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Dieci volte il giro della Terra per lottare contro il cancro

Il professor Giorgio Noseda, premiato quest'anno con lo Swiss Award per il suo impegno nella lotta contro il cancro swissinfo.ch

Premiato con lo Swiss Award, il medico ticinese Giorgio Noseda si è mosso negli ultimi 20 anni su ogni fronte per rafforzare la prevenzione e la ricerca nella lotta contro il cancro.

In un’intervista a swissinfo, l’ex-presidente di Oncosuisse si sofferma sui successi e sulle nuove sfide dell’oncologia in Svizzera, in occasione della Giornata mondiale del cancro.

Giorgio Noseda è stato nominato in gennaio “svizzero dell’anno”, nella categoria società dello Swiss Award, per il suo lungo e intenso impegno nella lotta contro il cancro.

Dopo aver lasciato alla fine del 2006 la presidenza di Oncosuisse – che riunisce le principali organizzazioni attive nella prevenzione del cancro, nel sostegno dei malati e nella promozione della ricerca – il medico ticinese intende impegnarsi ora per la creazione di un registro nazionale dei tumori.

swissinfo: Che cosa ha significato ricevere lo Swiss Award?

Giorgio Noseda: Da una parte è stato un riconoscimento del mio lavoro. Ma credo che, con l’attribuzione di questo premio, si sia voluto anche tematizzare il cancro, sensibilizzare la popolazione sull’importanza della lotta contro questa malattia, che necessita ancora di grande impegno.

Per questo ritengo che il premio sia pure da considerare un riconoscimento dell’attività di quelle persone che hanno lavorato al mio fianco.

swissinfo: Il lavoro di chi si impegna socialmente è sufficientemente riconosciuto in un mondo in cui contano piuttosto le star del cinema e dello sport?

G.N.: La società svizzera sta in piedi grazie a tutto l’immenso lavoro sociale svolto da molte persone, spesso nel silenzio, spesso a riflettori spenti. Nella lotta contro il cancro, per esempio, il ruolo dei volontari è estremamente rilevante. Se mancasse questo impegno, la nostra società andrebbe in crisi.

swissinfo: Perché ha lasciato recentemente la presidenza di Oncosuisse e della Fondazione svizzera per la ricerca contro il cancro, due organizzazioni di cui è stato lei stesso promotore?

G.N.: Ho lasciato la presidenza perché nella vita è giusto essere aperti a nuove sfide, a nuovi progetti. E perché è giusto passare il testimone a qualcun altro. Nel mio impegno ventennale nella lotta ai tumori ho percorso circa 300-400 mila chilometri, ossia dieci volte il giro della Terra.

swissinfo: Quale bilancio traccia di questa intensa attività?

I traguardi principali, che ritengo di avere raggiunto, sono fondamentalmente due. Innanzitutto sono riuscito a raggruppare sotto un unico tetto – Oncosusisse – le principali organizzazioni e istituzioni di lotta contro il cancro attive in Svizzera.

Su mandato delle autorità sanitarie, abbiamo elaborato un programma nazionale di lotta contro il cancro. Questo importante documento, pubblicato l’anno scorso, getta le basi per una nuova strategia di lotta contro i tumori in Svizzera.

Seguendo le nostre indicazioni, per esempio, il responsabile della sanità, Pascal Couchepin, ha deciso che le casse malati devono pagare, ogni due anni, l’esame mammografico dopo la menopausa. Stiamo inoltre preparando una legge federale sulla prevenzione del cancro e di altre malattie.

swissinfo: Quale il secondo traguardo?

G.N.: La creazione della Fondazione svizzera per la ricerca contro il cancro, il cui scopo è la raccolta di fondi da destinare a progetti innovativi di ricerca, sia di base, sia in campo clinico, epidemiologico e psicosociale.

Questa fondazione raccoglie, in media, 16-17 milioni di franchi all’anno. Complessivamente abbiamo messo finora a disposizione più di 80 milioni di franchi, con i quali sono stati sussidiati 450 progetti di ricerca.

swissinfo: A che punto è la ricerca sul cancro in Svizzera? E come si situa la ricerca svizzera su scala internazionale?

