Le auto elettriche avanzano, ma la Svizzera è pronta?
L'anno scorso c'è stata un'impennata delle vendite di nuovi veicoli elettrici in tutto il mondo, Svizzera inclusa. Ma l'esperienza di Paesi all'avanguardia come la Norvegia mostra che alcune cose dovranno cambiare se la Svizzera intende portare avanti la sua rivoluzione nel campo della mobilità e ridurre le emissioni di CO2 dei trasporti.
Il 2020 è stato l’anno in cui l’auto elettrica ha conquistato le masse. General Motors, il più grande produttore di automobili negli Stati Uniti, ha affermato che il 40% della sua flotta sarà a trazione elettrica entro il 2025. Da parte sua, la Cina ha guidato la corsa verso la mobilità elettrica in termini di vendite totali di veicoli a batteria. E la Germania, la Francia e il Regno Unito hanno registrato una crescita a tre cifre quando, in seguito al giro di vite sui limiti delle emissioni, i nuovi modelli apparsi sul mercato sono andati a ruba.
Tra i Paesi più piccoli, la Norvegia si è confermata tra i precursori in campo elettrico. L’anno scorso è diventata la prima nazione in cui le vendite di auto elettriche a batteria hanno superato quelle di veicoli con motori convenzionali (nel 2020 hanno rappresentato il 54% delle nuove auto vendute nel Paese).
La Svizzera, che ha un prodotto interno lordo simile a quello della Norvegia, ha stabilito a sua volta un record di vendite. Il mese scorso, è stato superato l’obiettivo del governo federale – contenuto nella ‘Roadmap della mobilità elettrica’ – di aumentare la quota di nuovi veicoli ricaricabili al 15% entro il 2022.
“L’evoluzione nell’ultimo anno è stata molto positiva”, rileva Marianne Zünd, portavoce dell’Ufficio federale dell’energia.
“Di solito con l’adozione di nuove tecnologie c’è una cosiddetta curva ad S che inizia molto lentamente e poi diventa sempre più ripida, prima di appiattirsi nuovamente. Penso che siamo all’inizio della fase ripida”, afferma Martin Bolliger, a capo del dipartimento tecnico del Touring Club Svizzero (TCS).
Gli svizzeri, osserva, sono stati tra i primi utilizzatori. Le distanze nella Confederazione sono relativamente corte, la gente è consapevole delle questioni ecologiche e ha i mezzi finanziari per acquistare dei veicoli elettrici, in media più costosi dei modelli a benzina o diesel.
“Inoltre, la Svizzera non ha un’industria automobilistica che persegue i propri interessi e quindi il potere d’acquisto svizzero ha potuto scatenarsi con relativa facilità e poca opposizione”, spiega Bolliger.
Qual è la strategia?
La Svizzera vuole raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. I trasporti giocano un ruolo chiave, poiché sono responsabili di un terzo delle emissioni di CO2, più di qualsiasi altro settore.
Politici ed esperti concordano sul fatto che la Svizzera debba premere sull’acceleratore se vuole incrementare la diffusione di auto elettriche a lungo termine e ridurre le emissioni dei veicoli.
“Ci troviamo in una crisi climatica. Se questa transizione è tecnologicamente possibile ed economicamente sostenibile, deve avvenire il più velocemente possibile”, ha detto il mese scorso alla Radiotelevisione pubblica svizzera di lingua fracese RTS la deputata dei Verdi Adèle Thorens.
“Guardando ai mercati vicini vediamo che i sussidi diretti per incoraggiare le persone a comprare auto elettriche sono molto efficienti.”
Martin Bolliger, TCS
Sulla base dei modelli norvegese e britannico, il partito ecologista ha chiesto – finora senza successo – di vietare i nuovi veicoli a benzina a partire dal 2025.
Negli ultimi vent’anni, la Norvegia, produttrice di petrolio, ha ridotto le tasse sui veicoli elettrici e ha introdotto una serie di incentivi ed esenzioni per convincere gli acquirenti di auto. In Svizzera, in assenza di una strategia chiara a livello nazionale, i Cantoni hanno offerto leggeri sgravi fiscali e incentivi in maniera non coordinata.
Di recente, la ministra dell’ambiente Simonetta Sommaruga ha incontrato i rappresentanti dei Cantoni, delle città, dell’industria automobilistica ed elettrica e del settore immobiliare per discutere di “obiettivi più ambiziosi” per i veicoli elettrici e le infrastrutture. Non è però stato deciso nulla.
