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I cannoni da neve feriscono la flora alpina

Alcuni additivi impiegati per la neve artificiale hanno un effetto concimante Keystone

I lavori di scavo o di appiattimento del terreno per preparare le piste da sci innevate artificialmente danneggiano i terreni e la vegetazione alpina.

Anche la composizione dell’acqua usata nei cannoni, con o senza additivi, potrebbe avere effetti a lungo termine di cui non si conoscono le conseguenze. Lo rivela uno studio.

Il riscaldamento climatico fa sì che da qualche anno a questa parte per sciare si debba far ricorso sempre più spesso alla neve artificiale. Ma se i danni dell’innevamento artificiale in sé sono lievi, quelli causati dai lavori edili per preparare le piste all’innevamento sono gravi. Su una pista senza asperità bastano infatti poche decine di centimetri di neve. Perciò alcune piste vengono appiattite, il terreno spianato e compresso.

Si scava, si rimuovono pietre, tronchi e cespugli anche per far posto ai cannoni, ai tubi dell’acqua, i cavi elettrici, o per costruire rampe all’uscita degli impianti di risalita, che facilitano la partenza agli sciatori. Questi interventi, fatti in estate, danneggiano la vegetazione, che a volte ci mette anni a ricrescere.

Uno studio su larga scala

Se esistevano già studi su singole piste, per la prima volta l’Istituto Federale per lo Studio della Neve e delle Valanghe di Davos ha messo a confronto i dati di diverse stazioni sciistiche svizzere.

Uno dei risultati è che, come è facile immaginare, se si fa in fretta a spianare, ci vogliono anni perché la natura si riprenda: «Sulle piste spianate non è così facile ripiantare un prato, come si farebbe in città, perché l’ecosistema alpino è molto più fragile», spiega a swissinfo Birgit Ottmer, addetta stampa dell’Istituto di Davos.

Lo studio ha preso in considerazione più gli effetti sulla vegetazione, e meno il problema dell’erosione dei terreni. Ma è evidente che sulle piste da sci, dove vi è una minore presenza di vegetazione e di radici, aumenta il rischio che i terreni si sfaldino, siano queste innevate artificialmente o meno.

Additivi biologici

Christian Rixen, uno degli autori dello studio, sottolinea un effetto sulla flora specifico della neve artificiale: accorcia il periodo in cui le piante possono crescere, perché si scioglie più tardi, rispetto a quella naturale. Inoltre è più ricca di elementi nutritivi di quella piovana. Ciò provoca variazioni del tipo di vegetazione, soprattutto nei terreni poco fertili, come quelli paludosi.

A destare qualche perplessità è inoltre anche l’uso di additivi biologici nell’acqua dei cannoni, che ne favoriscono la cristallizzazione. Si tratta di batteri inerti, che fanno gelare l’acqua più in fretta e a temperature inferiori. A medio termine vengono assorbiti bene dai terreni, come qualsiasi altro materiale organico.

«Ma gli effetti a lungo termine non li conosciamo ancora, perché è solo da qualche anno che si usano i cannoni», fa notare Luca Vetterli, segretario di Pro Natura Ticino.

L’uso dei cannoni da neve è regolato a livello cantonale: «Una verifica di impatto ambientale delle aree innevate viene fatta a partire dai 5 ettari», specifica Felix Maurhofer, portavoce dell’associazione degli impianti di risalita. «Di solito i responsabili degli impianti cercano un dialogo con le organizzazioni ambientaliste prima di effettuare degli interventi, per evitare ricorsi», sottolinea Maurhofer.

Punti dolenti

Ma ci sono casi di abusi anche molto gravi, come ad Airolo, dove è stata addirittura spianata una pista di più di 15’000 metri quadrati senza alcun permesso. «Purtroppo le pecore nere ci sono dappertutto», ammette Maurhofer.

Pecore «nerissime», per il segretario di Pro Natura Ticino, che a nome dell’associazione ha inoltrato un ricorso. Ormai però il danno era stato fatto.

Al di là di questo caso singolo, una regola importante che i responsabili degli impianti dovrebbero rispettare è che più si sale di quota, più l’ecosistema diventa fragile: «Al di sopra del livello naturale del bosco, un intervento dell’uomo può causare conseguenze che durano anche secoli», puntualizza Vetterli.

«Noi non siamo contrari allo sci, ma dovrebbe essere l’uomo ad adattarsi alla natura e non il contrario», conclude. Ingenuo idealismo? Non proprio, visto che varie inchieste d’opinione mostrano che gli sciatori continuano a preferire la neve naturale.

swissinfo, Raffaella Rossello

In Svizzera si calcola che il 10% circa delle piste da sci venga innevato artificialmente, la tendenza è all’aumento.

In Austria sono il 40%.

Senza additivi, ci vuole una temperatura di -7 gradi perché l’acqua dei cannoni si trasformi in neve. A temperature superiori vengono aggiunti all’acqua degli additivi.

Lo studio ha preso in considerazione centinaia di specie vegetali, tra le quali genziana, crocus, soldanella.

Ha rivelato che sulle piste da sci cresce l’11% di piante in meno.

Gli ultimi studi sull’impatto della neve artificiale sulla flora alpina rivelano che sebbene la neve artificiale protegga le piante dal gelo, e dagli sciatori (che nelle zone poco innevate calpestano effettivamente le piante), i danni provocati dalle modifiche del terreno e il trasporto di tubi dell’acqua e di elettricità per alimentare i cannoni superano di gran lunga i vantaggi.

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