Blocher incontra i giovani dell’estero
Christoph Blocher, ministro, esponente della destra conservatrice e politico carismatico: cosa ha da dire ai giovani svizzeri che vivono ai quattro angoli del globo?
Organizzato in occasione dell’84esimo Congresso degli svizzeri dell’estero, l’incontro era all’insegna della tradizionale “iniziazione” alla Svizzera offerta ai giovani della diaspora.
Il ministro di giustizia Christoph Blocher si toglie la giacca. Ha l’aria di uno zio bonario. Scherza parecchio con i ragazzi venuti a fargli domande dopo il discorso che ha tenuto sabato mattina al Congresso dell’Organizzazione degli svizzeri dell’estero a Basilea. Un discorso in cui ha difeso misure severe in materia d’immigrazione.
Alcuni giovani all’inizio dell’incontro gli fanno domande innocue: perché è entrato in politica, cosa fa un Consigliere federale nel tempo libero.
Poi un ragazzo argentino rompe l’idillio: “Perché la Svizzera sovvenziona così fortemente la propria agricoltura?”. “Capisco la sua domanda – risponde Blocher – visto che viene da un paese che dipende dall’economia agricola, ma in Svizzera l’agricoltura si fa con altri sistemi”.
Mathias Zurbriggen non sembra troppo convinto e a swissinfo spiega poi perché: “Noi paesi produttori di alimenti troviamo ingiusto il protezionismo dei paesi ricchi. Ci obbligano a partecipare al libero mercato nel settore industriale, ma contemporaneamente non applicano le stesse regole all’agricoltura”.
Quando anche la Svizzera era un paese povero
Il ventisettenne argentino è uno dei tanti ragazzi che grazie all’OSE ha potuto conoscere da vicino la patria d’origine dei propri antenati. “È la prima volta che vengo in Svizzera”, racconta il dottorando in biologia molecolare. È entusiasta del Congresso e non vede l’ora di visitare, con la famiglia che lo sta ospitando, il Vallese, da dove i suoi avi espatriarono alla fine dell’800. Un’epoca in cui la Svizzera era ancora un paese povero.
“I tanti Zurbriggen che si installarono nella regione di Rosario contribuirono in modo importante allo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria casearia”.
La porta stretta dell’Eldorado elvetico
La Svizzera da paese di emigranti si è trasformato in meta favorita di tanti poveri che bussano alle porte del ricco Occidente: “Ce ne sono troppi” – dice Blocher ai giovani – E non possiamo accoglierli tutti”. “Ma per quelli che sono già in Svizzera non si dovrebbe almeno garantire un salario minimo?”, chiede un ragazzo francese.
“Da imprenditore, per la mia ditta privata, avevo introdotto il salario minimo per i miei impiegati. Ma non credo che sia un bene per uno Stato”, risponde senza remore Blocher.
Mathilde da Rui, anche lei francese, è sorpresa da tanta schiettezza: “Vi sono un sacco di parole in Francia che sono diventate tabù. Per esempio nessuno ammette di essere liberale, o osa dire, come ha fatto Blocher, di essere contrario al salario minimo garantito. In Francia scatenerebbe una rivsoluzione!”, dice a swissinfo.
Ma quando si smette di essere stranieri?
Un ragazzo in prima fila fa una domanda in svizzerotedesco. Tutti gli altri hanno rivolto domande in buon tedesco o in francese.
“Lei dice che la Svizzera ha una delle percentuali più alte al mondo di stranieri, di oltre 20%. Da noi, in Olanda però, non vengono considerati stranieri i figli e i nipoti degli immigrati. Se si contano anche le terze generazioni, si fa presto a dire che la percentuale di stranieri è alta in Svizzera”. Blocher diventa un tantino più aggressivo con questo interlocutore. Lo zio bonario si trasforma in insegnante severo. “Da noi le regole sono altre”, è il succo della risposta che riceve l’olandese.
Futuri elettori
I due ragazzi italiani con cui riesco a parlare dopo l’incontro sono molto giovani e ancora inesperti di temi di politica elvetica: non hanno capito molto dei discorsi di Blocher.
Oriana Agoglitta, siciliana da parte di padre, si ripromette di colmare al più presto le lacune: “Ho appena fatto 18 anni, e non me la sono ancora sentita di votare. Ma alla prossima occasione voglio farlo”, dice a swissinfo.
E se si vuole informare sulla Svizzera non è solo per esercitare i propri diritti civici. Chissà, un giorno potrebbe addirittura lasciare la sua bella Sicilia, nel caso non riuscisse a trovare un lavoro, per venire a cercarlo qui, confessa a swissinfo.
swissinfo, Raffaella Rossello, Basilea
Il Congresso degli svizzeri dell’estero è una piattaforma annuale d’incontro per tutti gli svizzeri espatriati che desiderano parteciparvi.
Il Consiglio degli svizzeri dell’estero, che si riunisce invece due volte all’anno, è l’organo supremo dell’Organizzazione degli svizzeri dell’estero (OSE).
«Parlamento della quinta svizzera», il consiglio conta attualmente 148 membri e rappresenta in Svizzera gli interessi dei connazionali svizzeri che vivono all’estero.
Alla fine del 2005, 634’216 svizzere e svizzeri erano registrati all’estero.
Rispetto all’anno precedente l’aumento è stato di 11’1159 persone.
395’397 svizzeri all’estero vivono in Europa, 18’017 in Africa,
163’122 in America, 30’451 in Asia, 27’229 in Oceania.
Tema: «Partenariato tra economia e cultura: il segreto di Basilea».
Basilea è una metropoli culturale di portata europea, anche grazie al sostegno dell’industria farmaceutica. Da alcuni anni Basilea è considerata la capitale svizzera dell’architettura contemporanea.
In programma al Congresso vi sono, tra l’altro visite ai luoghi che confermano questa fama: lo stadio Sankt Jakob e la galleria Schaulager (architetti Herzog & De Meuron), la fondazione Beyeler (Renzo Piano), il museo Tinguely (Mario Botta), Novartis (Diener & Diener, Adolf Krischanitz, Frank Gehry).
Anche la sede del Congresso è una delle icone dell’architettura moderna: la torre di Morger & Delego, con i suoi 105 metri di altezza e i suoi 31 piani, è il grattacielo più alto della Svizzera.
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