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Il Politecnico vuole dare forma al futuro

Il nuovo presidente del Politecnico federale di Zurigo, Ernst Hafen. ETHZ

Il professore Ernst Hafen, dallo scorso primo dicembre presidente del Politecnico di Zurigo, espone le sue visioni a swissinfo.

Hafen vuole che la Scuola Politecnica federale mostri la strada da seguire in materia di educazione in Svizzera, cambiando il sistema di insegnamento e tessendo legami più stretti con l’industria.

Ricercatore di fama internazionale nel campo delle scienze naturali, Ernst Hafen dirige dal primo dicembre scorso la prestigiosa scuola zurighese.

Oltre ad essere uno scienziato di primo piano, Hafen è anche un imprenditore di successo: la sua ditta, fondata nel 1998, produce strumentazioni per la diagnosi e la terapia dell’Alzheimer ed occupa oltre 35 dipendenti. Uno spirito imprenditoriale che vuole trasmettere agli studenti.

Hafen ritiene pure che la tassa d’iscrizione possa essere uno strumento adeguato da un lato per far sì che gli studenti valutino meglio le loro scelte, dall’altro per consolidare il finanziamento dell’istituto.

swissinfo: Quali sono i suoi principali obiettivi in qualità di presidente del Politecnico federale di Zurigo?

Ernst Hafen: Ne ho formulati cinque. Il primo concerne l’insegnamento. Voglio mettere su un piedistallo non solo i migliori ricercatori, ma anche i migliori insegnanti. Oggi la conoscenza è disponibile ovunque grazie ad internet. Dobbiamo perciò modificare la maniera di insegnare, allontanandoci dal principio di solamente trasmettere la conoscenza e di esaminare gli studenti.

Il secondo campo che mi sta a cuore è la promozione dei giovani talenti. Questa deve iniziare prima che gli studenti approdino all’università. Possiamo valutarli prima che si iscrivano e durante i loro studi assisterli dando loro dei feedback e consigliandoli su un piano di carriera affinché possano prendere decisioni appropriate.

Un altro aspetto è quello della diversificazione delle fonti di finanziamento. L’insegnamento e la ricerca sono diventati globali e dobbiamo restare al passo con la Cina, Singapore o gli Stati Uniti. Possiamo farcela solo se pure i finanziamenti staranno al passo. Non possiamo aspettarci che lo Stato incrementi di molto i suoi sforzi. Dobbiamo perciò cercare di concentrarci su altre fonti di introito, come ad esempio i sussidi da parte dell’industria.

Per quanto concerne il trasferimento di tecnologia, vogliamo promuovere lo spirito imprenditoriale dei nostri studenti, affinché possano rendersi conto di poter utilizzare quanto hanno scoperto per lanciare la loro società. Nello stesso tempo, vogliamo sviluppare centri di competenza in settori attrattivi per il mondo industriale.

Infine, il quinto obiettivo riguarda la comunicazione. In occasione del 150° anniversario del Politecnico, nel 2005, la comunicazione ha funzionato molto bene. Nei prossimi anni, questo aspetto sarà sempre più importante.

swissinfo: In futuro gli studenti dovranno pagare di più per assicurare la propria educazione?

E.H.: Per me è chiaro che migliorare il sistema educativo ha un suo prezzo. Dovremo sicuramente discutere delle tasse d’iscrizione.

Gli studenti devono essere coscienti del fatto che tasse più alte non impediranno a nessuno di studiare, ma che però forse renderanno più attenti molti giovani alla scelta dell’indirizzo scolastico. Oggi, circa il 30% degli studenti abbandona dopo il primo anno.

Una decisione più precoce non guasta. Gli studenti cambierebbero molto meno facilmente direzione sapendo quanto costerà a loro o alla loro famiglia.

swissinfo: Qual è la più grande sfida alla quale sarà confrontato?

E.H.: Di continuare ad attirare i migliori professori e i migliori studenti.

swissinfo: Presta molta attenzione alle classifiche delle università?

E.H.: Gli studenti sceglieranno sempre più spesso dove studiare… Queste valutazioni continueranno ad esistere, siano esse buone o cattive, giuste o sbagliate. Sono il riflesso di un mercato dell’educazione più trasparente e sempre più globalizzato.

swissinfo: La recente moratoria sugli organismi geneticamente modificati approvata dal popolo svizzero è una minaccia per il vostro istituto?

E.H.: Cinque anni fa un voto simile avrebbe praticamente ucciso la nostra campagna di reclutamento, ma oggi nella nostra scuola abbiamo già un certo numero di professori internazionalmente riconosciuti attivi in questo campo.

Negli anni ’60 tutti erano contrari al cemento, ciò che ha danneggiato le assunzioni di ingegneri civili. Negli anni ’80 erano le centrali nucleari ad essere nel mirino e nessuno voleva occuparsi di fisica nucleare.

Il voto dello scorso novembre evidenzia chiaramente l’importanza della comunicazione. Se potessimo tornare indietro, agli inizi delle piante geneticamente modificate, procederemmo in maniera diversa. Se fossimo partiti con delle arance geneticamente modificate che hanno un gusto migliore e si conservano più a lungo rispetto a quelle tradizionali sono sicuro che le reazioni negative non sarebbero state così forti come oggi.

Per il momento, i consumatori non vedono i benefici degli organismi geneticamente modificati.

swissinfo: Al termine del suo mandato, che scuola vorrebbe lasciare?

E.H.: Durante la settimana che abbiamo dedicato alle visioni per il futuro nel quadro delle celebrazioni per il 150° anniversario della scuola, il pubblico ha riconosciuto il ruolo trainante della nostra istituzione e si aspetta che anche in futuro il Politecnico svolga un ruolo di pioniere. Si tratta di una sfida entusiasmante.

Essere a capo della Scuola Politecnica federale di Zurigo è un incarico veramente emozionante, perché siamo già molto forti. Siamo all’avanguardia nelle scienze naturali, in fisica, chimica, architettura, ingegneria, biotecnologia, scienze dell’informazione e nelle nanotecnologie.

Se riusciremo a far lavorare assieme le persone, avremo un’opportunità fantastica di dare forma al futuro.

swissinfo, intervista di Matthew Allen
(traduzione ed adattamento di Daniele Mariani)

Ernst Hafen ha studiato biologia all’Università di Basilea, dove ha conseguito un dottorato. La sua carriera accademica lo ha poi portato negli Stati Uniti, all’Università di Berkeley, in California, e in seguito è diventato direttore dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Zurigo.
Per i suoi studi sul metabolismo genetico e sulla crescita cellulare è stato insignito di numerosi premi, tra i quali il premio Ernst Jung, il premio Friedrich Miescher e il premio Otto Naegel.
Hafen è stato membro della commissione di ricerca del Fondo nazionale svizzero e responsabile editoriale di diverse pubblicazioni.

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