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Ciao Einstein, mi piace la tua calligrafia

Riproduzioni di foto e di documenti originali appesi alle pareti della casa di Einstein a Berna swissinfo.ch

Albert Einstein, considerato tra i fondatori della concezione moderna filosofica e scientifica del mondo, come prima di lui Copernico, Galileo o Newton, visse a lungo in Svizzera.

La sua casa di Berna, dove nacque la teoria della relatività, è un museo molto visitato soprattutto dagli stranieri.

“Ciao Einstein, anche i miei capelli sono molto trasandati, come i tuoi, mi piace la tua calligrafia disordinata, ma è il tuo genio che conta. Hai lasciato un contributo enorme alla conoscenza e all’umanità”.

Parole scritte da una turista straniera sull’albo dei visitatori del museo Einstein di Berna, nella centralissima Kramgasse al numero 49, dove lo scienziato visse per sette anni.

Gli anni bernesi furono tra i più fecondi della sua vita e la teoria della relatività specifica vide la luce proprio nella capitale.

“Che bel periodo quello di Berna!” scriverà il premio Nobel nelle sue memorie, quando era ormai diventato una specie di simbolo universale dell’aspirazione dell’uomo alla conoscenza.

Pare che Einstein amasse molto la tranquilla città con i lunghi portici, sotto i quali lo si vedeva passeggiare assorto, con indosso un paio di ciabatte verdi.

Un allievo non particolarmente brillante

Nato il 14 marzo 1879 a Ulm, nella Germania meridionale, figlio di genitori ebrei, Einstein arrivò in Svizzera a 16 anni, nella primavera del 1895, nella cittadina di Aarau. La cittadinanza elvetica gli fu accordata nel 1901.

Al ginnasio era un buon allievo, ma non il migliore. Superò addirittura con difficoltà gli esami di entrata al Politecnico di Zurigo, dove studiò matematica e fisica.

Nel febbraio del 1902 giunse a Berna senza un soldo. Si barcamenò dando lezioni private, poi trovò un lavoro all’ufficio brevetti della Confederazione.

Dopo l’insicurezza di quasi due anni di disoccupazione, questo impiego non troppo impegnativo, ma nemmeno troppo noioso, gli diede la tranquillità mentale necessaria per svolgere la sua attività creativa.

Due cervelli e una capanna

Un anno dopo aver ottenuto il posto, poté affittare l’appartamento dove ancora oggi ha sede il museo.

Al secondo piano con vista su una delle più belle strade di Berna, l’appartamento piuttosto piccolo e modesto vide incrociarsi la vita privata e il lavoro teorico di Albert Einstein.

Qui vi abitò con la moglie Mileva Maric, un’ex compagna di studi di cui Einstein amava la silenziosa intelligenza, e in seguito con il figlio Hans Albert.

Uno stretto corridoio porta al soggiorno, diviso dalla stanza da letto da uno stanzino senza finestre: la cameretta del figlio.

Accademia Olimpia

Fa tenerezza pensare a questo genio che dopo il lavoro e nel tempo libero elabora alcune delle teorie fondamentali della fisica moderna, mentre dall’altra parte della sottile intercapedine dorme il suo “pulcino”, come lo chiama in una lettera indirizzata ad un collega, in cui spiega che sta elaborando tesi “rivoluzionarie”.

Ad onor del vero, in diverse biografie Albert Einstein non viene affatto descritto come un padre e un marito modello. Ma nei primi anni il pulcino non deve aver pigolato troppo forte. Specialmente di notte, quando Einstein si intratteneva con i suoi amici.

In particolare Maurice Solvine e Conrad Habicht, con i quali aveva fondato la cosiddetta “Accademia Olimpia”, con lo scopo di discutere problemi filosofici e scientifici.

Nell’appartamento non solo la camera del figlio era praticamente un’intercapedine tra le due stanze principali, ma la cucina e il bagno erano addirittura sul pianerottolo e gli Einstein li dovevano dividere con i vicini. Una cosa del tutto normale all’inizio del secolo scorso.

La fine dei sette anni mirabili

Nel 1907, spinto dai suoi amici, Einstein decise di fare domanda d’insegnamento all’università di Berna. L’anno successivo ottenne la docenza privata in fisica teorica, ma già nel 1909, ormai uno dei fisici più rispettati della sua epoca, si trasferì a Zurigo, dove ottenne la cattedra in fisica teorica.

La sua carriera accademica proseguì a Praga e poi ancora a Zurigo, dove nel 1912 insegnò al Politecnico. Dal 1914 al 1933 si trasferì a Berlino, che lasciò all’avvento del nazismo per trasferirsi gli Stati Uniti.

Ma non dimenticò mai i suoi anni svizzeri, e sebbene avesse ottenuto la cittadinanza americana, ci tenne sempre molto al suo passaporto elvetico, che fece rinnovare regolarmente.

Il museo di storia di Berna lo ha acquistato all’asta l’anno scorso, e sarà esposto per la prima volta al pubblico nel 2005, anno del centenario della teoria della relatività e del cinquantesimo della morte di Einstein. Il padre della fisica moderna si spense nell’aprile del 1955 all’età di 76 anni, dopo una vita dedicata alla scienza e alla causa della pace.

swissinfo, Raffaella Rossello

Albert Einstein arrivò in Svizzera nel 1895.

Ottenne la cittadinanza elvetica nel 1901.

Visse a Berna dal 1902 al 1909. Prima di iniziare la carriera accademica, lavorò all’Ufficio brevetti della Confederazione.

Il suo appartamento della Kramgasse 49 è un museo visitato da turisti di tutto il mondo.

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