Dare più spazio ai fiumi per la sicurezza
Le inondazioni dell'agosto 2005 l'hanno dimostrato: arginare i fiumi non protegge contro le piene. Solo la loro rivitalizzazione permette di evitare il peggio.
L’illustrazione di questo concetto è incarnata nel progetto “Rodano-Thur”, effettuato dall’Istituto federale di ricerca sull’acqua (Eawag) che mercoledì ha stilato un primo e positivo bilancio.
Per evitare catastrofiche inondazioni come quella dell’estate del 2005 correggere il corso dei fiumi o costruire degli argini serve a poco. La sola soluzione consiste nel rivitalizzare i fiumi.
È quanto è stato sottolineato mercoledì in occasione della giornata annuale d’informazione dell’Eawag, l’Istituto di ricerca sull’acqua dei Politecnici federali svizzeri, che ha riunito a Zurigo oltre 350 specialisti del settore.
Dare più spazio “vitale” ai fiumi
Oggi, il 24% dei corsi d’acqua svizzeri sono “fortemente perturbati”, “artificiali” o “sotterrati”, si legge nel comunicato dell’Eawag. Una proporzione che sale addirittura al 40% nell’Altipiano.
La lunghezza complessiva lungo la quale sarebbe necessario un intervento per ripristinare i fiumi è di circa 16’000 chilometri.
Negli ultimi 15 anni, i danni provocati dalle alluvioni sono quadruplicati, anche a causa della forte urbanizzazione, culminando nell’estate del 2005 nella catastrofe naturale più costosa degli ultimi cento anni.
Dare più spazio “vitale” ai corsi d’acqua significa soprattutto proteggersi dalle inondazioni, ricordano gli esperti. Ad esempio, gli interventi effettuati lungo l’Engelberger Aa, costati 26 milioni di franchi, hanno permesso di evitare nel solo 2005 danni per 100 milioni di franchi.
Effetti positivi anche sulla biodiversità
Durante la giornata è stato pure stilato un primo bilancio del progetto “Rodano-Thur”, patrocinato dall’Eawag e da numerose altre istituzioni, tra cui l’Ufficio federale dell’ambiente.
Gli studi effettuati in alcuni tratti di questi corsi d’acqua hanno confermato che allargare il letto dei fiumi ha non solo effetti positivi sulla sicurezza ma anche sulla diversità degli habitat.
Alcune condizioni devono però essere rispettate. Ad esempio, la flora e la fauna colonizzeranno più velocemente questi biotopi se più a monte o negli affluenti esistono dei tratti allo stato quasi naturale.
Inoltre, le probabilità di successo di una rivitalizzazione sono molto meno elevate se i corsi d’acqua sono fortemente perturbati, ad esempio su dei tratti con delle officine idrauliche.
Il progetto “Rodano-Thur” sopperisce pure alla mancanza di strumenti adatti per una gestione durevole dei corsi d’acqua alla quale erano confrontati gli attori del settore.
Tre guide dovrebbero colmare questa lacuna: una che spiega in che modo condurre in porto un progetto di rivitalizzazione, una seconda per valutare gli impatti sull’ecologia e sull’economia e una terza per controllare i risultati.
swissinfo e agenzie
Negli ultimi 30 anni, frane e inondazioni hanno provocato danni per circa 10 miliardi di franchi.
Negli ultimi 15 anni, i danni causati dalle alluvioni sono quadruplicati, a causa anche della forte urbanizzazione.
In media, ogni anno i danni ammontano a 300 milioni di franchi.
In questi ultimi sette anni, le autorità hanno stanziato più di 200 milioni per dei progetti di rivitalizzazione.
Il progetto interdisciplinare “Rodano-Thur” (la Thur è un fiume che si getta nel Reno) è stato lanciato nel 2002. Vi partecipano diversi enti ed istituzioni, tra cui l’Istituto federale di ricerca dell’acqua (Eawag) e l’Ufficio federale dell’ambiente.
Obiettivo di questo progetto è sviluppare degli strumenti e dei metodi che possano servire da base per la rivitalizzazione dei corsi d’acqua in un’ottica di sviluppo durevole e di sicurezza contro le inondazioni.
In un secondo tempo si tratterà di valutare in che misura le sistemazioni idrauliche effettuate permettono la riapparizione di habitat alluvionali tipici e la ricostituzione della biodiversità.
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