Controversia fiscale: l’ambasciatore dell’UE vuole mediare
L'Unione europea non vuole togliere niente alla Svizzera, ha assicurato sabato l'ambasciatore della Commissione europea a Berna Michael Reiterer nel quotidiano «Der Bund».
Il ministro delle finanze Hans-Rudolf Merz, ai microfoni della radio DRS, ha dal canto suo definito l’atteggiamento dell’UE sulla questione fiscale un attacco alla sovranità svizzera.
L’ambasciatore dell’Unione europea (UE) a Berna Michael Reiterer, vuole porsi come mediatore nella controversia tra UE e Svizzera sugli sgravi fiscali concessi da
certi cantoni alle imprese straniere. Egli vorrebbe negoziare un colloquio tra le parti.
Rifiutare una discussione non è usuale tra «partner e amici», ha dichiarato Reiterer. Il diplomatico si riferisce all’affermazione del consigliere federale Hans-Rudolf Merz che all’inizio della settimana aveva dichiarato alla stampa che «non vi è nulla da negoziare».
Merz aveva cercato di relativizzare la vertenza affermando che si tratta anche di un «problema di comunicazione». Reiterer ha aggiunto che l’UE non intende né minacciare né «imporre niente» alla Svizzera.
La Commissione europea vuole che la Svizzera sopprima o modifichi i privilegi fiscali concessi a certi tipi di imprese poiché li considera «aiuti di stato» e quindi incompatibili con il buon funzionamento dell’accordo di libero scambio del 1972.
Secondo la Confederazione, invece, tra Svizzera e UE non esiste una regolamentazione contrattuale volta a parificare l’imposizione delle imprese. «Non sono quindi possibili violazioni di accordi e in particolare dell’accordo di libero scambio», affermava il 13 febbraio una nota congiunta del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), di quello dell’economia (DFE) e di quello delle finanze (DFF).
«Un attacco alla sovranità»
Hans-Rudolf Merz è intervenuto di nuovo sulla questione sabato, ai microfoni della radio della Svizzera tedesca DRS. Il ministro delle finanze ha definito l’intervento dell’UE sulla questione della fiscalità un attacco alla sovranità della Svizzera. Sarebbe perciò necessario intervenire subito e con la massima chiarezza.
Il regime fiscale svizzero non sarebbe assolutamente illegale, come sostenuto dalla Commissione europea. Tra l’altro, ha ricordato Merz, anche all’interno dell’Unione europea esiste una concorrenza fiscale. Per essere coerente, la discussione dovrebbe riguardare anche le differenze all’interno dell’UE.
«Potremmo chiederci anche noi perché le Canarie possono avere un tasso di imposizione più basso», ha detto il ministro delle finanze. «Alle domande possiamo rispondere con altre domande, per vedere se non si usano due pesi e due misure».
Rispetto alle richieste dell’UE non c’è niente da negoziare, ha ribadito Merz. Il ministro delle finanze sarebbe tuttavia disposto a discutere con singoli paesi.
Alleati all’interno dell’UE
In un’altra intervista apparsa sabato sul quotidiano «Le Temps», Hans-Rudolf Merz ha ribadito che Berna non «altre soluzioni che quella di rimanere ferma» di fronte alla Commissione europea.
Il ministro delle finanze mira tuttavia ad una migliore informazione, soprattutto a livello politico. «A livello tecnico ci sono molti specialisti a Bruxelles che sanno quello che dicono quando parlano della fiscalità svizzera. Ma a livello politico la qualità dell’informazione è meno buona».
Quanto al mandato di negoziazione chiesto dalla Commissione europea, il ministro delle finanze dice di aspettarsi che venga confermato dai paesi membri. Ritiene però piuttosto improbabile un ulteriore irrigidimento della posizione dell’UE. A suo avviso, alcuni paesi europei non seguirebbero la Commissione, in particolare quelli che vogliono una maggiore concorrenza fiscale, come l’Irlanda o i paesi dell’est.
swissinfo e agenzie
La Svizzera è convinta che l’accordo bilaterale di libero scambio concluso nel 1972 con l’Ue non si applichi alle agevolazioni fiscali accordate a certe società da alcuni cantoni. Esso si applica soltanto al commercio di alcuni beni (prodotti industriali e prodotti agricoli trasformati).
Berna sostiene che al momento della firma dell’accordo la Svizzera e la Comunità europea non prevedevano di armonizzare le loro legislazioni. Inoltre, le regole di questo accordo non devono essere interpretate alla stessa stregua della regolamentazione interna dell’Ue in ambito di concorrenza, molto più dettagliata.
La Commissione europea ha dichiarato martedì che alcuni regimi fiscali in vigore in certi cantoni elvetici in favore delle imprese costituiscono una forma di aiuto statale incompatibile con il buon funzionamento dell’accordo del 1972.
I privilegi fiscali in questione sono accordati a società che hanno sede in Svizzera, ma che realizzano i propri profitti all’estero.
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