Gli astronomi scoprono un nuovo pianeta «abitabile»
Alcuni ricercatori svizzeri ed europei hanno annunciato la scoperta del primo pianeta al di fuori del sistema solare con caratteristiche propizie allo sviluppo della vita.
Chiunque stia pensando di fuggire dalla Terra in direzione del nuovo astro è avvertito: il pianeta si trova a 20,5 anni luce oppure a 240 trilioni di km di distanza.
Il pianeta, ancora senza nome, è stato scoperto da un gruppo di ricercatori dell’Osservatorio dell’Università di Ginevra.
Rispetto alla Terra, il corpo celeste situato fuori dal sistema solare (esopianeta) ha un raggio superiore di una volta e mezzo, una forza di gravità doppia ed una massa cinque volte più importante.
Gli astronomi stimano che la sua temperatura media oscilli tra gli 0 e i 40 gradi centigradi, ciò che lascia aperta la possibilità dell’esistenza di acqua.
«Abbiamo tutti gli ingredienti per lo sviluppo della vita», sostiene Stéphane Udry, astronomo all’osservatorio ginevrino.
«Siamo di fronte a qualcosa di solido o con acqua e più o meno delle stesse dimensioni della Terra. Inoltre, la gravità non è troppo eccessiva e la distanza dalla sua stella è tale da permettere l’esistenza di acqua in forma liquida», spiega a swissinfo.
Spazio cosmico
Il pianeta è stato scoperto utilizzando lo spettrografo Harps (High Accuracy Radial Velocity Planet Searcher), un particolare strumento di progettazione elvetica posto sul telescopio dell’Osservatorio europeo meridionale di La Silla, in Cile.
La sua stella, la cui luminosità corrisponde ad un cinquantesimo di quella del sole, è tra i cento astri più prossimi al nostro sistema solare. «È molto vicino a noi», per usare le parole di Udry.
Un’affermazione probabilmente esatta nel contesto cosmico, ma decisamente ingannevole in termini comuni. «La distanza che ci separa è pari a quella che divide la Terra dalla luna – 400mila km – moltiplicata per 600 milioni», rileva Michel Mayor, direttore dell’Osservatorio di Ginevra.
Le possibilità di poter lanciare una sonda esplorativa alla volta dell’esopianeta – analogamente alla missione su Marte della NASA – sono remote tanto quanto la posizione dell’astro.
«È un’impresa impossibile: ci vorrebbero secoli o addirittura millenni, per raggiungere il pianeta», osserva Udry.
Pianeti abitabili
Due progetti spaziali, uno in Europa (progetto Darwin) e l’altro negli Stati Uniti (Terrestrial Planet Finder), si prefiggono di saperne di più sugli esopianeti abitabili. E questo nonostante le «astronomiche» (è il caso di dirlo) distanze del cosmo.
«Grazie alla luce proveniente da un pianeta si può iniziare a studiare la composizione chimica della sua atmosfera», spiega Stéphane Udry. «Possiamo osservare se c’è acqua e addirittura se sono presenti delle forme di vita. Ad esempio, se ci troviamo di fronte a grandi quantità di ossigeno abbiamo ragione di pensare che ci deve essere qualcosa di vivente, che appunto ha prodotto l’ossigeno».
Per gli astronomi di Ginevra, scovare tracce di vita nello spazio è importante sia dal punto di vista filosofico, che da quello sociologico. Secondo loro, più le nostre conoscenze sullo sviluppo della vita dell’universo sono ampie, meglio riusciremo a capire il nostro pianeta.
«Con l’avanzare delle ricerche ci convinciamo che è solo una questione di tempo, e di tecnologie, prima di scoprire, su altri pianeti, forme di vita analoghe alla nostra», conclude Udry.
swissinfo, Adam Beaumont, Ginevra
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)
La cosiddetta «super Terra» è il più piccolo tra gli esoplaneti finora scoperti.
Come segnalato da Michel Mayor, direttore dell’Osservatorio di Ginevra, il nuovo astro è il primo a presentare condizioni favorevoli allo sviluppo della vita.
Il gruppo di ricercatori all’origine della scoperta include scienziati del Laboratorio di astrofisica di Grenoble (Francia), dell’Istituto di astrofisica di Parigi e del Centro di astronomia e astrofisica di Lisbona.
Il nuovo pianeta impiega 13 giorni per compiere un giro attorno al suo «sole».
La sua massa è cinque volte quella della Terra.
Raggio: una volta e mezza quella del nostro pianeta.
La luminosità della sua stella è di circa 50 volte inferiore a quella del sole.
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