Gli scienziati tendono la mano alla gente
Nella notte tra venerdì e sabato, il cielo di Zurigo è stato invaso da robot volanti. Portavano alla popolazione della città il messaggio dei loro costruttori: la scienza si può osservare da vicino.
I robot e altre esperienze interattive hanno caratterizzato la prima «notte della ricerca» svizzera. A livello europeo l’iniziativa è una realtà dal 2005.
Genetica, nanotecnologia, fisica cosmica, tecnologie dell’informazione e della salute: a Zurigo la scienza è uscita dal laboratorio e si è riversata nelle strade della città. La gente comune ha così avuto la possibilità di vedere e farsi spiegare da vicino progetti come l’automobile Swiss PAC che detiene il record mondiale di distanza percorsa con un litro di benzina.
I passanti sono stati invitati a partecipare ad esperimenti di tutti i tipi, a scoprire l’impatto positivo che la scienza ha sulla loro vita di tutti i giorni o anche semplicemente a chiacchierare con i ricercatori.
È stata la prima volta che la Svizzera ha aderito – grazie all’iniziativa del Politecnico e dell’Università di Zurigo – alla notte della ricerca ideata dalla Commissione europea e giunta ormai alla terza edizione.
Per il portavoce del Politecnico, Matthias Erzinger, l’obiettivo di questa manifestazione è di gettare dei ponti tra il pubblico e gli addetti ai lavori. In questo modo è possibile relativizzare l’ammirazione incondizionata per la scienza, ma anche le paure che suscita.
«Da sempre la società è affascinata dalla scienza, ma nel contempo ne ha paura», spiega Erzinger a swissinfo. «Fino a qualche tempo fa la principale fonte d’inquietudine era la ricerca nucleare ora le paure si concentrano sulla genetica. Le cose nuove incutono sempre timore».
«Noi volevamo mostrare alla gente l’importanza della ricerca scientifica per la loro salute e il loro futuro. Il contatto diretto con i ricercatori ha permesso al pubblico di constatare che anche chi indossa un camice è una persona normale».
Zurigo, faro scientifico
Due anni fa, in occasione dei festeggiamenti per i suoi 150 anni, il Politecnico di Zurigo aveva organizzato una manifestazione simile. Il successo di quell’iniziativa ha convinto i ricercatori a scendere in strada venerdì sera.
L’adesione alla notte della scienza indetta dalla Commissione europea è inoltre un modo per sottolineare i rafforzati legami tra i diversi settori della ricerca scientifica in Europa. Con l’adesione al settimo programma quadro, la Svizzera è ormai pienamente integrata nell’Europa della ricerca e può contare su un miglioramento della comunicazione e della cooperazione con altri paesi europei.
Grazie al buon lavoro del Politecnico e dell’Università di Zurigo, Matthias Erzinger ritiene che oggi Zurigo sia diventato uno dei centri europei di ricerca più importanti.
La reputazione dei due atenei zurighesi attira nella città sulla Limmat un numero sempre maggiore di aziende internazionali. «Zurigo sta acquisendo un’importanza mondiale», racconta Erzinger. «Qui abbiamo i laboratori di ricerca dell’IBM, il laboratorio di ricerca europeo di Microsoft e il centro di ricerca europeo di Google».
«Abbiamo la fortuna di poter contare sulle sinergie di un numero considerevole d’istituti privati e pubblici che generano un potenziale notevole, soprattutto nei settori delle scienze naturali e della medicina», conclude Erzinger.
swissinfo, Matthew Allen, Zurigo
traduzione, Doris Lucini
La terza notte della ricerca è stata organizzata in 150 città europee distribuite in 29 paesi.
L’iniziativa è nata nel 2005 in seno alla Commissione europea che l’ha integrata ai programmi quadro di ricerca e sviluppo.
La notte della ricerca si tiene l’ultimo venerdì di settembre.
All’edizione 2007 ha partecipato per la prima volta anche la Svizzera; la notte della ricerca è stata organizzata a Zurigo.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.