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Il Consiglio d’Europa di fronte al tabù dell’eutanasia

L'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha respinto il rapporto di Dick Marty Keystone

Nonostante forti opposizioni, martedì il parlamentare svizzero Dick Marty ha presentato uno scottante rapporto sull'eutanasia al Consiglio d'Europa.

Il testo invita i governi europei a depenalizzare gli interventi destinati a raccorciare le sofferenze dei malati terminali.

“Capita molto di rado che l’assemblea parlamentare decida di rinunciare ad un voto finale su un progetto di risoluzione”, sottolinea Estelle Steiner, portavoce del Consiglio d’Europa.

“Può succedere quando il dibattito concerne temi molto delicati, sui quali non è possibile trovare un consenso”.

E il tema, presentato martedì dal parlamentare svizzero Dick Marty, rimane troppo delicato e complesso anche per l’Europa di questo inizio 2000: depenalizzare, a condizioni ben precise, l’eutanasia passiva e attiva.

Finora, soltanto due paesi, l’Olanda e il Belgio hanno osato compiere questo passo. E, soprattutto, hanno osato affrontare pubblicamente una realtà molto diffusa in Europa, ma quasi sempre nascosta o ignorata dalle stesse autorità.

Mancanza di trasparenza

“Oggi vi è una notevole e inquietante discrepanza tra la realtà, documentata dai pochi studi disponibili, e l’ordinamento giuridico. E quindi dovremmo, perlomeno, chinarci sul tema”, afferma Dick Marty.

Secondo un’inchiesta condotta in 6 paesi europei, tra cui la Svizzera, e pubblicata l’anno scorso dalla nota rivisita medica “The Lancet”, dal 20 al 50% dei malati terminali ricorrono ad una forma o all’altra di eutanasia, aiutati dal personale medico.

Ma quasi nessun medico osa parlarne apertamente, poiché l’assistenza al suicidio è punibile per legge oppure si scontra a severi principi etici e religiosi.

“Soltanto pochissime condanne vengono pronunciate in Europa. E questo dimostra che sussiste una chiara mancanza di trasparenza o una grande ipocrisia su questo tema”, sostiene il senatore del Partito liberale radicale.

Tabù pericoloso

“L’Olanda e il Belgio, che hanno avuto il coraggio di adottare delle regolamentazioni, sono stati accusati di aver introdotto l’eutanasia. In realtà, hanno introdotto dei meccanismi che rendono l’eutanasia più difficile, dal momento che ora è diventata più trasparente e sottoposta a maggiori controlli”, ritiene Dick Marty.

In non pochi paesi europei, le varie forme di eutanasia rimangono in una nebulosa giuridica o non sono neppure contemplate dalla legge.

Per aiutare dei pazienti che vogliono porre fine alle loro sofferenze, i medici e gli infermieri sono quindi spesso costretti a muoversi nella clandestinità o ad agire nell’illegalità.

Da un lato, secondo Marty, bisogna smettere di considerare i medici come degli omicidi. E dall’altro, occorre evitare che sia soltanto il medico a decidere sull’eutanasia, come spesso succede attualmente anche in Svizzera.

Una decisione simile dovrebbe piuttosto venir affidata ad una commissione etica. E, prima ancora, deve essere definita in dettaglio da una legge.

“Il tema dell’eutanasia è diventato un tabù. E secondo me, quando si trasformano dei problemi così gravi in tabù, si aprono le porte ai peggiori abusi”.

Attacchi e pressioni

Accettato di stretta misura dalla Commissione delle questioni sociali, della salute e della famiglia, il rapporto del parlamentare svizzero è stato rinviato a più riprese al momento della sua presentazione dinnanzi all’assemblea del Consiglio d’Europa.

Secondo Dick Marty, sulla questione dell’eutanasia sussiste una certa divisione geografica, che si denota anche tra i parlamentari europei. Mentre l’Europa del Nord e dell’Ovest sta diventando sempre più sensibile al problema, il Sud e l’Est rimangono piuttosto ostili.

L’uomo politico ticinese si dice stupito dalle forti pressioni e dai duri attacchi subiti in questi ultimi mesi: “Sono stato addirittura accusato di sostenere l’eugenismo o di voler reintrodurre le camere a gas. Probabilmente non hanno neppure letto il mio progetto di risoluzione, formulato tra l’altro al condizionale”.

Un progetto che si limita a proporre tre cose ai governi europei: fare una radiografia della situazione nei loro paesi, aprire il dibattito su questi dati e, eventualmente, considerare la possibilità di depenalizzare l’eutanasia quando non vi sono alternative e un paziente, che soffre le pene dell’inferno, ne fa richiesta seria, ripetuta e cosciente.

Decenni di discussioni

Per evitare che il dibattito venga semplicemente affossato dall’assemblea parlamentare, Marty ha preferito rinunciare al voto finale.

Tra i membri del Consiglio d’Europa prevalgono i timori sui rischi di abusi in caso di depenalizzazione. Ma anche importanti riserve di natura morale: l’eutanasia viene considerata da molti incompatibile con il diritto fondamentale alla vita, con il divieto di dare morte intenzionale, con le dottrine religiose e con la stessa deontologia medica.

Ma per Marty, nonostante le resistenze, il tema è destinato a diventare sempre più presente nella nostra società. In Olanda e Belgio ci sono voluti alcuni decenni di discussioni prima di giungere ad una regolamentazione.

“È un problema che tocca valori estremamente importanti, ma anche la nostra vita quotidiana. Quasi ognuno di noi è confrontato, prima o poi, con la lunga agonia di un conoscente, le interminabili sofferenze di un genitore, E in questi casi ci si rende conto che bisogna perlomeno parlare di questo problema e che è ipocrita continuare a tacere”.

swissinfo, Armando Mombelli

Nato nel 1949, il Consiglio d’Europa rappresenta la più vecchia istituzione politica del continente.
Ha sede a Strasburgo e raggruppa attualmente 45 paesi.
Tra i suoi obbiettivi figurano la tutela e la promozione di alcuni principi fondamentali: democrazia, diritti umani, coesione sociale, sicurezza dei cittadini e diversità culturale.
Pur non essendo vincolanti, le sue risoluzioni devono essere prese in considerazione dagli Stati membri.

In Svizzera si distinguono le seguenti forme di eutanasia.

Eutanasia attiva diretta: omicidio intenzionale allo scopo di raccorciare la durata delle sofferenze. Punibile per legge anche se è stata la vittima a farne richiesta.

Eutanasia attiva indiretta: somministrazione di sostanze destinate ad alleviare le sofferenze, i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita. Non regolata dalla legge.

Eutanasia passiva: rinuncia ad applicare o interruzione di misure che permettono di prolungare la vita. Non regolata dalla legge.

Assistenza al suicidio: punibile solo se accordata per motivi di natura egoistica.

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