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Diga di Ilisu: luce verde del governo

Keystone

Il Consiglio federale è disposto a concedere una garanzia contro i rischi all'esportazione (GRE) di 225 milioni di franchi alle 4 società elvetiche coinvolte nel contestato titanico progetto in Turchia.

La decisione, accolta con favore dalle compagnie implicate, viene criticata dalle organizzazioni non governative (ONG).

Il Consiglio federale ha deciso di dare il suo accordo di principio alle società Alstom, Colenco, Maggia e Stucky, coinvolte nel progetto di costruzione della centrale idroelettrica di Ilisu, in Turchia.

Lo ha fatto “dopo essersi convinto che un vasto lavoro preliminare permetterà di soddisfare appieno le condizioni ambientali, previste dagli usi internazionali vigenti”.

“A questo riguardo – ha affermato la ministra dell’economia Doris Leuthard – è stata redatta una lista di un centinaio di misure di accompagnamento relative agli spostamenti di popolazione, all’ecologia, ai beni culturali e ai paesi limitrofi”.

Retromarcia possibile

“Affinché il governo dia il proprio avvallo definitivo alla garanzia contro i rischi all’esportazione, una ventina di queste condizioni dovranno essere soddisfatte”, ha ricordato la ministra.

Dovranno in particolare essere assicurate le condizioni di vita (formazione, pesca, agricoltura) delle persone sfollate e sarà necessario elaborare un piano relativo all’approvvigionamento di elettricità e infrastrutture (scuole, ospedali). La Turchia dovrà inoltre fornire terre coltivabili in quantità sufficiente.

Stando alla consigliera federale, l’esecutivo potrebbe anche rifiutare la GRE se non venisse fatto nulla.

“Ma questo non è il nostro obiettivo”, ha sottolineato. “Per noi è importante che vengano adottate misure di accompagnamento. La diga verrà costruita in ogni caso”. Se le imprese elvetiche dovessero ritirarsi – ha precisato la responsabile del Dipartimento federale dell’economia – esse verranno sostituite da altre che non per forza rispettano gli standard internazionali.

ONG critiche

Il 12 dicembre scorso alcune organizzazioni non governative svizzere avevano consegnato 37’000 firme chiedendo di rifiutare la GRE per la diga.

A loro dire, il progetto non adempie le condizioni di sicurezza richieste. L’opera comporta lo spostamento di un numero ben superiore di persone a quello previsto originariamente, nonché effetti negativi sull’ambiente e sui beni culturali.

Venerdì, la Dichiarazione di Berna (DB) si è detta delusa dalla decisione governativa. Secondo l’ONG, le autorità di Ankara non hanno ancora dato alcuna prova di voler rispettare le condizioni previste.

La DB chiede al Consiglio federale d’integrare delle ONG nel comitato d’esperti che valuterà il progetto e di non prendere alcuna decisione riguardante la GRE fino a quando gli standard internazionali non saranno rispettati.

swissinfo e agenzie

La diga di Ilisu fa parte di un ampio progetto idroelettrico avviato dal governo turco nel 1991. È prevista la costruzione di 22 dighe e 19 centrali elettriche sui fiumi Tigri e Eufrate.
L’impianto di Ilisu sarà alto 135 metri e largo 1’820 metri. Creerà un bacino di 10.4 miliardi di metri cubi.

Creata nel 1934, la GRE viene oggi utilizzata in più di 150 paesi.

Possono beneficiarne le società esportatrici iscritte al registro di commercio svizzero. Questa possibilità non è offerta (o è offerta in maniera molto limitata) dagli assicuratori privati.

Nel settembre 2004, il Consiglio federale ha approvato una revisione della GRE che amplia la copertura dei rischi anche ai mandati commissionati da privati.

Negli anni ’90, la GRE aveva assicurato delle esportazioni svizzere contestate dal punto di vista ecologico e sociale. Ad esempio nell’ambito della costruzione della diga delle Tre Gole in Cina o di quella di Ilisu in Turchia.

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