“La Norvegia sta offrendo soldi e vantaggi come parcheggi e corsie per gli autobus e l’elettricità nei parcheggi. Per rendere più facile il passaggio all’elettrico bisognerebbe promuovere i veicoli elettrici. Guardando ai mercati vicini vediamo che i sussidi diretti per incoraggiare le persone a comprare auto elettriche sono molto efficienti”, rileva Martin Bolliger del TCS.
Modello norvegese?
Tuttavia, Martin Winder, responsabile dei progetti di trasporto presso l’Associazione traffico e ambiente (ATA), ritiene che la strategia norvegese di sovvenzionare i veicoli elettrici sia troppo costosa – si stima che costi 2 miliardi di franchi – e superflua in Svizzera.
“Il fatto che si vendono sempre più modelli elettrici dimostra che è possibile fare a meno di una tale strategia”, dice.
“Non stiamo andando male, ma temo delle strade bloccate nei prossimi anni.”
Anthony Patt, Politecnico federale di Zurigo
La nuova legge sul CO2, su cui gli svizzeri voteranno il 13 giugno, contiene buoni incentivi, aggiunge Winder. “Se gli svizzeri accetteranno la nuova legge, le norme saranno rafforzate e gli importatori dovranno vendere più auto elettriche e veicoli con motore a combustione che consumano meno”, sottolinea.
Anche François Launaz, presidente dell’associazione di importatori di automobili Auto Svizzera, dubita che la Norvegia possa essere un modello per la Svizzera. “Penso che dobbiamo rimanere realistici. La Norvegia ha decenni di anticipo su tutti gli altri Paesi. Voler imporre la mobilità senza motori a combustione entro il 2025 in un Paese come la Svizzera, che è completamente sottodotato in termini di stazioni di ricarica, è utopico”, ha detto alla RTS.
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“Temo delle strade bloccate”
L’infrastruttura dei punti di ricarica è spesso citata come il tallone d’Achille della Svizzera, che attualmente dispone di 5’700 colonnine di ricarica pubbliche sparse nelle città e nei villaggi. Entro la fine del 2021, delle stazioni di ricarica rapida dovrebbero essere installate in 50 aree di sosta autostradali e nella maggior parte dei distributori di benzina. Secondo le autorità federali, questa concentrazione di punti di ricarica per numero di veicoli è superiore alla media europea.
“Non stiamo andando male, ma temo delle strade bloccate nei prossimi anni”, afferma Anthony Patt, professore di politica climatica al Politecnico federale di Zurigo. “L’interrogativo principale alla base dell’acquisto di un’auto elettrica in Svizzera è se la posso caricare a casa”.
La rete dei punti di ricarica in Svizzera è “abbastanza densa”, ma è “orientata verso il modello sbagliato”, sostiene Patt. “Molti villaggi e città hanno cercato di fare la loro parte creando uno o due spazi. Ma non è quello che la gente vuole. Sono piuttosto inutili”, afferma.
Caricare l’auto a casa
Dove la Svizzera è davvero in ritardo, secondo il professore del Politecnico di Zurigo, è nella possibilità di caricare il proprio veicolo elettrico a casa, sia che ciò avvenga nel garage di un appartamento o sulle strade dove i residenti parcheggiano durante la notte.
L’Ufficio federale dell’energia ha sostenuto diversi progetti pilota per installare punti di ricarica nei parcheggi in città come Zurigo e Basilea. Ma ammette che in generale “ce ne sono pochi disponibili”.
In Svizzera, il 57% della popolazione vive in affitto, mentre l’84% dei norvegesi è proprietario della sua abitazione. I norvegesi hanno la possibilità di caricare i loro veicoli a casa, cosa che gli svizzeri non possono fare.
Una soluzione potrebbe venire dalla Germania. L’anno scorso, ha approvato una legge che dà agli inquilini il diritto di installare una stazione di ricarica per i loro veicoli elettrici. Ha anche introdotto l’obbligo per i proprietari di edifici di adeguare l’impianto elettrico per consentire i caricabatterie. Un cambiamento che potrebbe verificarsi anche in Svizzera, anche se sarà molto difficile, affermano i responsabili delle autorità: nessuno sta attualmente facendo pressione in questo senso.
“Il mercato potrebbe risolvere il problema per quanto riguarda i caricabatterie negli edifici, ma non vedo un modo per affrontare il problema dei parcheggi in strada, a meno che i governi e i comuni non intervengano”, dice Anthony Patt.
“Fra cinque o dieci anni la tecnologia potrebbe risolvere il problema. Le auto elettriche potrebbero caricarsi così velocemente e avere batterie così grandi che essenzialmente sarebbero simili alle auto a benzina. Ma non siamo ancora a questo punto”.
Traduzione dall’inglese: Luigi Jorio
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