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«Agire nell’interesse della comunità mondiale»

«L’unanimità è molto difficile da raggiungere in un mondo individualista», secondo Doris Leuthard Keystone

Doris Leuthard ha effettuato questa settimana una visita negli Stati Uniti. Per cercare di superare la fase di stallo nei negoziati internazionali sul cambiamento climatico, la ministra svizzera ha lanciato l’idea di abbandonare il principio dell’unanimità.

In vista dell’appuntamento negoziale annuale della convenzione sui cambiamenti climatici, previsto in novembre in Sudafrica, Doris Leuthard ha approfittato della sua visita negli Stati Uniti per proporre di sostituire il sistema basato sulla ricerca dell’unanimità con il ricorso alla maggioranza, allo scopo di uscire dall’attuale vicolo cieco.

In un discorso pronunciato mercoledì al Massachusetts Institute of Technology, la responsabile del Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) ha deplorato il fatto che, nei negoziati per trovare un accordo che sostituisca il Protocollo di Kyoto, ogni paese «cerchi di proteggere i suoi interessi piuttosto che agire negli interessi della comunità mondiale».

La ministra svizzera ha inoltre sottolineato che «ogni ritardo potrebbe essere fatale», aggiungendo che «è molto difficile raggiungere l’unanimità in un mondo caratterizzato dall’individualismo e dall’egoismo».

Secondo Doris Leuthard, i governi devono «porsi la domanda se il principio dell’unanimità è l’unico mezzo per trovare delle soluzioni».

In un documento dell’ONU che fornisce il quadro negoziale dall’inizio degli anni ’90, è contemplata una clausola secondo cui i governi scelgono formalmente se mirano a raggiungere un accordo all’unanimità o a maggioranza. Questa clausola però non è mai stata fatta valere e il principio dell’unanimità è applicato per difetto.

Pista di riflessione

Il DATEC minimizza la portata delle affermazioni della sua responsabile. «Non si tratta di una proposta concreta ma di una pista di riflessione», indica a swissinfo.ch Dominique Bugnon, portavoce del dipartimento. «Non è la prima volta che Doris Leuthard ne parla in pubblico, lo aveva già fatto quando era ministra dell’economia», aggiunge.

Dominique Bugnon ritiene comunque che l’idea evocata dalla consigliera federale derivi dalla sensazione che vi sia «problema generale legato al multilateralismo». «Ci si scontra sempre con lo stesso scoglio; è difficile raggiungere l’unanimità e quindi si resta molto spesso a mani vuote».

Secondo Greenpeace-USA, la Svizzera è uno dei pochi paesi che suggerisce di rinunciare al consenso totale per trovare un accordo sui cambiamenti climatici. «Per quanto ne so, l’altro paese è la Papuasia-Nuova Guinea», precisa Kyle Ash, giurista e rappresentante di Greenpeace-USA per i negoziati.

«Il principio dell’unanimità ha dei vantaggi e degli inconvenienti. A frenare per un nuovo accordo sono soprattutto gli Stati Uniti e altri paesi industrializzati. Nello stesso tempo non vogliamo che attraverso il ricorso a una semplice maggioranza non si tenga conto del punto di vista dei paesi in via di sviluppo», sottolinea l’esperto di Greenpeace.

I tentennamenti dell’amministrazione Obama

Secondo Kyle Ash, negli ultimi tempi la posizione dell’amministrazione Obama «si è indebolita». L’emissario speciale Todd Stern, che ha ricevuto Doris Leuthard questa settimana a Washington, ha di volta in volta «insistito sulla necessità di raggiungere un accordo rapidamente, poi ha parlato di trovare un accordo su alcuni punti, prima di dire che un’intesa non è necessaria e che gli Stati Uniti possono ridurre le emissioni nell’atmosfera senza che vi sia un accordo».

«La strategia dell’amministrazione Obama è quella della dilazione. Si vuole ritardare un accordo legale, ostacolare le discussioni fino al momento in cui l’amministrazione ritegna che gli Stati Uniti siano politicamente pronti per un accordo. Ma ciò rischia di prendere molto tempo», deplora il responsabile di Greenpeace.

Se sul piano internazionale la strategia è quella della dilazione, sul piano nazionale il governo Obama cerca di riconciliarsi coi repubblicani. Come quando l’inquilino della Casa Bianca proclama che «l’energia nucleare è un’energia pulita» («un’enorme delusione», dice Kyle Ash) o quando si astiene dal minacciare di apporre il veto a leggi volte a ridimensionare i poteri dell’Agenzia federale di protezione dell’ambiente, uno dei bersagli preferiti degli ultraconservatori.

Gli effetti della campagna elettorale

Con la campagna per le presidenziali del 2012 ormai lanciata, Obama e altri dirigenti politici statunitensi sono ancor meno propensi che in precedenza a dar prova di leadership nell’ambito della lotta contro i cambiamenti climatici, in particolare nei settori delle energie rinnovabili e dei trasporti pubblici.

Nel suo discorso al MIT, Doris Leuthard ha fatto allusione all’inerzia installatasi a Washington a causa delle scadenze elettorali e ha lanciato un appello alla classe politica americana affinché non dimentichi le questioni a lungo termine.

«Pensare e agire basandosi su cicli elettorali di quattro anni non aiuta molto», ha dichiarato la responsabile del DATEC. «È più probabile che raggiungeremo i nostri obiettivi pensando e agendo in termine di decenni – ha sottolineato –, in particolare in materia di ambiente, energia e trasporti».

La consigliera federale ha incontrato a Washington Todd Stern, emissario speciale degli USA presso la convenzione quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici, e Arun Majumdar, sottosegretario all’energia incaricato dei progetti di ricerca avanzati.

Ad Harvard ha incontrato esperti dell’università sulle questioni legate all’ambiente e all’energia.

Al Massachusetts Institute of Technology ha invece pronunciato un discorso e partecipato a una tavola rotonda assieme a Patrick Aebischer, presidente del Politecnico federale di Losanna.

14 settembre: cinque anni dopo il primo documentario che gli è valso un Oscar, l’ex vicepresidente americano Al Gore lancerà una nuova campagna di sensibilizzazione sui pericoli legati al riscaldamento climatico.

24 settembre: Giornata mondiale di mobilitazione contro il riscaldamento climatico organizzata dal movimento americano 350.

1-7 ottobre: Conferenza internazionale del lavoro a Panama City.

28 novembre – 9 dicembre: Conferenza internazionale ministeriale sul clima a Durban, Sudafrica.

Traduzione di Daniele Mariani

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