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Cinque anni senza OGM?

L'iniziativa non pone comunque limiti alla ricerca scientifica Keystone

L'agricoltura svizzera senza organismi geneticamente modificati per i prossimi 5 anni. Lo chiede un'iniziativa lanciata da ecologisti, consumatori e contadini.

Governo e parlamento sono però contrari alla proposta, perché temono che la moratoria rappresenti un segnale negativo nei confronti della comunità scientifica elvetica.

Per gli uni rappresentano una minaccia per la salute e per l’ambiente. Per gli altri si tratta di una risorsa che potrebbe migliorare la vita degli uomini. Stiamo parlando degli OGM, gli organismi geneticamente modificati.

Gli OGM sono organismi viventi a cui è stato modificato il patrimonio genetico, inserendovi uno o più geni provenienti da un altro organismo vivente. Questo processo, chiamato transgenesi, permette di trasferire dei geni (e quindi delle caratteristiche genetiche) da una specie all’altra.

Le applicazioni pratiche degli OGM si estendono dalla medicina all’agricoltura. In agricoltura vengono sviluppate per esempio piante che resistono ad alcuni erbicidi o insetticidi o che sono immuni da determinate malattie. Secondo i fautori della tecnologia genetica, questo dovrebbe permettere migliori rendimenti e un uso più efficace dei pesticidi.

La legislazione svizzera sugli OGM

Sul piano politico, in Svizzera si discute di OGM almeno fin dall’inizio degli anni ’90. Nel maggio del 1992 il popolo svizzero ha accolto, con una maggioranza del 74%, due articoli costituzionali che pongono le basi per una regolamentazione dell’ingegneria genetica in ambito umano e non umano.

Entrambi gli articoli mettono in primo piano la necessità di proteggere l’essere umano e l’ambiente dagli abusi della tecnologia genetica. In ambito non umano, la costituzione non fissa dei divieti, ma affida alla Confederazione il compito di regolamentare il settore.

Le garanzie fornite dalla costituzione apparivano però insufficienti agli ambienti più critici verso la tecnologia genetica. Una loro iniziativa popolare – che mirava a impedire la manipolazione genetica degli animali, la diffusione di OGM nella natura e la possibilità di brevettare animali e piante – è stata respinta in votazione popolare nel 1998.

L’iniziativa ha avuto il merito di mettere in evidenza le lacune della legislazione elvetica rispetto all’uso di OGM. Ciò ha condotto all’elaborazione della Legge federale sull’ingegneria genetica nel settore non umano, entrata in vigore all’inizio del 2004.

La legge fissa regole molto severe sull’utilizzo e sulla diffusione di organismi geneticamente modificati. La semina di OGM, sia in ambienti circoscritti che all’aperto, è sottoposta ad una procedura di autorizzazione. E la presenza di OGM negli alimenti deve sempre essere dichiarata nelle etichette.

Lo strumento della moratoria

Nel corso del dibattito parlamentare sulla legge è stata invece scartata l’ipotesi di introdurre una moratoria di cinque anni sull’uso di OGM nell’agricoltura. In Consiglio nazionale (la camera del popolo) la moratoria è stata respinta per una manciata di voti.

Sostenuta dalla sinistra rosso-verde e dai rappresentanti dei contadini, l’idea è stata allora rilanciata sotto forma di un’iniziativa popolare. I promotori chiedono che per cinque anni, dal momento di un’eventuale approvazione dell’iniziativa, siano vietate l’importazione e la messa in circolazione di piante, parti di piante e sementi geneticamente modificate in grado di riprodursi e che sono destinate a essere usate all’aria aperta, a fini agricoli o forestali.

La moratoria riguarda inoltre tutti gli animali transgenici destinati alla produzione di alimenti o di altri prodotti agricoli. Il divieto di mettere in circolazione animali geneticamente modificati è già presente nella legge sull’ingegneria genetica, dove si parla però solo di vertebrati. La moratoria lo estenderebbe anche agli invertebrati, per esempio alle api.

Gli argomenti dei fautori

Per gli iniziativisti, la moratoria è una risposta adeguata alle preoccupazioni delle consumatrici e dei consumatori svizzeri. Vari sondaggi hanno infatti rilevato che quattro svizzeri su cinque si oppongono ai cibi transgenici. Un atteggiamento critico verso gli OMG analogo a quello presente in molti altri paesi europei.

Contadini ed ecologisti si preoccupano della possibile contaminazione di colture tradizionali con colture transgeniche, a scapito della libertà di scelta dei consumatori e della biodiversità. Tenere separati gli alimenti tradizionali dagli OGM in tutte le fasi di produzione e di smercio causerebbe inoltre notevoli costi aggiuntivi.

I contadini non nascondono la speranza che una moratoria possa costituire un fattore promozionale per i prodotti agricoli svizzeri, che potrebbero affermarsi sui mercati internazionali come prodotti senza OGM. Le organizzazioni terzomondiste che sostengono l’iniziativa affermano dal canto loro che l’utilizzo di OGM crea una dipendenza dell’agricoltura dalle grandi imprese agroindustriali.

Gli argomenti dei contrari

Chi si oppone all’iniziativa fa invece notare che la moratoria è di fatto inutile. Al momento non vi sono richieste pendenti di autorizzazione per la coltivazione di OGM. La lunga procedura di autorizzazione prevista dalla legislazione vigente tende ad escludere che nei prossimi cinque anni organismi geneticamente modificati siano utilizzati nell’agricoltura svizzera. Tanto più che in Svizzera la domanda di alimenti transgenici è praticamente inesistente.

Un sì alla moratoria costituirebbe però un segnale negativo nei confronti del mondo scientifico svizzero. Anche se l’iniziativa non riguarda la ricerca, la prospettiva di non poter applicare le scoperte fatte in laboratorio potrebbe indurre molti ricercatori ad abbandonare il paese, mettendo così a rischio un settore con un grande potenziale di crescita.

Questo argomento è condiviso dal Consiglio federale e dalla maggioranza del parlamento, che invitano a respingere l’iniziativa. Il governo teme anche che la moratoria possa provocare problemi sul piano delle relazioni commerciali con l’estero.

swissinfo, Andrea Tognina

L’iniziativa popolare «per alimenti prodotti senza manipolazioni genetiche», lanciata nel febbraio del 2003, ha raccolto nel giro di soli sette mesi oltre 121’000 firme.

La proposta è sostenuta da una coalizione molto ampia, che comprende le organizzazioni dei contadini (prima fra tutte l’Unione svizzera dei contadini) e dei consumatori, le associazioni per la protezione dell’ambiente e alcune associazioni per l’aiuto allo sviluppo.

Nel comitato d’iniziativa sono presenti 15 consigliere e consiglieri nazionali di 6 partiti diversi, tra cui i Verdi, il Partito socialista, il Partito popolare democratico e l’Unione democratica di centro).

Il testo dell’iniziativa chiede che per cinque anni siano vietate l’importazione e la messa in circolazione di piante, parti di piante e sementi geneticamente modificate in grado di riprodursi e che sono destinate a essere usate nell’ambiente, a fini agricoli o forestali.

La moratoria riguarda inoltre tutti gli animali transgenici destinati alla produzione di alimenti o di altri prodotti agricoli.

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