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Il problema delle finanze pubbliche

Il responsabile delle finanze pubbliche è per natura sotto pressione: combattere contro le brame e clientelismi è fondamentale per mantenere l’equilibrio di bilancio.

Il compito in questo campo – con tanti attori assetati di contributi e sgravi – è stato ben più difficile.

Villiger, da bravo liberale, non si è mai stancato di ribadire la necessità di misura nelle spese, ma la spesa pubblica, rispetto al prodotto interno lordo, è cresciuta anche nei 14 anni del suo regno sul salvadanaio pubblico (dall’11,2% al 12,5 %).

Per reagire, Villiger ha promosso un progetto di legge per tenere a bada la voglia di spendere: il «freno all’indebitamento». La proposta passa anche davanti al popolo, lo Stato non può spendere più di quanto incassa. Ma le critiche crescono: la Confederazione si tarpa le ali, non è più possibile intervenire in modo anticiclico per rilanciare l’economia.

Malgrado la buona volontà e le nuove regole del ministro, il Parlamento ha però infranto praticamente tutti i suoi sogni di un bilancio equilibrato. I disavanzi annuali superano ormai le cifre dei suoi predecessori socialisti, tradizionalmente ritenuti più spendaccioni.

Il debito è ora a livelli mai visti: a fine 2002 era di 122 miliardi di franchi. Non consola più affermare che il buco è meno profondo di quello dei paesi vicini, legati ai criteri di convergenza di Maastricht.

Tagli e sgravi

Con una riforma fiscale Villiger voleva favorire i consumi e alleggerire il carico fiscale delle famiglie. Ma il Parlamento ha votato uno sgravio fiscale che supera quello immaginato dal ministro. Parallelamente la difficile congiuntura ha imposto un programma radicale di risparmio da 3,5 miliardi.

Ma le commissioni parlamentari in euforia elettorale stanno smontando pezzo per pezzo la manovra per salvare la propria clientela o per evitare conseguenze alle assicurazioni sociali o ai settori dell’economia più protetti, come l’agricoltura.

I sogni rimasti nel cassetto

Villiger ha dovuto gestire delle crisi importanti. Una per tutte: il crollo di Swissair. La nuova compagnia di bandiera Swiss, fortemente voluta da Villiger, dimostra però che, in un mondo globalizzato, le cose non possono essere semplicemente corrette a livello nazionale.

Fra transizione e capitalizzazione, la Confederazione ha speso due miliardi. Ormai del capitale pubblico, come del sogno di veder risorgere una compagnia simbolo dei valori del paese, è rimasto ben poco.

Un ulteriore progetto è la nuova perequazione finanziaria. Il grande disegno rivede tutti i rapporti fra comuni, cantoni e Confederazione al livello più importante: il flusso finanziario. Il progetto, che non è ancora passato al vaglio delle Camere, è grande quanto la storia e la varietà del paese e Villiger non riuscirà ormai più ad apporvi la sua firma.

swissinfo, Daniele Papacella

Il Dipartimento federale delle finanze ha un ruolo chiave nella gestione della Cosa pubblica elvetica.

La distribuzione delle risorse è un elemento centrale di regolazione dell’economia e dei servizi pubblici.

Dopo gli anni di Otto Stich, dove le casse godevano di una certa salute, il peggioramento dell’economia e gli sviluppi demografici e sociali che hanno fatto aumentare le spese. Questo ha reso difficile il lavoro del successore Kaspar Villiger.

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