di energia all’anno grazie alla biomassa è «un obiettivo raggiungibile», prevede Thees.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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