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Disarmo nucleare, delusione elvetica

Una razzo pachistano a testata nucleare Keystone

Attiva da sempre in favore del disarmo atomico, la Svizzera deplora il fallimento della conferenza sul Trattato di non proliferazione nucleare.

Secondo il capo della delegazione elvetica Jürg Streuli, la causa principale è l’allenza tra potenze nucleari e paesi in via di sviluppo.

La conferenza quinquennale dell’Organizzazione della Nazioni Unite (ONU) di verifica dell’attuazione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) si è conclusa a New York con la semplice adozione di un rapporto, che riassume le discussioni delle ultime settimane, senza alcuna raccomandazione per il futuro.

Tale epilogo era ormai previsto da giorni, dopo che erano falliti tutti i tentativi di varare un documento finale su cui i 188 paesi membri potessero raggiungere un consenso.

Da parte Svizzera, è stato espresso rincrescimento per gli scarsi risultati dell’incontro, anche se il capo della delegazione elvetica Jürg Streuli si è detto moderatamente fiducioso: «è sicuramente un peccato che non si sia trovata alcuna soluzione concreta, ma non è comunque una tragedia».

Egli ha poi aggiunto che tali situazioni non costituiscono una novità nella trentennale storia del trattato e che sono sempre state superate.

Inoltre, le disposizioni adottate nel 1995 e nel 2000 permangono in vigore. In merito alle ragioni del fallimento dell’incontro statunitense, la delegazione svizzera parla di «alleanza scellerata» tra potenze nucleari e paesi in via di sviluppo.

Impegno svizzero

Da un lato, le potenze nucleari come gli Stati Uniti non vogliono siglare alcun documento che permetta un controllo internazionale più esteso. Dall’altro, numerosi paesi in via di sviluppo desiderano ricorrere all’energia nucleare a causa dell’elevato prezzo del petrolio, rifiutando quindi qualsiasi limitazione.

Da parte sua, la Svizzera si è sempre schierata in favore del disarmo e di un utilizzo controllato e pacifico dell’energia atomica. «Il nostro Paese non è affatto un attore di secondo piano, dal momento che i due quinti della nostra elettricità provengono dal nucleare e che disponiamo di una tecnologia d’avanguardia», ha sottolineato il responsabile della delegazione elvetica.

La Svizzera ha quindi ribadito l’impegno in favore della messa in atto di un accordo, in collaborazione con i paesi sulla stessa lunghezza d’onda. Tra questi, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Sudafrica e Brasile.

A tal proposito Jürg Streuli ha dichiarato che numerose proposte costruttive sono state formulate e saranno discusse in altre occasioni, come l’imminente conferenza sul disarmo a Ginevra e la 60esima assemblea generale dell’ONU, prevista in settembre a New York.

swissinfo e agenzie

Il Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP) è stato siglato il 1. luglio 1968 e ratificato dalla Svizzera nel 1977.
La conferenza di New York è iniziata il 2 maggio e terminata il 27.
Le due precedenti conferenze (1995 e 2000) avevano reso permanente il TNP e definito un intinerario in 13 tappe verso il disarmo nucleare.

I Paesi che partecipano al Trattato di non-proliferazione nucleare (TNP) sono classificati in due categorie: gli Stati dotati di armamenti nucleari (Cina, Francia, Regno Unito, Russia, Stati Uniti) e quelli che ne sono privi.

Il loro impegno è duplice: i primi si impegnano a perseguire un disarmo nucleare generalizzato e totale; i secondi a non sviluppare né dotarsi di simili armi.

Il TNP garantisce inoltre il controllo e il trasferimento delle conoscenze scientifiche a scopi pacifici attraverso l’Agenzia internazionale dell’energia atomica.

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