Caccia tra passioni e polemiche
In assenza di predatori, solo la caccia permette di regolare le popolazioni di animali selvatici: un principio condiviso da cacciatori e ambientalisti.
Ma sulla sua applicazione, il consenso è tutt’altro che evidente, anzi: in Ticino è polemica.
Sul fondo del problema tutti sembrano d’accordo: l’attività venatoria non è soltanto una passione per chi la pratica, ma è anche un’attività indispensabile per regolare la fauna selvatica e salvaguardare certi ambienti naturali.
E laddove non si pratica la caccia, certe specie molto prolifiche possono causare seri danni. Come nel canton Ginevra, dove la caccia è proibita e autorità e agricoltori devono ora far fronte a una vera e propria invasione di cinghiali.
“Troppa selvaggina può provocare danni all’agricoltura e alle foreste”, conferma il biologo Marco Moretti, “per cui, in assenza di predatori naturali, bisogna intervenire con la caccia per regolare le popolazioni. Specialmente laddove i boschi servono da protezione contro cadute di sassi e valanghe”.
Importanza indiscussa
L’importante ruolo svolto dai cacciatori è oramai riconosciuto anche dalle associazioni ambientaliste. E dallo stesso ufficio federale dell’ambiente, che da anni chiede vengano uccisi più animali giovani e femmine di camoscio, capriolo e cervo.
Un appello ascoltato, visto che secondo la statistica federale, nel 2001 la caccia agli ungulati ha fatto registrare dei progressi. Per esempio: nella caccia al cervo, scrive l’ufficio, il numero di animali giovani abbattuti nel 1995 era ancora insufficiente in oltre la metà dei Cantoni. Mentre ora le direttive della Confederazione sono rispettate su quasi tutto il territorio nazionale.
Ma non si tratta soltanto di abbattere cuccioli e femmine. La legge federale parla chiaro: la varietà delle specie e il loro habitat sono da preservare, mentre le specie particolarmente minacciate vanno protette. Per questo, la legge definisce quali sono gli animali che possono essere cacciati e quando.
Interpretazioni cantonali
I dettagli della legge, però, sono i cantoni a definirli. E non tutti lo fanno allo stesso modo. Prova ne sia la diversità nelle relazioni tra ambientalisti e cacciatori nelle varie parti del paese.
“Certi cantoni”, conferma Peter Schlup, della Protezione svizzera degli animali, ” hanno leggi molto progressiste, altri hanno invece scelto varianti minimaliste”.
Nel canton San Gallo, per esempio, tutto sembra procedere per il meglio. “Non bisogna ammorbidire la legge federale con regolamenti cantonali”, sostiene Christian Rühle, responsabile dell’ufficio caccia e pesca.
In Vallese, invece, “pur rispettando la legge federale, si vorrebbe una maggiore flessibilità da parte della confederazione”, afferma Peter Scheiber, uno dei responsabili dei guardiacaccia cantonali.
Tuttavia, nel terzo cantone dove si caccia di più, dopo Grigioni e Ticino, le cose sembrano funzionare bene. A eccezione della caccia ai grandi predatori, come lupo e lince, per la quale ambientalisti e cacciatori sono tuttora su due fronti diversi.
“Bisogna ancora trovare un buon compromesso”, continua Peter Scheiber, sottolineando però che “la guerra aperta tra cacciatori e protettori della natura è oramai cosa passata”.
Polemica in Ticino
Non è così, invece, nel canton Ticino, dove il dialogo tra cacciatori, ambientalisti e autorità sembra del tutto bloccato. Per protestare contro l’attuale politica del governo cantonale, le tre associazioni ambientaliste – Pro Natura, WWF e Ficedula – si sono infatti ritirate dalla commissione consultiva sulla caccia.
E non soltanto perché, a detta loro, nel cantone vengono abbattuti troppi fagiani di monte e beccacce, due specie di uccelli selvatici che figurano sulle liste degli animali da proteggere.
“Siamo usciti perché in materia di caccia”, afferma Davide Conconi di Pro natura, “vengono anteposte valutazioni politiche a quelle scientifiche. E non viene nemmeno accordata sufficiente importanza ai giudizi tecnici dello stesso ufficio caccia e pesca”.
Un ufficio cantonale, sia detto per inciso, che è attualmente oggetto di un’inchiesta amministrativa. Ed è forse questa la ragione per cui le autorità ticinesi non hanno voluto prendere posizione: “Non diamo nessuna intervista”, è stata la risposta alla richiesta di swissinfo, “perché non c’è niente da dire”.
Fabio Mariani
quasi 33’000 persone praticano la caccia in Svizzera
di cui 5800 nei Grigioni, 4200 nel Ticino e quasi 2600 nel Vallese
nel 2001 sono stati abbattuti in Svizzera 43’000 caprioli, 17’000 camosci e 7’000 cervi
complessivamente vi sono in Svizzera 128’000 caprioli, 91’000 camosci e 24’000 cervi
Le principali organizzazioni svizzere per la protezione della natura – la Protezione svizzera degli animali, la Protezione svizzera degli uccelli e Pro Natura – non sono contrarie alla pratica della caccia. Ma chiedono l’introduzione di regolamenti chiari, per evitare gli abusi.
Per esempio, chiedono di proibire metodi di caccia che permettono ai cani di avvicinarsi troppo alla preda, in modo da evitare a tutti i costi che la selvaggina possa essere sbranata.
Le associazioni chiedono pure di regolare meglio la caccia al tasso e alla volpe con i cani da tana, per evitare stress eccessivi agli animali selvatici.
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