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Cieli cupi per le minoranze

Un posto al sole in Svizzera anche per le minoranze swissinfo.ch

Sugli orizzonti della cultura in Svizzera si addensano nubi cariche, perlomeno, di incertezze. Ne sono convinti gli esperti del settore.

E in un contesto in grande mutamento neppure Pro Helvetia, apprezzata agenzia culturale nazionale, può sfuggire alle necessità di riforme e alle critiche.

Pro Helvetia e le minoranze sono state, per così dire, le protagoniste di un vivace ed interessante dibattito a Lugano, organizzato dall’Archivio Storico Ticinese, animato da relatori di alto livello e di solide competenze e da un pubblico di altrettante qualità.

Il quadro emerso dalla discussione è indubbiamente a tinte fosche: la cultura e l’autonomia della cultura sono sempre più sotto pressione, sia da discriminanti d’ordine finanziario sia dalle crescenti tentazioni di ingerenza da parte del mondo politico.

Lo storico Raffaello Ceschi, l’ex direttore dell’Ufficio federale della Cultura David Streiff, il musicologo Carlo Piccardi e l’attuale vice presidente di Pro Helvetia Yvonne Pesenti, sono tutti d’accordo su un punto: le minoranze e le realtà marginali sono sempre più vulnerabili.

E rischiano di pagare il prezzo più alto non solo per le costrizioni finanziarie, ma anche per le conseguenti scelte di Pro Helvetia, costretta a rincorrere il mito dell’efficienza proponendo finanziamenti concentrati a pochi progetti.

La spada di Damocle

“Sono allarmato: le continue pressioni sulle finanze – afferma David Streiff illustrando la legge federale sulla cultura, presto in consultazione – limitano le possibilità di discussione. E i tagli massicci continueranno. La sorte spettata alle legge sulle lingue è, per esempio, un segnale drammatico”.

“Occorre rimettere al centro della discussione politica – aggiunge Streiff – i veri valori”. E al centro delle discussioni c’è anche Pro Helvetia, difesa dalla storica Yvonne Pesenti. “Sulle spalle di Pro Helvetia – afferma – si caricano molte aspettative, a cui cerchiamo di rispondere nel migliore dei modi”.

“Questi tagli preoccupano – afferma Pesenti – poiché a parer mio l’ente pubblico rimane fondamentale nell’indispensabile promozione culturale. La cultura non può essere lasciata solo al mercato”.

“Il rischio di omologazione è infatti alto, poiché il criterio predominante degli sponsor è il successo commerciale di un evento, che di partenza deve richiamare un grande pubblico. In un contesto simile le minoranze vengono inevitabilmente penalizzate”.

Con gli occhi dentro Pro Helvetia

Ma anche per questa agenzia culturale, al centro di importanti riforme strutturali, sfide e critiche non mancano. “Prima veicolo di un’immagine ufficiale della Svizzera – ricorda Carlo Piccardi – oggi Pro Helvetia si lancia in scelte quasi troppo radicali, quasi per un senso di colpa rispetto al passato”.

Secondo il musicologo, per anni direttore della seconda rete della Radio Svizzera di lingua italiana, Pro Helvetia “compie delle scelte, diventa partigiana, perdendo così quell’importante ruolo di agenzia super partes, che dovrebbe rappresentare l’insieme della nazione”.

Una sorta di “J’accuse”, quello di Piccardi, animato però da un grande amore per la cultura e dal rispetto per le minoranze. “Pro Helvetia – afferma – deve ritrovare il suo ruolo di mediazione. Invece oggi tende all’esclusivismo, una deriva pericolosa”.

“Promuovere forme artistiche elitarie comporta anche un lavoro di mediazione, a cui Pro Helvetia non può e non deve sottrarsi”. Non sono neppure mancate critiche al centralismo e alla predominanza svizzero tedesca nelle scelte culturali e artistiche.

“Dov’era Pro Helvetia – si chiede Piccardi – nelle discussioni sulla soppressione delle cattedre di italiano? Io mi sarei aspettato di sentire la sua voce, che avrebbe permesso di allargare ad una dimensione nazionale un dibattito che, di fatto, tocca il federalismo svizzero”.

Federalismo, autonomia e minoranze

“Il federalismo – gli ha fa eco sconsolato Raffaello Ceschi – è decisamente al ribasso. In questo Paese prevale una sorta di darwinismo politico che considera tempo sprecato la difesa della minoranze”.

“Il rischio è di inaridire l’humus della diversità culturale e delle minoranze. Come possono in aridi terreni marginali crescere i fiori e i frutti della cultura? Difendere la biodiversità culturale – afferma Ceschi – è un impegno che coinvolge il Paese, Pro Helvetia compresa”.

Di fronte a questo, seppur amorevole, fuoco incrociato, Pesenti ha risposto senza sottrarsi alla critiche. Certo Pro Helvetia non è perfetta, ma la sua volontà di promuovere la cultura è fuori discussione.

“Pro Helvetia risponde a richieste e sollecitazioni con rigore e sensibilità. Ma per continuare a farlo – precisa – l’autonomia dell’agenzia deve essere garantita. Perché l’autonomia e l’indipendenza dalla politica sono gli elementi cardine della credibilità”.

Il dibattito è dunque lanciato nella speranza, e prendiamo in prestito le parole del poeta Fabio Pusterla presenta alla serata, che la cultura – oggi fatto prevalentemente commerciale e mercificato – recuperi il suo valore spirituale.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Ogni quattro anni Pro Helvetia beneficia di un credito quadro federale
Per il periodo 2004-2007 il parlamento le ha concesso 137 milioni di franchi, da cui vanno decurtate queste somme:
1 milione di franchi per il taglio 2005
0,75 milioni di franchi per il programma di sgravio con effetto dal 2006
1 milione di franchi per il programma di sgravio con effetto dal 2007

La cultura non può e non deve dimenticarsi delle minoranze. E il mondo politico deve dare a chi di cultura si occupa gli strumenti per garantire – in piena autonomia – la diversità culturale.

In un clima di euforia commerciale legata ad eventi culturali di richiamo e in un contesto di drastici tagli alla cultura, sono i piccoli a dovere pagare il prezzo più alto. E la loro difesa è sempre più messa in discussione.

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