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Esplode la sindrome dello shopping

La tentazione dello shopping può portare a gravi problemi sociali e psicologici Keystone

Quasi 275'000 svizzeri soffrono di frenesia degli acquisti. Una dipendenza che, in situazioni gravi, provoca problemi relazionali, professionali, fisici e psichici. I debiti fanno il resto.

In soli dieci anni il numero dei dipendenti dallo shopping è raddoppiato. I centri di consulenza finanziaria lanciano l’allarme.

I centri di consulenza per le persone indebitate sono soffocati dalle richieste d’aiuto: in Svizzera sono sempre di più le persone che non riescono a gestirsi finanziariamente.

Ad essere colpiti sono soprattutto le donne e i giovani, lo dimostra uno studio realizzato dall’Alta scuola di studi sociali di Berna. Statisticamente le donne sono addirittura coinvolte due volte più degli uomini. Per reagire a questa tendenza, il centro di coordinazione nazionale dei centri di consulenza finanziaria, lanciano una campagna di sensibilizzazione.

Comprare per essere

Spesso ci si trova di fronte al dilemma: risparmiare e essere «out» o spendere e disporre di tutti gli accessori per far parte del gruppo. Ma se le entrate non corrispondono alle spese, l’indebitamento privato è dietro l’angolo: «Una carriera nelle cifre rosse sembra essere programmata per decine di miglia di persone», è stato ribadito lunedìa Berna durante una conferenza stampa.

Solo in Svizzera, il numero degli adulti con una potenziale dipendenza dallo shopping è stimato a 275’000 persone, il 4,8% della popolazione totale. Chi è soggetto agli «acquisti compulsivi» vive un bisogno incontrollato di consumare e di avere. Questo può portare ad una dipendenza paragonabile a quella dal tabacco o dall’alcol.

Chi è maniaco degli acquisti non riesce infatti a rinunciare a comperare o a consumare servizi, anche quando le conseguenze negative, come l’indebitamento, si fanno sentire. Il conto in rosso è ritenuto una conseguenza necessaria.

«Si tratta di una dipendenza psicologica più che fisica. L’acquisto dà un senso di benessere, di euforia, ma come la cocaina non dura a lungo. Questo stimola alla ripetizione, portando anche alla depressione», spiega a swissinfo Verena Maag, coautrice dello studio.

Giovani allo sbando

La situazione suscita preoccupazione, soprattutto per la posizione dei giovani, acuitasi negli ultimi anni. Secondo delle stime bambini e adolescenti in Svizzera dispongono annualmente di circa 600 milioni di franchi per le proprie spese.

Non è dunque un caso che l’economia abbia scoperto la loro forza d’acquisto e si dimostri particolarmente aggressiva, impiegando in grande stile la pubblicità. Inoltre il pagamento posticipato – un sistema diffuso grazie a carte di credito, conteggi a fine mese, leasing o pagamento a rate – fa perdere il controllo sulle proprie spese.

Di fronte ad un’offerta infinita, molti giovanissimi non riescono a gestire le proprie risorse e sborsano più di quanto potrebbero.

Circa il 25% dei giovani fra i 16 e i 25 anni in Svizzera ammettono di spendere più di quanto hanno in cassa. Spesso è il telefonino cellulare ad essere il colpevole. I centri di consulenza denunciano casi di conti aperti con le compagnie telefoniche per migliaia di franchi.

La campagna di prevenzione

Per questo i centri di consulenza lanciano ora una campagna di prevenzione su più fronti che vuole colpire il problema alla radice. Con il programma «max.money» si intende raggiungere in primo luogo le nuove generazioni, dentro e fuori la scuola, sollevando le domande fondamentali che circondano il proprio rapporto con i soldi.

In forma di gioco si vogliono evidenziare i comportamenti individuali, animare ogni singolo verso le proprie responsabilità e trasmettere le conoscenze necessarie alla gestione del proprio bilancio.

Ma ci si appella anche alla politica con due richieste: il controllo dei crediti, soprattutto i piccoli crediti per il consumo, devono essere sottoposti ad un controllo più severo per evitare che i singoli cadano nel circolo vizioso delle spese senza copertura.

Inoltre, chiedono pubblicamente i rappresentanti dei servizi di consulenza, i loro sforzi devono essere potenziati.

«Gli acquisti compulsivi sono un problema grosso per le vittime e per il proprio ambito sociale, ma in definitiva un problema anche per la società», ha ribadito Jörg Gschwend, presidente del coordinamento nazionale dei centri di consulenza per i debiti.

swissinfo e agenzie

L’indagine condotta dall’Alta scuola di studi sociali di Berna e dall’Istituto di demoscopia Gfs ha coinvolto 705 persone a livello svizzero.

Secondo il campione rappresentativo, il 4,8% della popolazione è dipendente dagli acquisti compulsivi. Queste persone non sanno controllare il proprio bisogno di consumare e non si preoccupano delle conseguenze.

Una ricerca di 10 anni fa, realizzata a Zurigo, quantificava a 2,5% il numero di dipendenti dallo shopping. La cifra è dunque raddoppiata negli ultimi dieci anni.

Particolarmente colpiti i giovani fra i 18 e i 24 anni: il 47% ammette di avere un comportamento «leggero» con le spese. Il 17% ha dei seri problemi nella gestione delle proprie risorse finanziarie.

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