Il pensiero italiano, antico ma vivo
La storia della presenza italiana in Svizzera ha inizio oltre 500 anni fa, grazie all'immigrazione di professori, teologi e scienziati.
Attivi a vari livelli della vita politica e culturale, gli italiani nella Confederazione hanno fornito un contribuito importante grazie alla loro influenza scientifica ed intellettuale.
In generale, si fa iniziare la storia della presenza italiana in Svizzera con i rifugiati politici delle lotte risorgimentali e con il primo massiccio afflusso di lavoratori, in concomitanza con i grandi trafori ferroviari alpini della seconda metà dell’Ottocento.
È forse meno nota al grande pubblico la presenza di piccole comunità italiane sin dalla fine del medioevo e l’importanza dell’influenza scientifica ed intellettuale italiana oltre Gottardo.
Illustri personaggi a Ginevra e Basilea
Comunità toscane e genovesi, legate all’attività fieristica della città, erano presenti a Ginevra già nel XV secolo; qui come in altre città svizzere, lucchesi e fiorentini furono all’origine dell’attività bancaria.
A Basilea, i contatti commerciali con le città italiane facilitarono l’acquisizione di professori italiani, al momento della fondazione dell’Università (1460).
La Riforma e la Controriforma favorirono l’istallazione di famiglie e personaggi illustri italiani nelle città protestanti svizzere. A Ginevra, i Diodati, i Turrettini e i Calandrini provenienti da Lucca, sono stati all’origine d’importanti attività economiche, come l’industria serica; perfettamente integrati nell’élite cittadina, hanno dato al paese d’adozione diversi giuristi, teologici, scienziati.
Da una altra famiglia lucchese rifiugiatasi a Ginevra, proviene ad esempio Jean-Jacques Burlamaqui o Burlamacchi (1694-1748), uno dei più insigni giuristi del suo tempo.
A Basilea, centro editoriale di rinomanza europea, un altro lucchese, Pietro Perna (1520-1582) pubblica in latino Macchiavelli e Guicciardini, per farne conoscere il pensiero nell’Europa del Nord.
Tra gli universitari rifugiatisi a Basilea per sfuggire all’inquisizione spicca il torinese Celio Secondo Curione (1503-1569), letterato di fama internazionale.
Il «Patto» di Pellegrino Rossi
Ad avere un ruolo intellettuale e politico di spicco nella prima metà del XIX secolo, furono alcuni italiani della prima generazione.
Il più celebre è Pellegrino Rossi (1777-1848), giurista di formazione, approdato a Ginevra come profugo politico nel 1815. Ottenuta la cittadinanza nel 1820, entrò nel legislativo cantonale e fu a più riprese delegato alla Dieta federale, l’assemblea che in quegli anni riuniva i rappresentanti dei Cantoni confederati.
Primo professore cattolico nella riformatissima accademia di Ginevra, vi introdusse l’insegnamento dell’economia politica e della storia svizzera. Nel 1832, Pellegrino Rossi è autore di un progetto di Costituzione federale detto «Patto Rossi», con il quale cerca di conciliare l’autonomia cantonale con le esigenze di uno Stato federale; troppo in avanti sui tempi, il progetto fu respinto dalla maggioranza dei Cantoni.
Sempre a Ginevra, Filippo Camperio (1810-1882), di Lodi, partecipò al movimento liberale intorno al 1840, fu professore di diritto, consigliere di Stato, più volte deputato alle Camere federali e persino candidato al Consiglio federale nel 1868. Le modalità di naturalizzazione e di accesso ad alte cariche politiche erano allora molto più rapide di oggi, favorite anche dalle affinità sociali tra i protagonisti.
Prima uomini, poi ingegneri
Nel 1855, la Confederazione affidò al napoletano Francesco De Sanctis (1817-1883) la cattedra di lingua e letteratura italiana del neocostituito Politecnico federale di Zurigo, che avrebbe dovuto diventare il crogiuolo della classe dirigente elvetica.
Tratto dalla prolusione di De Sanctis, il motto «prima di essere ingegneri voi siete uomini» è inciso in italiano su un bassorilievo nell’edificio che ospita il Politecnico.
De Sanctis inaugura una presenza d’illustri italianisti nel mondo accademico elvetico, che continuerà soprattutto a Friburgo dalla fine del XIX secolo, con Paolo Arcari, Giulio Bertoni, Bruno Migliorini, Gianfranco Contini ed altri.
Negli atenei svizzeri, il contributo italiano contribuì anche allo sviluppo delle scienze sociali. Dopo il già menzionato Pellegrino Rossi, troviamo Amedeo Melegari a Losanna e Maffeo Pantaleoni a Ginevra come professori di economia politica, ma soprattutto per lunghi anni a Losanna Vilfredo Pareto (1848-1923), torinese di formazione e di cultura, economista e sociologo di fama mondiale, confutatore della teoria marxiana del valore e teorico della storia quale «lotta di élite».
Una presenza intellettuale sempre viva
All’inizio del XX secolo, la colonia italiana in Svizzera (intorno alle 200’000 unità), contava anche alcune centinaia di professionisti e una piccola ma distinta schiera di professori universitari. È invece più conosciuta la presenza intellettuale e culturale antifascista degli anni trenta.
La presenza scientifica e intellettuale italiana è rimasta viva fino ai giorni nostri: basti pensare al premio Nobel Carlo Rubbia presso il CERN o al neuropatologo Adriano Aguzzi, specialista mondiale del morbo della vacca pazza, professore a Zurigo.
È invece diventato più arduo per gli italiani naturalizzati assurgere a cariche importanti in ambito politico: sembra per ora remota la possibilità che un «secondos» acceda al Consiglio federale.
Marco Marcacci
Nonostante l’indiscutibile contributo fornito dagli immigrati italiani alla Svizzera, la società elvetica non sempre ha accettato armoniosamente la loro presenza.
Nel 1896 ad esempio, la comunità residente a Zurigo ha vissuto giorni difficili, dopo che una zuffa tra un lavoratore edile italiano ed un arrotino alsaziano scatenò un’ondata di incredibile violenza contro gli italiani.
I locali della città da loro gestiti e frequentati furono assaliti e danneggiati.
Erano circa 200’000 gli italiani in Svizzera ad inizio ‘900.
Oggi si aggirano invece attorno alle 300’000 unità.
Quattro italiani su dieci provengono dal Nord della Penisola, mentre oltre la metà ha origine dalle regioni meridionali e dalle isole.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.