Il rapporto Bergier in versione scolastica
È lo studio più approfondito sul ruolo della Svizzera durante la Seconda guerra mondiale, ora il rapporto Bergier dovrebbe essere adattato per le scuole.
Un’operazione che si scontra con l’opposizione di chi ritiene che il rapporto sia di parte e non offra un’analisi oggettiva del periodo in questione.
Completato nel marzo del 2002, il rapporto Bergier è molto critico nei confronti dell’operato del governo e dell’industria svizzeri durante la Seconda guerra mondiale.
Diretto dal professor Jean-François Bergier, storico, lo studio mette in evidenza alcune gravi mancanze della politica nazionale, in particolare il trattamento che la Svizzera riservò ai rifugiati, la sua collaborazione con il regime nazista e la poca solerzia nella restituzione degli averi depositati dalle vittime del nazismo.
Una commissione del canton Zurigo ha ora raccomandato di introdurre nei programmi scolastici una versione abbreviata del rapporto Bergier.
Nel corso del mese d’ottobre, il dipartimento dell’educazione di Zurigo deciderà se approvare o meno il testo scolastico. In caso di luce verde, il libro sarà disponibile anche per le scuole degli altri cantoni di lingua tedesca.
Con il sostegno di Bergier
Benché non direttamente coinvolto nella stesura del testo scolastico, il professor Bergier ha pubblicamente espresso il suo appoggio al progetto.
«La versione originale del rapporto è enorme, rasenta le 11’000 pagine», confida Bergier a swissinfo. «Una versione breve è assolutamente necessaria se si vuole che i giovani abbiano accesso ai risultati delle ricerche della commissione».
«Spero anche che quest’operazione possa suscitare l’interesse del grande pubblico. È molto importante per un popolo essere a conoscenza del suo passato, quello glorioso, ma anche quello cattivo. Una nazione può avere una visione chiara del suo futuro solo se ha compreso ed accettato il suo passato».
Critiche
Il rapporto Bergier, pubblicato l’anno scorso, ha riscontrato l’approvazione totale del governo e dei media. Non tutti però lo hanno accettato senza riserve. Le critiche più forti sono arrivate dagli ambienti di destra. Luzi Stamm, parlamentare dell’UDC (Unione democratica di centro) e presidente del Gruppo d’interesse svizzero Seconda guerra mondiale, è uno degli avversari più tenaci del rapporto Bergier.
«Prendo atto del fatto che qualsiasi nuovo libro di storia dovrà menzionare il rapporto Bergier quando parlerà della Seconda guerra mondiale», dichiara Stamm. «Quello che temo è che questi libri assumano lo stesso tono di fondo del rapporto Bergier, un tono che mette l’accento esclusivamente sui punti negativi».
«È ovvio che in sei anni di guerra si siano commessi degli errori. Ma il rapporto Bergier sceglie di mettere in luce il destino di un rifugiato respinto alle frontiere svizzere, piuttosto che parlare dei 99 che sono stati accolti; sceglie di dare spazio ai pochi che sostennero Hitler, piuttosto che sottolineare come la maggioranza della popolazione lo avversasse».
«Credo che per noi sarà difficile impedire che il libro in questione raggiunga le classi scolastiche, ma sono convinto che nei prossimi 15-20 anni il popolo criticherà il rapporto Bergier con la stessa forza con cui quest’ultimo attacca la Svizzera del tempo di guerra».
Approvazione degli ambienti ebraici
Dal canto suo, Bergier nega che le conclusioni della commissione siano «antisvizzere», e, come confida a swissinfo, spera che il testo scolastico contribuisca a provarlo, speranza che è condivisa dalla Federazione svizzera delle comunità israelite.
«È qualcosa per cui abbiamo lottato sin dalla pubblicazione del rapporto Bergier» racconta a swissinfo Alfred Donath, presidente della Federazione. «Riteniamo molto importante che i giovani vengano a conoscenza delle attitudini della Svizzera e del destino degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale».
«Sono d’accordo sul fatto che non si debba parlare solo degli aspetti bui della faccenda. Non bisogna dimenticare che ci sono stati numerosi svizzeri che hanno rischiato la vita per aiutare gli ebrei nel periodo della guerra. Ma è di vitale importanza che l’opinione pubblica accetti quanto è successo e comprenda che il comportamento della Svizzera non è stato impeccabile come si è sostenuto per anni. Solo così possiamo evitare che in futuro avvengano cose simili».
swissinfo, Mark Ledsom, Zurigo
(traduzione dall’inglese: Doris Lucini)
La commissione indipendente di esperti guidata da Jean-François Bergier ha presentato il suo rapporto finale nel marzo del 2002
Sono stati necessari cinque anni di lavoro per completare i 25 volumi che compongono il rapporto
Gli esperti hanno portato alla luce delle gravi mancanze nel comportamento del governo e dell’industria svizzeri durante il periodo nazista
Il manuale scolastico che s’intende realizzare sulla base del rapporto Bergier è destinato agli allievi tra i 14 e i 18 anni.
All’origine del previsto testo scolastico c’è Barbara Bonhage, una storica che ha collaborato con la commissione Bergier e che lavora al Politecnico federale di Zurigo.
Il concetto per il libro è stato elaborato in collaborazione con Peter Gautschi, un esperto di didattica del canton Argovia. Il testo si baserà sui 25 volumi che compongono il rapporto Bergier.
Il manuale non si concentrerà esclusivamente sulla trasmissione di dati storici. La commissione per i testi didattici del canton Zurigo chiede infatti che il libro permetta di stabilire un rapporto con il presente.
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