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Bonfol: gli ecologisti attaccano l’industria chimica

L'industria chimica ha accettato di risnare la discarica di Bonfol solo dopo numerose azioni di protesta degli ambientali, in particolare di Greenpeace Keystone Archive

Le organizzazioni ambientaliste hanno criticato duramente i progetti di risanamento della discarica di Bonfol presentati dall’industria chimica.

Il piano d’intervento proposto dalle aziende responsabili non sarebbe assolutamente conforme alle norme di sicurezza e di protezione dell’ambiente.

È di nuovo scontro sulla controversa discarica chimica di Bonfol, nel canton Giura, la più grande e pericolosa di tutta la Svizzera, assieme a quella di Kölliken, nel canton Argovia.

Dal 1961 al 1976, i giganti della chimica basilese vi avevano sotterrato qualcosa come 114’000 tonnellate di solventi, pesticidi, coloranti, medicinali, detersivi e altri prodotti altamente tossici.

Dopo una lunga battaglia, le aziende responsabili di questa enorme fonte di inquinamento del terreno e dell’acqua sotterranea hanno accettato alcuni anni orsono di eliminare i rifiuti e ripulire la natura contaminata.

Ma il piano di risanamento, presentato dall’industria chimica lo scorso dicembre, non soddisfa gli ambientalisti, che si sono riuniti nel cosiddetto Collettivo di Bonfol per coordinare meglio la loro lotta.

Progetto insufficiente

Nel corso di una conferenza stampa tenuta venerdì a Basilea, le principali organizzazioni ecologiste svizzere – WWF, Greenpeace e Pro Natura – hanno duramente attaccato le proposte presentate dai colossi basilesi della chimica.

Secondo il Collettivo di Bonfol, il progetto previsto non rispetta innanzitutto le norme relative alla sicurezza sul lavoro e alla protezione dell’ambiente.

“Il piano presentato dall’industria chimica non corrisponde in alcun modo alle tecniche di risanamento impiegate oggigiorno per ripulire dei siti inquinati”, ha dichiarato a swissinfo Philippe Riat del WWF.

“Questo progetto è incompleto e sorprendentemente ‘leggero’”, ritiene anche Roman Hapka di Pro Natura. “Le sue insufficienze portano a credere che si tratti soltanto di un semplice alibi”.

Secondo gli ambientalisti, non sono previsti in particolare scavi ad una profondità sufficiente per raggiungere tutta la falda inquinata. L’industria chimica non intende inoltre filtrare le emissioni di gas che supererebbero nettamente i limiti massimi fissati dalla legge sulla protezione dell’aria.

Creazione di una struttura indipendente

Il Collettivo di Bonfol esige che l’industria chimica basilese sia sollevata dalla direzione del progetto di risanamento della discarica situata sul territorio del comune giurassiano.

I rappresentanti delle organizzazioni ecologiste e di alcune federazioni sindacali chiedono la creazione di una struttura indipendente, che si occupi delle misure di risanamento a spese dei responsabili della discarica.

Le critiche degli ambientalisti sono state accolte con stupore e incomprensione dai responsabili dell’industria chimica.

“La durezza degli attacchi mi sorprende un poco”, ha dichiarato a swissinfo Michael Forster, capo del piano di risanamento. “Diversi esperti hanno approvato il nostro progetto, che non è ancora entrato nella fase di dettaglio”.

Le autorità di Bonfol preferiscono non intervenire direttamente nella disputa.

“Di fronte a degli esperti che si contraddicono totalmente, si tratta di sapere chi ha veramente ragione. Per il momento preferiamo attendere la posizione del Cantone su questa vertenza”, afferma Jean-Claude Hennet, portavoce del comune di Bonfol.

280 milioni di franchi di spese

Il progetto dell’industria chimica, presentato lo scorso dicembre, prevede la costruzione di due padiglioni, uno destinato all’escavazione delle scorie e il secondo al loro condizionamento.

Il primo padiglione dovrebbe misurare 160 metri su 100 metri, per un’altezza di 35 metri. Esso dovrebbe accogliere le 114 000 tonnellate di scorie chimiche depositata nella discarica e 36 000 tonnellate di terra contaminata.

Le scorie sarebbero poi condizionate e trasportate in treno – principalmente in Germania – per esservi bruciate.

Le acque inquinate verrebbero invece trattate dalle imprese specializzate della regione basilese.

Il costo dell’operazione, che richiederà diversi anni di lavori, è stimato a 280 milioni di franchi.

swissinfo e agenzie

La discarica di Bonfol è stata utilizzata dal 1961 al 1976.
114’000 tonnellate di rifiuti tossici sono state depositate da 8 aziende chimiche basilesi.
I costi del risanamento dovrebbero raggiungere 280 milioni di franchi.

Nel 2000, dopo numerose azioni di protesta condotte da Greenpeace, le autorità giurassiane hanno chiesto all’industria chimica basilese di risanare la discarica di Bonfol.

Nel 2003, le aziende responsabili dell’inquinamento hanno presentato un progetto di risanamento.

Secondo il Collettivo di Bonfol – che riunisce Greenpeace, WWF, Pro Natura e alcune organizzazioni sindacali – il piano presentato dall’industria chimica non è sufficiente e non rispetta le misure di protezione ambientale.

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