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Nell’urina il segreto della fertilizzazione

I ricercatori devono trovare la soluzione per applicare questo procedimento nei Paesi in via di sviluppo. Eawag, Stefan Kubli

L’urina potrebbe avere un'altra funzionalità grazie a un progetto elvetico. Con un procedimento può essere trasformata in fertilizzante solido, contribuendo così al miglioramento della situazione igienico-sanitaria nei Paesi in via di sviluppo.

L’Istituto federale per la ricerca sulle acque (Eawag) ha collaborato con degli specialisti in Sudafrica per trasformare l’urina umana in fertilizzante.

«Trattiamo l’urina e estraiamo l’azoto, il fosforo e il potassio. La nostra idea è di convertire la polvere ottenuta in granulati, producendo così un normale fertilizzate da spargere sui campi» spiega l’ingegnere dell’Eawag Kai Udert.

Il fosforo trovato nell’urina è particolarmente prezioso. Indispensabile nell’agricoltura come fertilizzante e complemento alimentare, sta infatti diventando sempre più raro. Gli esperti ritengono che le riserve potrebbero esaurirsi nei prossimi ottant’anni.

Il mese scorso, la Fondazione Bill & Melinda Gates ha stanziato tre milioni di dollari (2,9 milioni di franchi) in favore del progetto congiunto fra l’Eawag e il Servizio approvvigionamento idrico della municipalità metropolitana di Ethekwini, in Sudafrica.

Tale sovvenzione – spiega Udert a swissinfo.ch – permetterà agli esperti di continuare la ricerca per capire meglio come trattare l’urina e come utilizzare questo sistema nel Paese africano. L’iniziativa si prefigge nell’arco dei prossimi quattro anni di sviluppare delle soluzioni tecniche per la raccolta e la trasformazione dell’urina.

«L’idea è che qualcuno possa raccogliere l’urina, produrre dei fertilizzanti e fare un po’ di soldi», afferma Udert.

Fognature inesistenti

L’elemento centrale del progetto sono degli speciali servizi igienici, ossia gabinetti non collegati a un sistema fognario che permettono di separare l’urina dalle feci grazie alla presenza di due scompartimenti.

Ma non sono le caratteristiche tecniche a creare dei problemi. Infatti, non sarà sempre facile – sostiene Udert – trovare qualcuno che si occupi dei serbatoi. In molte parti del mondo la disapprovazione sociale per coloro che hanno a che fare con gli escrementi umani è enorme.

L’altro problema è legato alla puzza. «Non si può semplicemente immagazzinare l’urina, perché puzza tremendamente. Non è nemmeno possibile utilizzarla allo stato liquido a causa dell’odore dell’ammoniaca. Con il nostro procedimento fissiamo l’ammoniaca e l’azoto in una soluzione e togliamo tutta l’acqua così che alla fine abbiamo soltanto sostanze solide», spiega Udert.

Con questo metodo, l’urina viene trasformata in fertilizzante, ciò che ha un impatto positivo anche sulle condizioni igieniche nei paesi in via di sviluppo. «A livello mondiale abbiamo un enorme problema con i servizi igienico-sanitari perché in molte parti del pianeta non è possibile sviluppare un sistema fognario paragonabile a quello elvetico », sostiene Udert.

Abitudini difficili da sradicare

Da anni, Eawag svolge delle ricerche in Nepal, paese in cui molte persone non hanno un gabinetto. Il progetto condotto a Siddhipur, nei pressi di Kathmandu, ha dimostrato che la trasformazione dell’urina può chiudere il ciclo dei nutrimenti. Inoltre, questa iniziativa ha avuto dei risvolti economici importanti per gli agricoltori coinvolti nel progetto visto che hanno potuto ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici importati.

Carolien van der Voorden, collaboratrice dell’organizzazione internazionale Water Supply and Sanitation Collaborative Council (WSSCC), con base a Ginevra, riconosce l’importanza di questa iniziativa, ma sottolinea che l’accento andrebbe posto sulla salute.

«La ragione principale per cercare di promuovere servizi igienico-sanitari è di limitare il rischio di infezione e offrire alle persone una vita più dignitosa e sana», ricorda a swissinfo.ch van der Voorden, evidenziando che 800 milioni di persone espletano i loro bisogni fisiologici all’aperto.

Capita così che progetti volti a modificare questa pratica falliscano perché l’interesse locale è limitato. «La difficoltà maggiore non è la costruzione dei gabinetti, bensì cambiare le abitudini della popolazione. La realizzazione di servizi igienico-sanitari deve essere quindi accompagnata da programmi di educazione», afferma van der Voorden.

Carolien van der Voorden ha notato – per esempio – che programmi di riciclaggio dei rifiuti hanno riscosso un buon successo perché la gente ne ha apprezzato il valore.

Il progetto in Sudafrica dell’Eawag, il cui sviluppo è previsto nell’arco dei prossimi quattro anni, si trova ancora agli inizi. L’ingegnere dell’Eawag Kai Udert guarda tuttavia con fiducia al futuro e crede nella sua iniziativa. «L’urina contiene importanti sostanze nutritive e siamo abbastanza fiduciosi che possa diventare un buon fertilizzante», conclude.

Questo elemento chimico non si trova in natura allo stato elementare, ma sottoforma di fosfato. È abbondante in alcune rocce e nelle cellule degli esseri viventi.

Il principale uso industriale del fosforo è nella produzione di fertilizzanti. Viene anche utilizzato nella produzione di esplosivi, fiammiferi, fuochi artificiali, pesticidi, dentifrici e detergenti.

Nell’urina, oltre ad altre numerose sostanze quali acqua, urea, cloruro di sodio, azoto, sodio, si trova l’acido fosforico.

Il fosforo viene impiegato soprattutto nel settore agricolo sottoforma di fertilizzanti minerali e di complemento alimentare.

Estratto in miniera, questo elemento potrebbe però esaurirsi nel giro di circa 80 anni.

Mediante lo sviluppo di nuove tecnologie si tenta di rimettere il fosforo contenuto nei rifiuti organici nel ciclo di produzione. In Svizzera – per esempio – nelle acque di scarico delle economie domestiche, dell’industria e dell’artigianato finiscono annualmente circa 7000 tonnellate di fosforo, mentre altre 2500 tonnellate sono contenute negli scarti di macellazione.

Fino a qualche tempo fa, il fosforo veniva riciclato, integrandolo nel ciclo dei nutrienti attraverso concimazione dei campi, oppure utilizzando gli scarti della macellazione come mangime.

Oggi non è più permesso a causa del rischio di trasmissione della encefalopatia spongiforme bovina (BSE, morbo della mucca pazza).

(traduzione dall’inglese, Luca Beti)

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