Quando la minaccia viene da lontano
Il vostro giardino è invaso da specie esotiche? Le piante e gli animali importati sono tra le principali cause della perdita di biodiversità nel mondo. In Svizzera la lotta contro le specie invasive sta dando dei frutti. Ma è necessario lo sforzo di tutti.
È uno dei simboli del Ticino, il cantone svizzero a sud delle Alpi. È presente nei giardini privati, nei parchi e grazie a un clima quasi mediterraneo si sta diffondendo anche nei boschi. Per i responsabili della promozione turistica del cantone, la palma di FortuneCollegamento esterno è una preziosa alleata.
Non così per Brigitte Marazzi del Museo di storia naturale del Canton Ticino, che vede in questa palma originaria dell’Asia dell’Est un problema da affrontare al più presto. “Questa palma è associata al lato esotico del Ticino e ai turisti che vengono da Oltralpe piace vederla crescere nei boschi. Molti non sanno però che si tratta di una pianta estremamente nociva”, afferma la collaboratrice scientifica di Info FloraCollegamento esterno, il centro nazionale dei dati e delle informazioni sulla flora svizzera.
La palma di Fortune è in grado di diffondersi rapidamente e su vaste superfici, a scapito delle specie autoctone, spiega Brigitte Marazzi. “Io stessa sono stata sorpresa della sua capacità di propagazione. Di recente mi sono accorta che sta colonizzando anche i boschi poco lontano da casa mia. È un problema che in passato abbiamo forse sottovalutato”.
Altri sviluppi
L’invasione delle palme
Minaccia per la biodiversità
La palma di Fortune è una delle circa 800 specie esotiche presenti in Svizzera. A differenza della maggior parte delle piante e degli animali introdotti involontariamente o intenzionalmente dall’uomo, la palma ‘ticinese’ è considerata una specie invasiva.
“Sono definite ‘invasive’ quelle specie di piante, animali e funghi che possono compromettere la salute dell’uomo, del bestiame, delle infrastrutture e degli ecosistemi in generale”, rileva Gian-Reto Walther, esperto di biodiversità presso l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAMCollegamento esterno). A livello mondiale, sono la principale causa di perdita di biodiversità dopo la distruzione degli habitat poiché sottraggono spazio e nutrimenti alle specie indigene.
Salvaguardare la biodiversità
Il termine ‘biodiversità’ si riferisce alle molteplici sfaccettature assunte dalla vita sulla Terra, alla ricchezza di specie animali e vegetali, alla diversità genetica all’interno delle specie e ai differenti tipi di habitat.
Il 22 maggio viene celebrata la Giornata mondiale della biodiversitàCollegamento esterno. Nel quadro dell’iniziativa denominata Missione BCollegamento esterno, la Società svizzera di radiotelevisione, di cui fa parte swissinfo.ch, invita i cittadini a creare nuovi spazi per la natura in giardino o sul balcone.
In allerta per uno scoiattolo
Stando all’unico censimento disponibile, risalente al 2006, le specie invasive in Svizzera sono 107. Una cifra oggi ampiamente superata, osserva Gian-Reto Walther. “Negli ultimi anni abbiamo constatato la presenza di nuove specie invasive, tra cui il tarlo asiatico del fustoCollegamento esterno, che attacca gli alberi sani. Senza dimenticare le specie che sono alle porte della Svizzera, come ad esempio il calabrone asiaticoCollegamento esterno, già presente nei paesi limitrofi, oppure lo scoiattolo grigio, che in tutte le zone in cui si è insediato ha provocato l’estinzione dello scoiattolo comune”.
L’incremento delle specie invasive è da ricollegare ai crescenti flussi di merci e di persone nel mondo, spiega l’esperto dell’UFAM. Ogni specie ha il suo mezzo di trasporto. “Pensiamo che il calabrone asiatico sia arrivato in Europa nei vasi in ceramica per il giardinaggio, mentre la zanzara tigreCollegamento esterno è stata probabilmente importata dall’Asia all’interno di pneumatici usati”.
Invasioni nei due sensi
Data la sua posizione al centro del continente, la Svizzera è particolarmente vulnerabile. “Se una specie invasiva raggiunge l’Europa, arriva anche da noi”, rileva Gian-Reto Walther.
Rispetto ad altri paesi, prosegue, la Svizzera si trova comunque in una situazione per certi versi privilegiata. “In Svizzera nascono diversi fiumi che poi scorrono verso l’esterno. Da un lato siamo quindi meno interessati dal problema dell’invasione di organismi acquatici, ma dall’altro siamo responsabili di tutto ciò che esce dalla Svizzera”.
Non va infatti dimenticato che la diffusione delle specie invasive va nei due sensi. “Le prime ‘invasioni’ hanno avuto origine in Europa, quando le spedizioni che hanno fatto seguito a quella di Cristoforo Colombo hanno portato nel mondo animali quali capre, cinghiali ed ermellini”, rammenta Gian-Reto Walther.
