La plastica è nel menu dei pesci antartici?
Dopo circa tre settimane di viaggio in mare, la nave da ricerca “Polarstern” è arrivata alla nostra principale posizione di campionamento in Antartide. Il ghiaccio marino e gli iceberg si estendono a perdita d'occhio, ma la plastica non è facilmente visibile a prima vista. Per scoprire se le creature marine stanno ingerendo microplastiche, dobbiamo guardare all'interno dei pesci, o meglio nei loro tratti digestivi.
Sulla nostra nave, ogni pesce catturato viene sezionato per rimuovere il tratto digestivo, che viene poi conservato per ulteriori analisi nel laboratorio di Basilea. A proposito, i pesci sono naturalmente utilizzati per vari altri tipi di analisi. Nessuna parte del pesce va sprecata. I nostri colleghi a bordo della “Polarstern” stanno prelevando campioni di sangue e di tessuto dal fegato, dalle gonadi, dalle pinne, dai muscoli, dagli occhi e dagli otoliti, piccole ossa posizionate nella testa dei pesci che fanno da sensori per l’equilibrio.
Ma prima dobbiamo prendere i pesci. Usiamo diversi tipi di attrezzature per catturarli, come delle trappole per pesci o palangari, che sono comunemente usati nella pesca commerciale. Come si può vedere dalla foto, questo dispositivo consiste in un telaio a cui sono attaccate le trappole per pesci (strutture simili a cestini). Ai “piedi” della struttura sono fissati dei pesi che trascinano l’intero dispositivo sul fondo del mare. Il dispositivo viene lasciato lì per 24 ore, dopo le quali facciamo ritorno alla posizione registrata dal GPS.
Per recuperarlo, i pesi possono essere rilasciati a distanza. Le grandi boe arancioni, che potete vedere sopra, riportano l’apparecchio in superficie, dove i ricercatori e l’equipaggio della nave possono individuarlo.
Il posizionamento del palangaro segue lo stesso principio, con l’uso di pesi, linee di rilascio e boe. Invece di cestini, però, viene impiegata una lenza che presenta ami con esche. In pratica, questo significa adescare 350 ami per ogni lancio di palangari con calamari mezzi marci. Impregniamo i nostri vestiti con un profumo non così ricercato.
Diario di bordo in due megabyte dall’Antartide
Solo due megabyte? È il limite massimo di dati che i due autori di questo blog polare hanno il diritto di inviarci ogni giorno.
Questa primavera, Gabriel Erni Cassola e Kevin Leuenberger, dell’Università di Basilea, sono a bordo della rompighiaccio tedesca “Polarstern” (“Stella polare”) nell’Oceano antartico. I due ricercatori intendono scoprire quale è l’impatto dell’inquinamento da plastica sugli animali e sui i batteri dell’Antartide. In questo “Diario di bordo” ci raccontano i retroscena del loro lavoro e della loro vita quotidiana in una delle più remote zone del nostro pianeta.
Recuperare l’attrezzatura da pesca dispiegata è facile – in teoria. Ma non in Antartide e così in là nella stagione, quando il ghiaccio si sta formando intorno alla nostra area di ricerca. Siamo tornati nel luogo dove abbiamo posizionato il palangaro il 22 marzo 2022 e abbiamo fatto partire il rilascio. Come previsto, un’estremità del palangaro ha iniziato a salire verso la superficie… ma le boe arancioni non sono mai state avvistate. Dopo un paio d’ore nella zona e decine di occhi che guardavano nel ghiaccio marino e nella fitta foschia, ci siamo arresi e abbiamo continuato con altre ricerche. Non sappiamo se le boe siano rimaste intrappolate sotto il ghiaccio, o se le correnti d’acqua fossero così forti da non permettere al filo di arrivare in superficie.
Due giorni dopo, con una ridotta coltre di ghiaccio marino e una migliore visibilità, siamo tornati per un altro tentativo di recupero – questa volta con un gancio che poteva essere trascinato sul fondo dove la lenza era stata dispiegata – e ha funzionato! Pieni di eccitazione abbiamo iniziato a recuperare la lenza: mentre i primi ami venivano tirati fuori dall’acqua, è emerso un grande dentice di almeno 1,5 metri. Ma poco prima di sollevarlo sul ponte, il pesce è scappato.
Tuttavia, siamo stati in grado di catturare diversi pesci, per lo più specie che vivono sul fondo, come l’anguilla, il merluzzo granatiere e i Notothenioidei, comunemente noti come pesci antartici. Questi ultimi producono proteine antigelo che permettono loro di affrontare meglio le acque antartiche. I pesci coccodrillo del ghiaccio, o pesci a sangue bianco, sono una specie particolarmente apprezzata da ricercatrici e ricercatori perché il loro sangue manca di emoglobina, una proteina solitamente responsabile del trasporto dell’ossigeno.
In attesa del nostro prossimo articolo, vi consiglio di dare uno sguardo al blog PolarsternCollegamento esterno dove potrete leggere di un’altra minaccia per la nostra attrezzatura: gli iceberg. Un iceberg in particolare ha quasi fatto fuori un’attrezzatura costosa attaccata a un altro palangaro. Buona lettura!
Leggete le puntate precedenti del resoconto di Gabriel e Kevin in basso. Per ricevere le future edizioni di questo blog nella vostra casella di posta, iscrivetevi alla nostra newsletter scientifica inserendo il vostro indirizzo e-mail nel campo sottostante.
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