G.N.: C’è ancora molto da fare. In base ad una recente analisi abbiamo constatato che la Svizzera non è ai primi posti per quanto riguarda i fondi messi a disposizione per la ricerca: in Europa siamo solamente all’undicesimo posto con circa 2,3 euro per abitante all’anno. Gran Bretagna, Francia o Germania mettono a disposizione il doppio, pro capite, rispetto al nostro Paese.

Ci sono quindi degli spazi per migliorare ancora. Anche se, già oggi, la Svizzera si situa comunque ai primi posti a livello mondiale per quel che riguarda i risultati della ricerca e la cura degli ammalati.

swissinfo: Nonostante il grande impegno dei ricercatori, si ha l’impressione che la lotta al cancro riesca ad avanzare solo lentamente. In Svizzera una persona su quattro muore di questa malattia.

G.N.: Si, è vero. Ma a livello generale la mortalità dovuta al cancro è comunque diminuita, grazie sostanzialmente al miglioramento delle cure. Ma rendiamoci conto che siamo confrontati con un aumento delle forme di cancro.

La lotta deve dunque continuare e la Svizzera deve fare di tutto per issarsi ai primi posti anche per quanto riguarda la prevenzione. In questo campo c’è ancora parecchio da fare perché manca un finanziamento pubblico alla prevenzione e perché molte diagnosi precoci non vengono ancora riconosciute dalle casse malati.

swissinfo: In Svizzera la lotta contro il cancro è in mano ai cantoni, manca a livello nazionale un registro dei tumori. Come mai questa mancanza di lotta unitaria?

G.N.: In Svizzera la salute è di competenza dei cantoni, è un dato di fatto di cui occorre prendere atto. Per quel che riguarda il registro dei tumori siamo in effetti molto in ritardo rispetto ad altre realtà europee e agli Stati Uniti. Attualmente solo in una decina di cantoni esistono registri dei tumori che coprono, assieme, circa il 55% della popolazione.

Un progetto, che sto seguendo attualmente, è proprio quello di creare un Istituto nazionale di ricerca epidemiologica sul cancro. Abbiamo già ottenuto un capitale di base iniziale da parte della ricerca svizzera contro il cancro. Sono in corso trattative con altri finanziatori e spero di poter annunciare la nascita di questo istituto nella prossima primavera.

Intervista swissinfo, Françoise Gehring, Mendrisio

Dopo le malattie cardiovascolari, il cancro figura in seconda posizione tra le cause di mortalità in Svizzera: il 28% degli uomini e il 22% delle donne sono vittime di tumori.
Ogni anno si registrano sul territorio elvetico 31’000 nuovi casi di cancro e 15’000 decessi dovuti a questa malattia.
Il cancro provoca ogni anno la morte di 11 milioni di persone a livello mondiale (12,5% dei decessi).

Nato nel 1938, Giorgio Noseda ha studiato medicina all’Università di Berna, specializzandosi in cardiologia e medicina interna.

Primario in cardiologia e medicina interna prima all’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio e poi all’Ospedale Civico di Lugano, Noseda è stato anche professore di medicina all’Università di Berna.

Il medico ticinese è stato inoltre presidente della Lega svizzera contro il cancro (1989 – 1992), della Fondazione per la ricerca svizzera contro il cancro (1990 – 2006), di Oncosuisse (1999 – 2006) e presiede ancora attualmente l’Istituto di ricerca in Biomedicina di Bellinzona (dal 2000).

Noseda è inoltre impegnato nella creazione dell’Istituto nazionale di ricerca epidemiologica sul cancro, il cui scopo sarà di studiare i fattori di rischio e l’incidenza dei tumori in Svizzera, come pure di Biobank Suisse, una fondazione incaricata di promuovere la ricerca e costituire un archivio di dati e di materiale di studio per la medicina umana.

Fondata nel 1999, la federazione Oncosuisse raggruppa le principali istituzioni che in Svizzera lottano contro il cancro, ossia l’Istituto svizzero di ricerca applicata sul cancro (SIAK), l’Instituto svizzero di ricerca sperimentale sul cancro (ISREC) e la Lega svizzera contro il cancro (LSC).

Oncosuisse svolge funzioni di direzione e di coordinamento nel campo della ricerca, della prevenzione, della diagnosi e della cura del cancro.

La federazione è sostenuta in questa missione dalle donazioni raccolte dalla Fondazione svizzera per la ricerca contro il cancro.

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