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Atomica in Iran? I timori di un esperto svizzero

A Boushehr si sta costruendo la prima centrale necleare iraniana. Serve da copertura per un programma atomico militare? Keystone Archive

Alcuni indizi alimentano il dubbio che l’Iran stia lavorando allo sviluppo di un programma nucleare militare. È l’opinione di Christoph Wirz, un esperto del Ministero svizzero della difesa.

Nei prossimi giorni anche l’Agenzia internazionale per l’energia atomica darà il suo parere sul programma iraniano.

«L’Iran sta mettendo a punto la bomba atomica usando la copertura di un programma nucleare civile?»: è questo l’interrogativo che si è posto Christoph Wirz, un fisico impiegato al Laboratorio di ricerca del Dipartimento federale della difesa a Spiez.

Wirz ha pubblicato le sue considerazioni in un articolo apparso sull’organo d’informazione ufficiale della Società svizzera degli ufficiali, la Allgemeine Schweizerische Militärzeitschrift.

Per Wirz la risposta all’interrogativo iniziale è «sì, probabilmente». Quattro indizi gli sembrano particolarmente significativi a questo proposito.

In primo luogo l’Iran starebbe facendo di tutto per realizzare un’infrastruttura nucleare civile senza averne veramente bisogno. Il paese, infatti, possiede delle riserve di gas e petrolio in grado di assicurare la copertura del fabbisogno energetico «per decenni».

Uranio arricchito e plutonio

Anche da un punto di vista economico non ci sarebbero delle giustificazioni al fatto che l’Iran costruisca degli stabilimenti per arricchire l’uranio e fabbricare plutonio.

Queste due tecniche, indispensabili alla produzione delle sostanze necessarie alla fabbricazione di una bomba, sono certo utilizzabili anche per produrre combustibile nucleare da destinare a scopi civili. Ma tanto per l’arricchimento dell’uranio, quanto per il trattamento del plutonio, a livello mondiale ci sarebbero delle eccedenze di capacità di produzione.

Altro punto che suscita i sospetti di Christoph Wirz è il fatto che l’Iran non ha annunciato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), come avrebbe dovuto, l’acquisto o l’impiego di determinati materiali utili a costruire la bomba atomica.

Il Dipartimento degli affari esteri ottimista

Finora l’Iran, che è membro dell’AIEA e che ha ratificato gli accordi di non proliferazione delle armi nucleari già nel 1970, si era rifiutato di firmare i cosiddetti «protocolli addizionali» volti a migliorare le possibilità di sorveglianza dell’AIEA.

Il sistema d’ispezione dell’AIEA, stabilito nei protocolli addizionali, è molto rigoroso e permette agli esperti di recarsi su qualsiasi luogo in cui vengono maneggiati materiali nucleari con un preavviso di 24 ore. In casi gravi il preavviso può essere ridotto a due ore.

Con una lettera ufficiale all’AIEA, l’Iran ha annunciato il 10 novembre che firmerà al più presto i «protocolli addizionali». Una dichiarazione che Wirz, il Dipartimento federale della difesa e la stessa AIEA valutano come «riflesso di un’evoluzione positiva».

A questo proposito, scrive nel suo articolo Wirz, non va dimenticato che i dirigenti iraniani sono molto divisi sulla questione di un eventuale armamento nucleare del paese.

Missili inquietanti

A preoccupare Christoph Wirz ci sono poi i missili iraniani con una portata superiore ai 1’000 chilometri. «I legami tra il programma missilistico e il programma nucleare militare sono tanto stretti quanto evidenti», scrive Wirz. «L’esistenza del primo è un indizio abbastanza sicuro della presenza del secondo».

Per Wirz i motivi per i quali l’Iran dovrebbe ambire alle armi nucleari sono evidenti. «L’Iran è circondato da potenze nucleari, Pakistan, India, Israele, Russia, Cina».

L’articolo di Wirz appare in un momento in cui la questione iraniana è più che mai d’attualità. Nei prossimi giorni, l’AIEA dovrà decidere se il programma nucleare iraniano rappresenta «una minaccia per la pace».

Un rapporto dell’Agenzia internazionale afferma che non esistono prove che questo programma abbia dei risvolti militari, ma che tuttavia l’Iran ha mancato più volte ai suoi obblighi nei confronti del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.

swissinfo, Michel Walter
(adattamento dal francese, Doris Lucini)

1970: entrata in vigore del Trattato di non proliferazione nucleare (TPN)
1970: ratificazione da parte dell’Iran del TPN
1977: ratificazione da parte della Svizzera del TPN
Gli unici Stati a non essere membri del TPN sono il Pakistan, l’India, Israele e la Corea del Nord.

Il fisico ed esperto militare svizzero Christoph Wirz sostiene in un articolo pubblicato dalla Allgemeine Schweizerische Militärzeitung che il programma nucleare iraniano potrebbe nascondere degli obiettivi militari.

Quattro i motivi: 1) l’Iran non ha bisogno di produrre energia nucleare per scopi civili, perché le sue riserve energetiche sono sufficienti. 2) La costruzione di stabilimenti per la fabbricazione di combustibile nucleare non è economicamente sensata, a livello mondiale ci sono delle eccedenze.

3) L’Iran non ha annunciato all’Agenzia internazionale per l’energia atomica l’acquisto di materiali che potrebbero essere usati per la costruzione di bombe. 4) L’Iran possiede dei missili con una gittata superiore ai 1000 km, poco probabile che questo programma non sia collegato ad uno nucleare.

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