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I medici chiedono la fine della moratoria

Nelle campagne mancano medici di famiglia Severin Nowacki

Da cinque anni in Svizzera è in vigore una moratoria per l'apertura di nuovi studi medici, un provvedimento che suscita le ire dei dottori.

Mancano generalisti, avverte l’Associazione svizzera dei medici assistenti e capiclinica, che propone un modello alternativo.

“Un’idea da osteria”: è in questi termini polemici che l’Associazione svizzera dei medici assistenti e capiclinica (ASMAC) ha definito la moratoria in vigore da cinque anni sull’apertura di nuovi studi medici. Secondo l’ASMAC, questa misura non ha avuto nessun influsso sul contenimento dei costi della salute.

“Il provvedimento ha però avuto tutta una serie di effetti controproducenti, ostacolando l’innovazione e frenando i cambiamenti strutturali”, indica a swissinfo Peter Studer, presidente dell’associazione.

Concretamente ciò significa che i medici restano più a lungo negli ospedali, specializzandosi, mentre sul terreno comincia a farsi sentire una carenza, in particolare in campagna, di generalisti.

Timori di un’invasione dall’UE

La moratoria è stata introdotta nel luglio del 2002. L’obiettivo era di far sì che il mercato svizzero, in seguito all’entrata in vigore della libera circolazione delle persone, non venisse inondato da medici provenienti dai paesi dell’Unione Europea. Nel 2005 il provvedimento è stato prorogato fino al luglio del 2008.

Per evitare un’ulteriore proroga, una delle soluzioni allo studio è di abolire il principio dell’obbligo di contrarre, ossia l’obbligo per le assicurazioni malattia di collaborare e risarcire tutti i fornitori di prestazioni sanitarie. In quest’ottica, l’ASMAC ha proposto un suo modello alternativo.

Il progetto prevede di rafforzare il sistema del “Care Manager”, ossia quando un solo medico – in generale il medico di famiglia – prende a carico il paziente e coordina l’insieme dei trattamenti necessari. Le prestazioni degli specialisti sono rimborsate solo se è il “Care Manager” a prescriverle.

Frenare l’aumento dei costi

In tal modo viene frenato il libero accesso agli specialisti, ciò che dovrebbe condurre a uno “sviluppo dei costi controllato” nel settore della sanità. Inoltre, pur mantenendo la libera scelta del medico di famiglia, le proposte dell’ASMAC prevedono che in caso di cambiamento di “Care Manager” le spese amministrative siano fatturate direttamente al paziente. “Sono misure che diminuiscono i costi e che aumentano l’efficienza dell’assistenza sanitaria”, sottolinea Studer.

Secondo il presidente dell’ASMAC, la moratoria ha altri svantaggi: poiché non è possibile rimpiazzare un gabinetto individuale tradizionale con uno studio collettivo nel quale operano più medici, molti giovani dottori sono svantaggiati.

“Questo tipo di studi corrisponde all’idea di lavoro che hanno i giovani dottori, che non sono più disposti a lavorare senza interruzione per dei mesi o durante il fine settimana”, osserva Peter Studer.

Moratoria “discriminatoria”

L’associazione mantello delle assicurazioni malattia Santésuisse è pure contraria a una moratoria che giudica “discriminatoria”. Secondo il suo portavoce Peter Marbet, questo provvedimento fa sì che i medici che sono già nel sistema siano privilegiati rispetto a coloro che ne sono esclusi.

“La nostra proposta è di lasciare la libertà di contrarre”, afferma Marbet. “Non tutti i medici dovrebbero essere automaticamente rimborsati dalle casse malati, vi dovrebbe essere una certa libertà nel poter scegliere con quali lavorare. In questo modo si potranno negoziare prezzi e contratti e i giovani medici e quelli più anziani avranno le stesse opportunità”.

Secondo Santésuisse, questo sistema dovrebbe permettere di contenere l’aumento dei costi, poiché regolerebbe il numero di medici.

Intavolare il dibattito

Per l’associazione mantello delle assicurazioni malattia è chiaro che ora tocca al mondo politico agire e trovare delle alternative alla moratoria. “Per anni si è schivato il dibattito sulla libertà di contrarre, sul Managed Care e sui modelli di medico di famiglia. Ora speriamo che venga intavolato”, dice Marbet.

In seno al Dipartimento dell’interno (DFI), responsabile della moratoria, si sta valutando la situazione. In discussione vi è la proroga della moratoria o la revoca dell’obbligo di contrarre, spiega il portavoce del DFI Marc Crevoisier. A fine agosto, il parlamento si occuperà della questione.

“Il problema non è che ci sono pochi medici generalisti, ma che sono mal ripartiti geograficamente”, sottolinea Crevoisier. Essi tendono a concentrarsi nelle città piuttosto che aprire degli studi nelle campagne e questo problema non si risolverà sopprimendo l’obbligo di contrarre.

swissinfo, Susanne Schanda
(traduzione di Daniele Mariani)

La moratoria sull’apertura di nuovi studi medici è stata introdotta nel luglio del 2002 dall’allora ministra degli interni Ruth Dreifuss, quale provvedimento per cercare di far fronte all’esplosione dei costi della salute.

La misura era volta soprattutto a impedire un afflusso massiccio di medici provenienti dai paesi dell’Unione Europea, che grazie all’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone potevano stabilirsi molto più facilmente in Svizzera e aprire un proprio gabinetto.

In mancanza di altre alternative, dopo tre anni il provvedimento è stato prorogato fino al 3 luglio del 2008.

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