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Cupa storia sulla Svizzera al Festivaletteratura

Come la Germania nazista, anche la Svizzera perpetrò una politica eugenetica. Romanzo "Il Seminatore"

«Il seminatore» è un romanzo che tratta dell’integrazione forzata degli zingari in Svizzera. L’autore inaugura il Festivaletteratura di Mantova.

Mario Cavatore, un esordiente di quasi sessant’anni, non è mai stato in Svizzera. Ma ama la sua multietnicità e ne conosce la storia.

Svizzera, 1939: Lubo è uno zingaro naturalizzato. Mentre presta il servizio militare obbligatorio i suoi due bambini vengono portati via a forza dalla polizia e sua moglie, che tenta invano di resistere, viene uccisa.

Tutto nel segno della legalità. Siamo all’epoca dell’Opera Bambini della strada (Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse, con sede a Zurigo), un’organizzazione «umanitaria» che non esita ad usare metodi brutali per sradicare la piaga del nomadismo.

Straziato dal dolore, Lubo decide di vendicarsi e lo fa con un gesto istintivo, ma che ha una sua cupa coerenza biblica. Il suo piano è inseminare il più alto numero di donne svizzere. A lui sono stati tolti due figli, lui ne farà nascere altri duecento di sangue misto.

Tra i «semi» che germogliano, uno è un ragazzo in Ticino. Nella seconda parte di questo «piccolo ma grandissimo romanzo», come lo ha definito Luca Nicolini, patron del festival di letteratura di Mantova, seguiamo proprio le vicende di questo sfortunato ragazzo e della sua famiglia di immigrati a Lugano.

Il contatto diretto con le storie degli zingari

Il «Seminatore», un libro che parla di una delle pagine più vergognose della politica di integrazione forzata elvetica, è stato scritto da un autore che in Svizzera non ci è mai stato, anche se abita nel vicino Piemonte, a Cuneo per la precisione.

Ma Mario Cavatore ha imparato a conoscere piuttosto bene la Svizzera attraverso letture molto documentate. In particolare «L’Ouevre des enfants de la grande-route», studio realizzato da tre storici dell’Università di Zurigo e pubblicata nel 2000 sulla storia dei «Bambini della strada».

Lo studio mette in luce il grave caso di discriminazione della minoranza nomade in Svizzera, i cui principali responsabili sono stati Pro Juventute e le autorità tutorie cantonali e comunali direttamente coinvolte.

L’interesse per gli zingari è vivo in Mario Cavatore da quando da ragazzo, scappato di casa, sbandato ed affamato, fu accolto da alcuni giostrai. «Ero ridotto proprio male», racconta a swissinfo, «avevo avuto problemi con la famiglia. Loro sono stati gli unici che hanno mostrato un interesse per me».

Il coraggio di affrontare il proprio passato

Non era certo nelle intenzioni di Mario Cavatore dare un colpo all’immagine della Svizzera, paese anzi che ammira, e nella postfazione l’autore si sente in dovere di citare altre nazioni in cui fu portata avanti una politica eugenetica (Stati Uniti, Svezia, Germania), per poi sottolineare come la Svizzera almeno ha avuto il coraggio di ammettere le proprie colpe e di far luce sul proprio passato.

«Un romanzo è solo un romanzo e non deve avere bisogno di giustificazioni», precisa l’autore, che confessa a swissinfo: «Della Svizzera apprezzo la sua civiltà multietnica e per me ha la forma di democrazia più perfetta. Non conosco altri posti in cui l’opposizione la fa il popolo, con i referendum».

Nonostante «Il seminatore» tratti una vicenda di una drammaticità disumana, il linguaggio è molto essenziale e pacato. La sofferenza, la solitudine dei personaggi è resa con tratti forti, ma mai forzati. Le descrizioni sono molto vivide.

Al romanzo si sono già interessate diverse case editrici straniere, spagnole, francesi e tedesche e non è escluso che un giorno diventi anche un film.

«Diversi i registi italiani mi hanno già contattato», confessa con meritata soddisfazione Mario Cavatore, che per il momento continua a lavorare come elettrotecnico, e non vede l’ora di andare in pensione per dedicarsi a tempo pieno alla sua vera passione: la letteratura.

swissinfo, Raffaella Rossello

Festivaletteratura: 8-12 settembre Mantova
8 settembre:incontro con Mario Cavatore

«Il seminatore», pubblicato da Einaudi, ha vinto il premio Rhegium Julii, della Fondazione calabra dedicata a Fortunato Seminara.

Tratta il tema della «rieducazione» dei figli degli zingari in Svizzera, strappati alle proprie famiglie.

Al contrario di altri paesi che perpetrarono politiche eugenetiche e che non si scusarono neppure con le vittime, la Confederazione elvetica ha risarcito almeno in parte gli zingari ed ha lanciato un programma specifico del Fondo nazionale svizzero per ulteriori ricerche approfondite sulla convivenza con le minoranze.

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