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I datori di lavoro contano sui dipendenti anziani

Le imprese devono creare posti adatti per i loro collaboratori anziani Keystone

Per garantire il futuro del sistema pensionistico e per assicurarsi una manodopera sufficiente, l'Unione padronale svizzera vuole conservare più a lungo nel circuito produttivo il personale anziano.

Prima è però necessario estendere la riflessione a tutta la società e adattare la politica del personale, in particolare favorendo il lavoro a tempo parziale e il pensionamento flessibile.

La Svizzera invecchia e entro 10 anni i datori di lavoro prevedono di dover far fronte ad una penuria di manodopera. Inoltre, al pari di tutti i paesi industrializzati, la Confederazione si troverà confrontata a un problema maggiore: come continuare a finanziare il sistema pensionistico.

Martedì, l’Unione padronale svizzera (UPS) ha presentato le sue strategie per cercare di attutire l’impatto dell’invecchiamento demografico, aumentando la partecipazione dei lavoratori anziani al processo produttivo.

Conoscenze da valorizzare

«In questi ultimi anni ci si è ispirati generalmente al modello dei deficit per trattare la questione dei lavoratori anziani. Questo approccio è risultato fondamentalmente sbagliato e oggi ci si riferisce soprattutto al modello delle competenze», ha dichiarato il presidente dell’UPS Rudolf Stämpfli.

In altre parole, i dipendenti più vecchi hanno sì alcune carenze, ma hanno soprattutto delle conoscenze che vanno valorizzate.

Per dare una chance ai lavoratori anziani, le imprese devono attuare «una politica del personale adatta», chiede l’organizzazione.

Nel suo prospetto, presentato martedì e intitolato «Strategie per l’impiego dei senior», l’UPS formula una serie di raccomandazioni per raggiungere l’obiettivo.

Raccomandazioni alle imprese

Il padronato propone prima di tutto di rimpiazzare l’età di uscita dal lavoro attuale, fissata a 65 anni, con delle forme di pensionamento più flessibili e negoziate in maniera individuale.

Per conservare i dipendenti più anziani, l’UPS raccomanda alle imprese di sviluppare le competenze specifiche di questi lavoratori, di puntare sulla formazione continua e di creare dei posti di lavoro che corrispondono alle loro attitudini.

L’Unione padronale è però cosciente che questo processo sarà ancora lungo. Attualmente i lavoratori anziani non sono richiesti sul mercato del lavoro e hanno difficoltà a trovare un nuovo impiego, ha sottolineato Rudolf Stämpfli.

L’organizzazione chiede quindi che le condizioni di assunzione siano neutrali: un datore di lavoro non deve essere sfavorito finanziariamente (premi d’anzianità, versamenti per le prestazioni sociali, ecc.) quando assume un dipendente più anziano.

Sindacati soddisfatti

I sindacati hanno accolto con una certa soddisfazione il fatto che «i datori di lavoro si siano finalmente preoccupati della problematica dei lavoratori anziani», come ha dichiarato a swissinfo Ewald Ackermann, dell’Unione sindacale svizzera.

«Consideriamo il prospetto come un invito fatto a tutte le associazioni padronali a familiarizzarsi con questo tema – prosegue Ackermann. Il bisogno d’agire si fa in effetti sentire soprattutto in seno alle imprese stesse».

Gli ambienti sindacali hanno lanciato l’iniziativa popolare «L’AVS a partire da 62 anni», mentre l’Unione padronale vuole che la gente lavori più a lungo. Secondo Ackermann, non vi è però un fossato tra le due posizioni. «Le due parti vogliono la flessibilità. Noi siamo dell’opinione che il fatto di ritirarsi dalla vita attiva non debba avere ripercussioni troppo pesanti sulle rendite».

swissinfo

Visti i problemi provocati dall’invecchiamento demografico, l’obiettivo del governo svizzero è di far sì che le persone più anziane rimangano più a lungo sul mercato del lavoro.

In particolare le autorità vogliono eliminare gli incitamenti al pensionamento anticipato e incoraggiare a lavorare più a lungo.

Al fine di favorire le capacità lavorative e la motivazione, si vuole pure intervenire per migliorare le condizioni sanitarie sul posto di lavoro.

Inoltre, il governo vuole sensibilizzare opinione pubblica e imprese sulle discriminazioni di cui sono spesso oggetto i lavoratori più anziani e favorire modelli lavorativi più adatti.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato lo scorso mese di ottobre un rapporto intitolato “Invecchiamento e politica dell’impiego”.

L’organizzazione stima che la proporzione di persone anziane inattive rispetto ai lavoratori raddoppierà entro il 2050, passando dal 38 al 70%.

Un simile scenario rappresenta una pesante minaccia per la crescita dei paesi industrializzati e per le loro finanze pubbliche.

L’OCSE stima che l’unica soluzione per evitare l’impoverimento e il fallimento dei sistemi pensionistici è di prolungare la vita attiva.

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