Anche delle piante originarie della Svizzera e dell’Europa centrale stanno creando non pochi problemi in altri continenti. Brigitte Marazzi di Info Flora fa l’esempio della salcerella comuneCollegamento esterno, una pianta medicinale inserita nella lista delle cento peggiori specie alloctone invasive del mondoCollegamento esterno. “In Svizzera è una specie indigena tipica delle zone umide. Negli Stati Uniti, dove è stata esportata come pianta ornamentale, ha trovato le giuste condizioni ed è diventata un grosso problema”.
6 milioni di franchi per un insetto
Per far fronte all’invasione, il governo svizzero punta sulla prevenzione e sulla lotta sul campo nel quadro della Strategia nazionale per le specie esotiche invasiveCollegamento esterno adottata nel 2016.
Le misure intraprese nei cantoni stanno dando i loro frutti. Grazie a una tempestiva campagna di eradicazione, il canton Ginevra è riuscito ad eliminare la porracchia a grandi fioriCollegamento esterno, una pianta in grado di ricoprire intere superfici acquatiche. E nel mese di marzo, il canton Friburgo ha annunciato di aver vinto la sua battagliaCollegamento esterno contro il tarlo asiatico del fusto, identificato per la prima volta in Svizzera nel 2011 (quiCollegamento esterno il servizio in francese della Televisione svizzera).
“A volte la vittoria è possibile. Ma la lotta è costosa”, riconosce Gian-Reto Walther. Per sconfiggere il tarlo asiatico a Friburgo sono stati abbattuti 700 alberi, per un costo complessivo di 2,6 milioni di franchi. E nel canton Zurigo, dove l’insetto era pure presente, il costo del debellamento dell’infestazione è ammontato a circa 3,3 milioni.
“Il cittadino dovrebbe informarsi sull’origine e sull’invasività delle piante che desidera acquistare”
Brigitte Marazzi, Info Flora
Legge severa, ma non basta
In base all’ordinanza sulla protezione dei vegetali, i cantoni sono obbligati ad intervenire immediatamente per tutta una serie di piante. Anche il privato deve acconsentire degli interventi nel suo giardino.
Per determinate specie invasive, come l’ambrosiaCollegamento esterno, la legislazione svizzera è molto più severa di quella nei paesi vicini, con divieti di utilizzo e di vendita, afferma Gian-Reto Walther. “Sebbene un’eradicazione non sia più possibile, in Svizzera l’ambrosia è sotto controllo”, assicura.
Malgrado i divieti, prosegue l’esperto dell’UFAM, il diritto attualeCollegamento esterno è comunque insufficiente per gestire i problemi legati alla diffusione delle nuove specie esotiche invasive al di fuori dell’ambito forestale ed agricolo. “Ad esempio, non abbiamo i mezzi legali per vietare ai giardinieri di importare specie che si sono rivelate invasive in altri paesi. Attualmente, in Svizzera è vietata la vendita solo di alcune specie invasive. Per le altre vige però l’obbligo di informazione”, spiega Brigitte Marazzi.
Per la collaboratrice di Info Flora, è quindi fondamentale sensibilizzare e responsabilizzare la popolazione. “Il cittadino dovrebbe informarsi sull’origine e sull’invasività delle piante che desidera acquistare. Contiamo anche sui privati per riconoscere ed eliminare le neofite invasiveCollegamento esterno. Il mio consiglio è di abbellire il proprio giardino con specie indigene”. La settimana scorsa, il governo svizzero ha messo in consultazione un disegno di legge che prevede un maggior contributo dei privatiCollegamento esterno, anche in termini finanziari, nella lotta alle invasive.
A Berna, un gruppo di volontari esperti in botanica perlustra regolarmente i parchi pubblici allo scopo di eliminare le piante invasive e di sensibilizzare i cittadini.
Altri sviluppi
A caccia di specie invasive
Collaborazione internazionale
Come per altri fenomeni globali, gli interventi non possono limitarsi al livello locale o regionale. Internazionalmente, la Svizzera si è impegnata a difendere le specie indigene nel quadro della Convenzione di BernaCollegamento esterno (conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi) e della Convenzione ONU sulla diversità biologicaCollegamento esterno (CDB).
Ratificata dalla Svizzera nel 1994, la CDB impegna gli Stati membri ad attualizzare le liste delle specie invasive sui loro territori e i canali di diffusione entro il 2020. “Questo ci permetterà di migliorare la collaborazione internazionale. Imparando dagli altri e scambiandoci esperienze potremo affrontare il problema in modo più efficace”, afferma Gian-Reto Walther.
Potete contattare l’autore dell’articolo su Twitter @LuigiJorioCollegamento esterno
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