Il passaporto svizzero non va a ruba
Nessun paese in Europa concede la cittadinanza agli stranieri al ritmo frenetico della Svizzera, sostengono i promotori dell'iniziativa sulle naturalizzazioni in votazione il 1. giugno. Eppure, dalle statistiche ufficiali emerge un quadro diametralmente opposto.
In vista della votazione popolare sull’iniziativa “Per naturalizzazioni democratiche”, nelle città svizzere è riapparso un vecchio manifesto della destra nazional-conservatrice.
Le cinque mani di diverso colore che afferrano dei passaporti rossocrociati erano già state utilizzate nel 2004: allora avevano sortito l’effetto sperato, visto che la maggioranza dei votanti aveva respinto – come voluto dall’Unione democratica di centro (UDC), primo partito del paese – l’acquisizione facilitata della cittadinanza elvetica per i giovani stranieri di seconda e terza generazione.
Di fronte ad un tema – quello della naturalizzazione degli stranieri – che solleva pareri contrastanti in Parlamento, accende le discussioni tra amici e anima i dibattiti televisivi, è doveroso staccarsi dall’aspetto puramente emotivo per gettare uno sguardo sugli unici dati certi: le cifre.
Nel 2007, indica l’Ufficio federale della migrazione (UFM), 45’042 stranieri residenti nella Confederazione hanno ottenuto la cittadinanza elvetica (il dato non tiene conto delle ri-naturalizzazioni di bambini degli Svizzeri dell’estero). Su una popolazione straniera di 1,57 milioni di persone, si tratta di una percentuale del 2,8%.
La guerra delle cifre
«Se paragoniamo la Svizzera alla maggior parte dei paesi europei – rileva il portavoce dell’UFM – il tasso di naturalizzazione è decisamente inferiore». Jonas Montani cita l’esempio del 2005: «In Svizzera la proporzione è stata del 2,4%, mentre si è registrato un 3,8% in Danimarca, 4,5% in Austria, 4,8% in Francia, 5,5% in Gran Bretagna o ancora 7,1% in Belgio e 8,2% in Svezia». In Germania, la percentuale è invece stata dell’1,6%.
Per l’UDC, nessun altro paese naturalizza al contrario così tanti stranieri quanto la Svizzera. Come evidenzia un grafico sul sito dei promotori dell’iniziativa, 530 persone (su 100’000 abitanti) hanno ottenuto il passaporto rosso nel 2002. In Svezia i naturalizzati sono stati 490 e in Francia appena 230. Risultati che si discostano dunque nettamente dalle cifre dell’UFM. E allora, chi ha ragione?
Dal momento che si parla di numeri, giriamo la domanda agli esperti in materia. «In demografia – spiega a swissinfo Marcel Heiniger dell’Ufficio federale di statistica – si dovrebbe sempre rapportare un avvenimento alla popolazione interessata, che in questo caso è costituita dalla popolazione di nazionalità straniera». Non è quindi corretto considerare la popolazione totale (stranieri e svizzeri) come hanno fatto i promotori dell’iniziativa.
«Affermare che nessun paese naturalizza quanto la Svizzera non è giustificato né dal punto di vista statistico, né da quello demografico», sottolinea Heiniger.
Serbi in testa
L’anno scorso, i più numerosi (10’428) ad aver ottenuto il passaporto rossocrociato sono stati i cittadini serbi, seguiti da italiani (4’759), turchi (3046) e bosniaci (3’008). Ad eccezione degli immigrati italiani e tedeschi, è stata constatata una tendenza al ribasso tra il 2006 e il 2007.
A livello cantonale, Zurigo (9’156), Vaud (5’997) e Berna (4’427) sono tra i più propensi a rilasciare la cittadinanza ai propri stranieri. Nel gruppo di testa rientra anche il Ticino, con 2’061 naturalizzazioni.
«In media nazionale – rammenta Jonas Montani – il 20% delle domande è respinto».
Più naturalizzazioni, ma pure più stranieri
Nell’ultimo decennio, l’evoluzione del numero di residenti stranieri ad aver ottenuto la nazionalità elvetica ha segnato una costante crescita: poco più di 19’000 nel 1997, 30’000 nel 2002 e oltre 46’000 nel 2006.
Una progressione che ha diverse spiegazioni, osserva Montani: «Tra le principali vi è il riconoscimento della doppia nazionalità da parte di Svizzera e Italia del 1992. Un accordo che vista l’importanza della comunità italiana nella Confederazione [circa 300’000 immigrati] ha inciso parecchio sulle statistiche».
«Nel 2006, quando la Germania ha fatto altrettanto, il numero di naturalizzati di origine tedesca è quasi raddoppiato», aggiunge. In seguito al rifiuto della naturalizzazione facilitata degli stranieri di seconda e terza generazione nel 2004, diversi cantoni hanno inoltre alleggerito le loro procedure.
La popolazione straniera, rammenta ancora il portavoce dell’UFM, è cresciuta del 30% tra il 1991 e il 2007 e quindi ci sono molte più persone che soddisfano i criteri per depositare una domanda. «Attualmente i potenziali candidati adulti sono circa 774’000».
Come detto, soltanto una minoranza richiede effettivamente la nazionalità elvetica. I cittadini europei, già sostenuti dagli accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles, si aspettano probabilmente pochi vantaggi dal passaporto rosso. E per diversi paesi, non sussiste alcun riconoscimento della doppia cittadinanza.
swissinfo, Luigi Jorio
Stranieri in Svizzera (2007): 1’570’965, il 21% della popolazione.
L’anno scorso, il 2,8% degli stranieri (45’042 persone) ha acquisito la nazionalità svizzera.
Si tratta principalmente di immigrati serbi, italiani, turchi e bosniaci.
La Svizzera applica il principio detto “ius sanguinis” (diritto di sangue), che prevede l’ottenimento della cittadinanza per discendenza materna o paterna: un bambino è svizzero se nasce da genitori sposati dove almeno uno è svizzero. Il medesimo criterio è applicato da diversi paesi europei, tra cui la Germania e l’Austria.
In alcuni Stati, come gli USA, il Canada o l’Australia, la cittadinanza si acquisisce direttamente alla nascita nel paese in questione (“ius soli” o diritto di suolo).
In altre nazioni, ad esempio in Francia e Italia, è invece in vigore un sistema misto.
Dal 1992, in Svizzera è ammessa la doppia cittadinanza senza limitazioni.
La naturalizzazione, ovvero l’acquisizione della cittadinanza in un momento successivo alla nascita, può essere di due tipi.
Ordinaria: può essere richiesta dopo una residenza stabile in Svizzera di almeno dodici anni (gli anni tra il decimo e 20esimo anno di età contano doppio). Le autorità federali valutano se sussiste un rischio di compromettere la sicurezza sociale, mentre cantoni e comuni – ai quali va inoltrata la domanda – verificano se le condizioni richieste (integrazione, adeguamento agli usi e costumi locali,…) sono soddisfatte.
Agevolata: è riservata ai coniugi stranieri o ai figli di cittadini svizzeri. La competenza è interamente affidata alla Confederazione, anche se cantoni e comuni sono dapprima interpellati e godono del diritto di ricorso.
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