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Comitato di medici per un pensionamento flessibile a 62 anni

Il pensionamento a 62 anni si giustifica anche per ragioni di salute. È quanto sostiene un Comitato formato da medici e ricercatori, sceso in campo per difendere le due iniziativa sull'AVS in votazione federale il prossimo 26 novembre.

Se è vero che tutti dobbiamo morire, il modo e i tempi con cui si giunge al fatale appuntamento non sono tuttavia gli stessi per ogni individuo. È scientificamente provato che la salute e la speranza di vita dipendono in misura importante dalla professione e dall’appartenenza ad una determinata fascia sociale. Il periodo in cui una persona può godersi la pensione dipende quindi, a sua volta, anche da questi parametri.

Sulla base di tale ipotesi, confermata anche da un recente studio condotto nel canton Ginevra e pubblicato lo scorso marzo, un comitato composto da circa una quarantina di medici e ricercatori ha invitato mercoledì, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Berna, a votare in favore della due iniziative popolari sull’AVS. Entrambe le iniziative, già respinte dal Consiglio federale e dalla maggioranza del parlamento, propongono d’introdurre un’età di pensionamento flessibile a partire da 62 anni di età.

Le cifre dell’inchiesta ginevrina ribadiscono del resto una situazione che non è prerogativa della Svizzera, ma che si riscontra anche in altri paesi industrializzati. Più il lavoro è faticoso e potenzialmente dannoso per la salute, maggiore è il rischio di divenire invalidi o di morire prematuramente. Una tendenza sempre più marcata man mano che si “scende” nella gerarchia socio-economica.

La percentuale di persone tra i 45 e 65 anni aventi diritto ad una rendita invalidità è, ad esempio, del 2,1 percento per le professioni liberali mentre arriva al 19,8 percento per gli operai qualificati e al 25,4 percento per quelli non qualificati. L’inchiesta condotta nel canton Ginevra, che ha preso in esame 5137 persone e ha coperto il periodo tra il 1970-72 al 1990-92, conferma le diseguaglianze nella speranza di vita.

La vita media di un uomo per le due categorie estreme variano così dai 70,6 anni per i liberi professionisti ai 66,2 per gli operai non specializzati. Queste diseguaglianze verrebbero inoltre rafforzate dal fatto che la maggioranza dei rappresentanti delle categorie socio-economiche più “alte” possono già oggi permettersi, grazie al superiore livello di reddito, di andare in pensione prima dell’età legale che dà diritto ad una rendita completa.

Il progetto di fissare l’età della pensione a 65 anni per tutti nel quadro dell’11esima revisione dell’AVS si rivelerebbe perciò profondamente ingiusto per le classi meno favorite. Il progetto prevede anche la possibilità di prepensionamenti, una possibilità legata però ad una riduzione della rendita, mentre le due iniziative, sostenute dall’Unione sindacale svizzera e dal Partito socialista, propongono di concederla già dai 62 anni senza alcuna diminuzione.

Contro le due iniziative sull’AVS si sono invece schierati gli ambienti economici e la maggioranza dei partiti rappresentati a livello nazionale. A loro avviso queste due iniziative pregiudicano la situazione finanziaria dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti, già confrontata ad un’evoluzione demografica sfavorevole.

Luca Hoderas

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