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“Gli abiti del tempo sono infiniti”

Secondo François Thiébaud, la Swissness si traduce in qualità e onorabilità (foto: Tissot)

Confermando una serie ormai pluriennale, anche il 2006 si è rivelato un'annata record per il settore orologiero svizzero: le esportazioni sono cresciute del 10,9%, superando 13,7 miliardi di franchi.

Quali sono i segreti alla base di un tale successo? A colloquio con François Thiébaud, presidente di Tissot, dell’Associazione degli espositori svizzeri e del Comitato internazionale dell’orologeria.

swissinfo: Dopo che già nel 2004 e nel 2005 l’orologeria svizzera aveva raggiunto risultati dorati, il 2006 ha nuovamente superato ogni aspettativa. Come spiegare questa serie di primati?

François Thiébaud: Il settore del lusso, nel quale s’inserisce l’orologeria, beneficia di una congiuntura molto favorevole.

Da una parte il mercato americano, che continua a rappresentare il nostro sbocco principale, viaggia ad alto regime. Dall’altra sentiamo sempre più l’impatto di paesi emergenti quali la Cina, l’India o gli ex paesi del blocco sovietico.

Grazie al boom economico, i cittadini di questi nuovi mercati iniziano a soddisfare le comodità di base. Poi, chi può permetterselo, acquista delle parti di sogno: ad esempio oggetti d’arte. Oppure i nostri orologi di alta gamma.

Vanno inoltre considerate le dimensioni di questi paesi. Se anche solo l’1% dei loro abitanti è ricco, per noi si tratta comunque di un bacino enorme. È una forza trascinante composta da milioni di nuovi clienti.

swissinfo: Cos’è che fa vendere gli orologi svizzeri nel mondo? Qualità o immagine?

F.T.: Entrambe le cose. È un po’ come per la moda francese o il design italiano. La Svizzera ha grandi tradizioni e capacità nel settore. L’orologeria è un settore di dettaglio, ogni elemento dev’essere curato alla perfezione e la Svizzera è famosa per questa sua precisione.

Ma c’è di più. La Svizzera è caratterizzata da quella che definirei una forza tranquilla, pacifica. Il tempo non può essere né dominato né piegato al nostro volere. L’orologeria si limita a mostrarlo e regolarlo. C’è una certa associazione con il nostro paese: chi acquista un orologio svizzero apprezza questa pacatezza.

E poi, guardi il paesaggio che ci circonda. Ci sono delle montagne, dei laghi, delle città pulite. C’è una bellezza nel paesaggio svizzero che contribuisce anche al successo dell’orologeria.

swissinfo: Questa associazione con la Svizzera ed i suoi pregi non rischia però di perdere valore a causa della tendenza alla delocalizzazione di parte della produzione? Parecchi marchi svizzeri acquistano all’estero molte componenti degli orologi.

F.T.: È vero che questa tendenza potrebbe penalizzare l’immagine dei prodotti svizzeri. Ma siamo pur sempre l’unico settore che dispone di un’ordinanza federale che definisce esattamente dei criteri per poter beneficiare del marchio Swiss Made.

Operiamo tuttavia in un’economia globale, non possiamo vivere in autarchia. Se vogliamo fare delle esportazioni dobbiamo anche prestare attenzione ai costi di produzione e dunque, quando ne vale la pena, ricorrere a delle importazioni.

Ma, rifletta: se acquista un’auto tedesca, pensa che tutte le sue componenti siano state prodotte in Germania? No di certo! I nostri orologi sono concepiti, assemblati e controllati in Svizzera e la marca garantisce il prodotto in tutto il mondo. Il legame con il paese e la sua tradizione continua ad esistere.

Inoltre acquistando un orologio svizzero si acquista qualcosa che va oltre le sue componenti. Si acquista la Swissness, che definirei come qualità e onorabilità. Ad esempio, ritengo che un orologio svizzero la cui garanzia è scaduta deve comunque poter essere riparato. È una firma che va onorata.

swissinfo: I concorrenti non stanno però a guardare. Come difendere il primato dell’orologeria svizzera? Come restare i migliori?

