Allievi svizzeri scarsi in lettura: che fare?
A più di un anno dalla presentazione dei deludenti risultati del rapporto PISA, i responsabili cantonali dell'istruzione propongono le loro ricette.
Allarmante: in Svizzera la formazione e la professione dei genitori incidono più che in altri paesi sulle competenze dei ragazzi.
Lezioni da tenersi sempre in una lingua ufficiale (e non, come spesso accade nella Svizzera tedesca, in dialetto), più peso all’educazione in età prescolastica, strutture più flessibili, assistenza extrascolastica. Senza dimenticare il ruolo fondamentale delle politiche sociali, famigliari e migratorie.
Secondo la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) la strada verso una scuola più efficiente ed allievi meglio formati ed integrati passa da questi 5 punti chiave.
Dopo i parzialmente sorprendenti dati scaturiti dallo studio internazionale PISA, che, nel dicembre 2001, aveva considerato le competenze in lettura, matematica e scienze naturali dei 15enni di 31 diversi paesi, la CDPE invitava a non trarre conclusioni affrettate.
“Ci siamo però messi in discussione”, ha ricordato lunedì a Berna Hans-Ulrich Stöckling, presidente della CDPE. “E, in collaborazione con l’Ufficio federale di statistica (UFS), abbiamo realizzato degli approfondimenti per meglio capire”.
Pari opportunità?
In un raffronto internazionale la scuola svizzera di base comunque non eccelle. Già lo si sapeva. Ma ora c’è una novità.
L’analisi dell’UFS ha in effetti confermato dei problemi a livello d’integrazione e di garanzia di pari opportunità: in Svizzera più che altrove, lo stato sociale dei genitori ha una grande influenza sulle competenze in lettura dei ragazzi.
Giovani provenienti da famiglie benestanti o a stretto contatto con la cultura non denotano particolari difficoltà. Tra i ceti bassi la situazione è invece preoccupante. Spesso ancor più se al contesto famigliare poco propizio si aggiunge l’origine straniera.
“In nessun paese dell’OCSE, la differenza dei risultati scolastici è così influenzata dal ceto sociale come in Svizzera”, precisa Heinz Gilomen, vice-direttore dell’UFS.
Meno selezione, più integrazione
L’analisi di modelli scolastici di altri Stati ha poi permesso d’individuare alcuni elementi che, secondo gli esperti dell’UFS, potrebbero meglio garantire l’idea di pari opportunità: scolarizzazione in tenera età, sostegno specifico nell’insegnamento della lingua locale e una selezione limitata nei primi cicli di scuola.
“Da non sottovalutare è poi il ruolo delle politiche migratorie”, rileva Hans-Ulrich Stöckling. “Ma ciò che conta non è il numero di stranieri, ma la loro effettiva integrazione, quella delle loro famiglie e la loro propensione ad un’idea di formazione continua. In questo senso, la Svizzera, con il modello dello stagionale, si è tirata da sola la zappa sui piedi”.
Solo mediocri
Lo studio PISA è stato realizzato nel 2000 ed ha coinvolto circa 250’000 ragazzi (10’000 in Svizzera) 15enni, provenienti da 31 diversi paesi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Finlandia, Canada, Giappone e Corea del Sud hanno ottenuto i migliori risultati.
Gli studenti delle scuole svizzere se l’erano cavata egregiamente in matematica (7. posto). Male invece in scienze naturali (18.) ed in quella che era la materia principale della prima fase dello studio: la lettura (17.)
Ad esempio ben il 20% dei 15enni che studiano in Svizzera non si è dimostrato in grado di comprendere ed interpretare un testo semplice. Il 7% non è addirittura riuscito a ricavarne informazione alcuna.
Il progetto PISA continua: nel 2003 è stata realizzata una seconda fase, con la matematica al centro dell’attenzione. Nel 2006 il baricentro si sposterà poi sulle scienze naturali.
swissinfo, Marzio Pescia
Pisa (Programme for International Student Assessement);
Coinvolti 250’000 giovani di 15 anni, di 31 Paesi in 5 continenti;
10’000 in Svizzera;
Punteggio medio OCSE nella lettura: 500 punti;
La Svizzera ha ottenuto 494 punti;
La Finlandia è la migliore della classe, con 546 punti;
La Svizzera spende 23 miliardi all’anno per la formazione;
La Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) propone 5 misure per far fronte alle difficoltà degli allievi svizzeri in lettura scaturite dal confronto internazionale PISA.
Una maggiore attenzione alle competenze linguistiche, una scolarizzazione anticipata, più qualità e un maggior sostegno extrascolastico fanno parte di queste misure.
Attenzione particolare deve essere garantita a quelli che la CDPE definisce “gruppi a rischio”. I giovani che provengono da situazioni sociali sfavorite, spesso stranieri non sufficientemente integrati.
La scuola svizzera denota problemi a livello di garanzia di pari opportunità.
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