Il CERN non ha tagliato completamente i ponti con la Russia
Lo scorso inverno il CERN, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare, ha deciso di porre fine alla sua cooperazione con la Russia. Ma rimane un'eccezione.
Il contratto tra il CERN e la Bielorussia è scaduto alla fine di giugno, mentre la cooperazione tra l’istituto ginevrino e la Russia terminerà a dicembre.
I ricercatori e le ricercatrici interessate dalla misura sono più di 400. Già oggi sono autorizzati a svolgere solo ricerche limitate al CERN.
Una porta non completamente chiusa
La decisione dello scorso dicembre di escludere definitivamente Russia e Bielorussia è stata politica e in parte controversa. La decisione è stata presa dal Consiglio del CERN, in cui i Paesi membri hanno due rappresentanti ciascuno.
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Alla fine di giugno, questo stesso organo ha però deciso di estendere la cooperazione del CERN con un istituto di ricerca russo. Si tratta del Joint Institute for Nuclear Research (JINR), con sede a Doubna, non lontano da Mosca.
Critiche alla collaborazione
Perché il CERN fa un’eccezione? Il portavoce Arnaud Marsollier spiega che l’istituto è organizzato a livello internazionale ed è quindi simile al CERN. Diversi Paesi collaborano in attività di ricerca. Tra questi, degli Stati dell’Asia centrale e del Caucaso, come pure la Corea del Nord.
Per il capo della delegazione ucraina, Borys Grynyov, che rappresenta l’Ucraina nel Consiglio del CERN, questo istituto è un progetto dominato dalla Russia. Secondo Grynyov, le ricerche condotte lì non hanno solo scopi pacifici. Almeno alcune delle ricerche portate avanti a Doubna hanno delle applicazioni dette a doppio uso, il che significa che possono essere utilizzate anche per scopi militari, puntualizza.
Gli interessi di Putin
Il delegato ucraino al CERN fa riferimento alla visita del presidente russo Vladimir Putin all’istituto di Doubna a metà giugno. L’aspetto eclatante di questa visita è che era presente anche il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev. Secondo il comunicato stampa, la discussione si è focalizzata sullo sviluppo di tecnologie importanti per la Russia.
Vladimir Putin ha poi elogiato il centro di ricerca di Doubna. Gli sforzi congiunti di scienza e industria sono fondamentali anche per la sicurezza del Paese, ha dichiarato. L’esatta natura delle tecnologie che saranno sviluppate rimane tuttavia segreta e l’istituto non ha risposto alle richieste di informazioni di SRF.
Il portavoce del CERN, da parte sua, si esprime solo in termini generali. Il CERN conduce solo ricerche pacifiche, il che vale anche per tutte le collaborazioni internazionali, dice Arnaud Marsollier. Il CERN, aggiunge, aveva già limitato fortemente le sue relazioni con l’istituto russo dopo lo scoppio della guerra, e ora le relazioni sono simboliche.
L’Ungheria si oppone all’esclusione
I due terzi dei voti necessari per escludere il JINR dal CERN non sono stati raggiunti alla riunione del Consiglio del CERN tenutasi alla fine di giugno. Molti Paesi si sono astenuti. Le ricerche di SRF mostrano che l’unico Stato che si è opposto chiaramente all’esclusione è stato l’Ungheria, una nazione molto critica nei confronti della politica di sanzioni dell’Occidente.
László Lengyel, vicedirettore del Dipartimento ungherese per l’istruzione e la ricerca, è membro del Consiglio del CERN. A suo avviso, non si tratta di una decisione politica, ma semplicemente della continuazione di una collaborazione di ricerca che sta funzionando bene.
Mantenendo una collaborazione limitata con il JINR, il CERN non ha quindi tagliato tutti i ponti con la Russia, nonostante la guerra.
Testo tradotto con l’aiuto di DeepL/lj
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