Neutralità della rete: aumenta il divario tra USA ed Europa
Quali sono le conseguenze per la Svizzera e l’Europa della decisione statunitense di abolire il principio della neutralità di Internet? Un freno all’innovazione della rete, ritiene un ricercatore americano che lavora a Zurigo. Paradossalmente, afferma, più leggi a favore della neutralità della rete potrebbero avere lo stesso effetto.
La decisione voluta da Donald Trump «crea un mondo in cui “devi essere alto almeno così per giocare”», afferma Brian Trammell in relazione al voto dell’agenzia che regola il settore delle comunicazioni negli Stati Uniti, che la settimana scorsa ha abolito il principio della neutralità della rete. In sostanza è stato introdotto un sistema a due velocità, in cui gli operatori possono fornire contenuti specifici e un servizio più veloce agli utenti che pagano di più.
Neutralità della rete
In base a tale principio, tutti i dati devono essere trattati allo stesso modo al momento del loro trasporto via Internet, indipendentemente dall’emittente o dal destinatario, dal servizio, dall’applicazione o dal contenuto. Questo principio mira a prevenire qualsiasi intervento discriminatorio nel traffico dati.
Dal momento che l’Internet statunitense non deve più essere «neutrale», grandi aziende quali Google e Facebook potrebbero essere costrette a pagare un fornitore di servizi online affinché la gente possa accedere più velocemente ai loro contenuti, prevede Trammell. Ai progetti web più piccoli e innovativi non rimarrebbe invece più spazio.
Trammell lavora nel campo della cosiddetta “transport protocol evolution” su Internet, che determina come il traffico in rete va dal punto A al punto B e chi può accedere ai contenuti. Assieme al suo team, coordinato da Zurigo ma sparso in tutt’Europa, il ricercatore americano sta sviluppando un nuovo tipo di protocollo di trasporto chiamato “QUIC”, che permetterebbe di meglio criptare il traffico Internet nel suo percorso dalla fonte alla destinazione, offrendo agli utenti una maggiore velocità di navigazione e privacy online.
Il progetto di Trammell è un esempio di innovazione che forse non sarebbe avvenuta senza una rete neutrale e che potrebbe essere ostacolata dalle sfide poste dalla recente decisione negli Stati Uniti.
Ciò è dovuto al fatto che i fornitori di servizi Internet negli Stati Uniti – quali Comcast e Verizon – sono ora liberi di impostare speciali strumenti di monitoraggio online per sapere chi sta utilizzando un determinato servizio e di far pagare per l’accesso. Questi strumenti, spiega Trammell, potrebbero interferire o bloccare alcune applicazioni quali QUIC, che nei prossimi tre o quattro anni dovrebbe contribuire a una notevole quantità di traffico su Internet.
Stati Uniti ed Europa più lontani
Per Trammell, quella sulla neutralità della rete è soltanto l’ultima di una serie di decisioni che amplificano il «divario transatlantico» tra i mercati e le pratiche Internet di Stati Uniti ed Europa. «L’idea che il vostro fornitore di servizi Internet possa tenervi in ostaggio poiché vuole più soldi non suscita molta simpatia in Europa, in tutti gli ambienti politici», rileva.
C’è poi il fatto che sui mercati in Svizzera e in altri paesi europei c’è una forte concorrenza tra fornitori di servizi. Una situazione diversa da quella negli Stati Uniti, dove numerosi fornitori godono di uno pseudo monopolio in ampie zone del paese. Per un singolo fornitore in Europa è quindi più difficile iniziare a fatturare l’accesso a determinati tipi di contenuti senza che i clienti si rivolgano alla concorrenza.
Linee guida semplici
L’anno prossimo, il parlamento svizzero inizierà a dibattere sulla nuova legge sulle telecomunicazioni. Nella revisione sarà probabilmente inclusa una sezione sulla neutralità di Internet, sebbene Matthias Hürlimann, responsabile della divisione “Diritto delle telecomunicazioni” presso l’Ufficio federale delle comunicazioni, sottolinei che «le opinioni sono molto divergenti» per ciò che riguarda la formulazione del testo.
Alcuni legislatori, aggiunge, ritengono che la legge debba contenere chiare norme che vietano la violazione della neutralità della rete da parte dei fornitori di servizi. Altri sono invece dell’avviso che la discriminazione delle fonti online debba essere consentita, purché i clienti ne siano adeguatamente informati.
Secondo Trammell, però, spiegare all’utente medio ciò che sta succedendo dietro alle quinte della sua connessione Internet, in modo che possa prendere le sue decisioni con cognizione di causa, «potrebbe essere incredibilmente difficile».
Il ricercatore americano auspica invece un approccio meno pesante, con semplici regole e un gruppo di esperti incaricati di analizzare se i fornitori di servizi si stiano comportando in modo equo. A questo proposito cita l’esempio delle linee guida sulla neutralità della rete dell’Unione europea stabilite dal BERECCollegamento esterno e introdotte nell’agosto 2016. La Svizzera, che non fa parte dell’Ue, ha partecipato alle discussioni sulle direttive, ma non è tenuta a seguirle.
Quello del BEREC, puntualizza Trammell, non è diverso dal sistema di linee guida su cui si basavano gli Stati Uniti prima della decisione dell’agenzia federale delle comunicazioni. «Ora la situazione è cambiata e anche molte regolamentazioni adottate dall’amministrazione di George W. Bush sono state abolite».
Forum dell’ONU su Internet
Dal 18 al 21 dicembre 2017, circa 3’000 persone partecipano a Ginevra all’Internet Governance ForumCollegamento esterno delle Nazioni Unite, un incontro annuale in cui si discute di come i paesi debbano definire regole per l’utilizzo della rete. È la prima volta che la città romanda ospita l’evento.
Nel suo intervento di apertura, la presidente della Confederazione Doris Leuthard ha chiesto ai delegati di lavorare in favore di «un futuro digitale più equo e più solido». Il dialogo tra i gruppi di interesse, ha detto, è indispensabile per concretizzare la visione di una società dell’informazione in cui i vantaggi del futuro digitale sono accessibili a tutti.
Traduzione dall’inglese di Luigi Jorio
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