Dentro le viscere del Monte San Giorgio
La nuova campagna di scavi paleontologici al Monte San Giorgio, patrimonio dell'umanità per il suo valore geologico, sarà per la prima volta guidata dal Ticino.
Gli scavi, che dureranno un mese, hanno però anche un’impronta internazionale: l’Università di Bonn è infatti direttamente coinvolta nei lavori di ricerca e di perlustrazione.
Agli scavi paleontologici in zona Cassina – un’area pianeggiante situata a metà strada tra Meride e il Serpiano – prendono parte anche dei ricercatori cinesi della provincia di Guizhou, dove sono stati rinvenuti dei fossili simili a quelli del Monte San Giorgio.
Esperti svizzeri provenienti da Basilea, San Gallo e Zurigo completano la squadra, che terminerà i lavori di ricerca – estesi su una superficie di circa 15-20 metri quadri – il prossimo 7 ottobre.
Ticino alla guida degli scavi
Quest’anno sarà direttamente il Museo cantonale di Storia naturale (MCSN) a condurre le ricerche. “Dopo un decennio di collaborazione con le Università di Zurigo e di Milano – spiega a swissinfo il direttore del Museo cantonale di Storia naturale Filippo Rampazzi – l’Istituto di paleontologia di Zurigo ha deciso di sospendere le attività di scavo sul Monte San Giorgio”.
I motivi di questa pausa sono legati essenzialmente al riorientamento strategico interno dell’istituto zurighese che non inciderà, tuttavia, sulla possibilità di fare capo alla consulenza scientifica. Di fronte alla successiva rinuncia del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano, il Canton Ticino ha pertanto assunto direttamente la direzione della nuova campagna di scavi.
Garantire continuità all’attività di ricerca, assumendo in proprio la conduzione dell’attività di terreno per renderla indipendente dagli orientamenti delle singole istituzioni esterne, è stata dunque una scelta obbligata. E sicuramente dovuta e doverosa.
Gli impegni nei confronti dell’UNESCO
“Il riconoscimento dell’UNESCO – precisa Rampazzi – non è solo una fonte di prestigio. Implica anche delle precise responsabilità a livello scientifico, a cominciare dalle garanzie di continuità della ricerca. Ricordo del resto che il Cantone ha preso dei precisi impegni nei confronti dell’UNESCO”.
Per la ristrutturazione del Museo dei fossili a Meride, che sarà trasformato in un nuovo “Museo e centro visitatori del Monte San Giorgio”, il Ticino ha finora stanziato un milione di franchi. Un importo significativo che va ad aggiungersi alle spese già sostenute per l’attività scientifica dell’ultimo decennio.
“Negli ultimi 10 anni – precisa ancora a swissinfo il direttor Rampazzi – queste attività hanno comportato per il Museo cantonale di Storia naturale una spesa complessiva di non meno di mezzo milione di franchi, di cui circa 1/4 ricuperato con sussidi da parte della Confederazione”.
“Più si scava – continua Filippo Rampazzi – e più si trovano nuovi tasselli che permettono di ricostruire le condizioni ambientali che regnavano in quelle remotissime epoche del nostro pianeta, quando il San Giorgio era ancora una laguna marina. La campagna di scavo 2006 spera quindi di portare alla luce nuovi indizi di questa affascinante ricostruzione e segna alcune importanti novità”.
Chi cerca… trova…
Ma che cosa sperano di trovare i ricercatori? Rudolf Stockar, conservatore dell’MCSN e responsabile degli scavi, sorride ad una domanda per lui probabilmente ingenua.
“Prima di trovare – risponde a swissinfo con la prudenza del ricercatore – dobbiamo cominciare a scavare, in una località che è comunque già stata sondata in precedenza e che aveva portato alla luce scoperte interessanti: pesci e rettili più o meno adattati alla vita acquatica o spiccatamente terrestri”.
Una delle maggiori scoperte già rinvenute in zona Cassina, correva il 16 agosto 1973, fu una nuova specie di Tanystropheus, il rettile con il collo di giraffa dotato di vertebre cervicali estremamente allungate. “Con questa nuova campagna di scavi – aggiunge Stockar – desideriamo colmare una lacuna nel processo di conoscenza dell’evoluzione del San Giorgio”.
I volontari sul terreno
“Già prima del riconoscimento UNESCO – aggiunge il responsabile degli scavi – il Monte San Giorgio godeva di una tale fama che è sempre stato al centro di accurate ricerche. Ora il nostro compito è di garantire continuità alla ricerca, nel modo più moderno ed unitario possibile, facendo capo ad esperti di fama internazionale”.
Oltre al personale tecnico specializzato svizzero ed estero, agli scavi prenderanno parte per la prima volta anche dei volontari ticinesi. “Il fatto che tra i volontari ci siano dei ticinesi – osserva Filippo Ramazzi – significa che anche tra la nostra popolazione sta maturando una maggiore consapevolezza sul patrimonio rappresentato dal Monte San Giorgio”.
swissinfo, Françoise Gehring, Serpiano
Da oltre 150 il Monte San Giorgio è oggetto di ricerche paleontologiche.
La campagna di scavi 2006 si tiene dall’11 settembre al 7 ottobre.
400 le pubblicazioni scientifiche dedicate al patrimonio paleontologico del Monte San Giorgio.
6 mila i reperti custoditi nel solo museo di Zurigo appartenenti a 35 specie di rettili e 100 pesci, oltre 100 invertebrati e almeno 4 vegetali.
Il Monte San Giorgio è diventato una delle più importanti località al mondo per lo studio della fauna fossile del Triassico medio (da 245 a 230 milioni di anni fa).
Rappresenta una finestra temporale di 15 milioni di anni con una continuità tale da non esistere altrove. Per questo motivo nel mese di luglio del 2003 il Monte San Giorgio è entrato nell’elenco del patrimonio mondiale dell’UNESCO.
La nuova campagna di scavi si prefigge di documentare la successione di strati ubicata tra quelle già studiate dal Museo cantonale di Storia naturale (MCSN) in collaborazione con le Università di Zurigo e Milano a partire dal 1994.
Gli strati di Cassina, a quota 910 metri, sono infatti più giovani di quelli studiati a Acqua del Ghiffo (Campagna 1994-2004) e più vecchi di quelli esplorati nella valle del Gaggiolo (Val Mara, campagna 1996-oggi). In tal senso viene colmata la lacuna oggi esistente.
Si tratta inoltre di ricercare e recuperare del nuovo materiale fossile da destinare allo studio, alla conservazione e alla valorizzazione. Il Canton Ticino, per legge proprietario dei reperti fossili, finora non possiede materiale di questo livello, che rappresenta uno dei cinque principali orizzonti fossiliferi del Monte San Giorgio.
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