F.T.: Più c’è concorrenza, più ci sono emulazioni. È inevitabile. Al contrario, il monopolio uccide l’innovazione. Io sono dunque chiaramente a favore della competizione, che ti obbliga ad essere creativo e a rimetterti sempre in questione.

La chiave del successo sono dunque le buone idee. Per nostra fortuna siamo circondati da molte persone che ne hanno un sacco.

swissinfo: Concretamente, cosa significa oggi avere buone idee nel mondo dell’orologeria? Innovazioni tecniche o di commercializzazione?

F.T.: Fino a qualche decennio fa, le innovazioni riguardavano soltanto la meccanica. Oggi, dopo la rivoluzione nata grazie al fenomeno Swatch, tutto è cambiato e dobbiamo essere creativi a 360 gradi. La qualità tecnica va bene ma da sola non basta più. Facciamo un paragone con il mondo automobilistico: è bene che un’auto abbia un ottimo motore, ma se ha pure una bella carrozzeria è meglio.

La ricerca dell’originalità riguarda dunque tutto: la pura tecnica, il quadrante, la forma della cassa, i materiali, il bracciale, la forma delle lancette. Non ci sono più tabù: pure le forme asimmetriche sono ormai permesse. Inoltre sono cambiati i modi di portare un orologio, il suo ambiente ed il suo ruolo: gli orologi di oggi hanno un’identità, sono accessori vivi che devono ‘sposarsi’ con il loro proprietario.

Insomma, nel nostro mondo l’unico elemento definito e limitato è il tempo stesso: ore, minuti, secondi. I modi di presentarlo e di vestirlo, i suoi abiti, sono invece infiniti.

swissinfo, intervista a cura di Marzio Pescia

Le esportazioni di orologi svizzeri hanno raggiunto nel 2006 un volume record di 13,7 miliardi di franchi, con una crescita del 10,9% rispetto all’anno precedente.
I principali mercati dell’orologeria elvetica sono gli Stati uniti (2,2 miliardi di franchi, +6,1%), Hong Kong (1,9 miliardi, +8,9%), Giappone (1,2 miliardi, +10,4%), Italia (901 milioni, +5,4%), Francia (813 milioni, +21,3%) e Germania (768,7 milioni, +21,0%).

Il marchio Swiss Made viene attribuito in funzione di quanto stabilito da un’ordinanza federale del 1972.

Un orologio è considerato svizzero se il suo movimento è svizzero e se viene assemblato e controllato in Svizzera.

Un movimento, il cuore dell’orologio, è svizzero se viene costruito e controllato in Svizzera e se almeno il 50% delle sue componenti sono di fabbricazione elvetica.

Molti ritengono che, in seguito alla globalizzazione e alle nuove possibilità che ne sono conseguite, queste regole vadano riviste: oggi, molti elementi degli orologi Swiss made sono fabbricati in Asia.

Verso la fine degli anni ’70, l’industria orologiera svizzera era in grave difficoltà soprattutto a causa della concorrenza giapponese.

Il settore ha dovuto fare i conti con una profonda ristrutturazione: da circa 90’000 impiegati nel 1970 si era passati a poco più di 30’000 nel 1984.

Poi, è arrivato lo strepitoso successo degli Swatch, che hanno rilanciato l’industria partendo dal basso: orologi economici alla portata di tutti, colorati, “fun”, diversi l’uno dall’altro.

Oggi il gruppo Swatch è leader mondiale del settore, dispone di 18 marche (tra le quali Tissot) e di 20’000 impiegati in 50 paesi.

Il rilancio di vent’anni fa è stato dunque costruito nella gamma economica. Ora è invece il settore dell’alta gamma e del lusso a fare la fortuna dell’industria orologiera svizzera.

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