I parchi naturali tornano in parlamento
Il governo non vuole partecipare al finanziamento di nuovi parchi naturali. Ma il parlamento potrebbe non essere d'accordo.
Dopo che il Consiglio federale l’aveva stralciata dal piano di legislatura 2003-2007, la revisione della Legge sulla protezione della natura e del paesaggio torna sui banchi del Consiglio degli Stati.
Nel 1914 la Svizzera creò, con spirito pionieristico, il primo parco nazionale dell’arco alpino e dell’Europa centrale, nella regione di Zernez, all’estremità sud-orientale del cantone dei Grigioni.
Da allora però lo slancio innovatore elvetico in questo settore è andato scemando. In Svizzera il parco nazionale di Zernez è rimasto unico nel suo genere. Nel frattempo, gli altri paesi europei hanno ampiamente recuperato il ritardo, realizzando un gran numero di aree protette riconosciute e sostenute dallo Stato.
«Certo, in Svizzera ci sono oltre 2000 aree protette a vario titolo. Ma sono piccole, quasi nessuno ne conosce l’esistenza», fa notare Otto Sieber, segretario centrale dell’organizzazione ambientalista Pro Natura. «Un riconoscimento da parte dello Stato contribuirebbe a far aumentare nella popolazione la consapevolezza dell’importanza di proteggere la natura».
La questione non è tuttavia rilevante solo dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. L’esperienza europea dimostra infatti che i parchi naturali possono dare un impulso importante allo sviluppo economico sostenibile di regioni periferiche e strutturalmente deboli.
«La visibilità dei parchi può essere utilizzata ai fini del marketing di una regione», osserva ancora Sieber. «Per questo oggi si guarda alla creazione di nuovi parchi come a uno strumento di politica regionale. Il Parco nazionale genera un valore aggiunto annuo pari a 17 milioni di franchi».
Verso una legge sui parchi
L’argomento economico ha finito per far breccia anche fra le autorità cantonali e regionali elvetiche, in genere poco propense ad un approccio puramente «ambientalista» nei confronti del patrimonio naturale.
Negli scorsi anni si è formata un’ampia coalizione intenzionata a fornire una base legislativa federale alla creazione di nuovi parchi naturali. Un impulso importante in tal senso è venuto anche dalla campagna per un secondo parco nazionale, lanciata da Pro Natura nel 2000.
Inizialmente, il governo ha sostenuto l’idea. Nell’autunno del 2002 un progetto di revisione della Legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio è stato sottoposto alle parti interessate, nel quadro di una cosiddetta procedura di consultazione, ottenendo un’eco complessivamente positiva.
Il progetto definiva tre tipi di area protetta d’importanza nazionale: dai parchi nazionali veri e propri, caratterizzati da un nucleo a protezione assoluta, alle zone protette in aree urbane, passando per i parchi regionali, orientati ad uno sviluppo ecologicamente sostenibile del territorio.
Una parte dei finanziamenti per la realizzazione e la gestione delle aree protette doveva essere assunta dalla Confederazione. I servizi e i prodotti dei nuovi parchi dovevano potersi avvalere di un marchio di qualità.
Il governo cambia idea
La questione dei parchi naturali sembrava destinata con ciò a giungere rapidamente ad una conclusione. Ma nel febbraio del 2004, a sorpresa, il governo ha deciso di cancellare la revisione dal programma di legislatura 2003-2007, ritenendo che in un’epoca di tagli di bilancio la Confederazione non dovesse assumersi nuovi oneri finanziari.
Per molti osservatori, la svolta non era che uno dei primi segnali del nuovo corso di destra imboccato dal governo dopo la conquista di un secondo seggio da parte dell’Unione democratica di centro (UDC) e l’ingresso in governo del suo leader, Christoph Blocher.
La decisione ha suscitato molte reazioni. Oltre 300 comuni si sono rivolti al Consiglio federale per chiedere di rivedere la decisione. E numerosi parlamentari si sono attivati per imporre all’esecutivo di tornare sui suoi passi.
«I profitti generati da un parco vanno a vantaggio dell’economia regionale, non direttamente di chi ne assume i costi di gestione», ricorda Otto Sieber. «Inoltre buona parte dei parchi sorgerebbe in cantoni finanziariamente deboli, che non possono assumersi da soli i costi».
L’opposizione alla decisione governativa ha dato i suoi frutti. La maggioranza dei deputati delle due camere ha dato il proprio appoggio ad una mozione del consigliere agli Stati radicale Dick Marty, che chiedeva al governo di trasmettere al parlamento il disegno di legge sui parchi naturali.
Parchi sì, finanziamento no
Il Consiglio federale ha parzialmente ceduto, presentando nel febbraio 2005 un nuovo progetto, che riprende a grandi linee quello precedente. Con una differenza sostanziale però: il finanziamento dei parchi da parte della Confederazione rimane escluso.
Della legge si occuperà, nel corso della sessione di giugno delle camere, il Consiglio degli Stati (camera dei cantoni). E di nuovo i segnali che giungono dal parlamento indicano la volontà di tornare al progetto originario. La commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati, che ha preparato il dibattito, ha reinserito nella legge il finanziamento federale.
Secondo la commissione, le sovvenzioni della Confederazione potrebbero ammontare a circa 10 milioni di franchi l’anno. Grazie ad una riorganizzazione dei fondi destinati all’Ufficio federale per l’ambiente, le foreste e il paesaggio (UFAFP), la misura non dovrebbe tuttavia comportare maggiori uscite per le casse dello Stato.
Intanto, numerose regioni che hanno già da tempo avviato dei progetti per la realizzazione di aree protette di importanza nazionale sono in attesa. Se le due camere, com’è probabile, approveranno la revisione – il Consiglio nazionale ne dovrebbe discutere in autunno – i primi parchi potrebbero ottenere un riconoscimento federale nel 2007.
swissinfo, Andrea Tognina
Il progetto elaborato dal governo prevede il riconoscimento da parte della Confederazione di tre tipi di aree protette di importanza nazionale:
– i parchi nazionali, in cui in un’ampia area centrale non è possibile nessun intervento umano;
– i parchi naturali regionali, in cui l’attività umana è possibile, ma è sottoposta a particolari vincoli di tutela ambientale;
– i parchi naturali peri-urbani, che devono servire a proteggere aree naturali in zone densamente popolate.
Il riconoscimento permetterebbe ai parchi di utilizzare un marchio di qualità per i propri prodotti e servizi.
A differenza del governo, la commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati è favorevole ad un sostegno finanziario da parte della Confederazione alla realizzazione e alla gestione dei parchi.
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