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Il volto solido della Svizzera

Il professor Georg Kreis, direttore dell'istituto europeo dell'Università di Basilea Keystone

La votazione federale su Schengen/Dublino è stata decisa dalla questione delle frontiere e non dal tema dell'asilo, ritiene il professor Georg Kreis.

In un’intervista a swissinfo, il direttore dell’Istituto europeo di Basilea critica la campagna demagogica degli oppositori all’integrazione europea.

swissinfo: Innanzitutto, come valuta il risultato della votazione su Schengen/Dublino?

Georg Kreis: Sono molto soddisfatto del risultato, addirittura più netto di quanto avevo previsto. La Svizzera ha mostrato in questa occasione il suo volto più solido.

L’esito dello scrutinio è stato sicuramente favorito dagli aspetti economici in gioco e dagli interessi del settore turistico in favore del Trattato di Schengen.

Inoltre – e la cosa mi fa solo in parte piacere – ha avuto un ruolo importante anche l’argomento in base al quale l’adesione a Schengen permetterebbe alla Svizzera di proteggersi meglio da un’«Europa criminale».

Gli oppositori e i fautori del Trattato hanno cercato di superarsi con i loro cartelloni di propaganda, in cui cercavano di far leva sui timori della popolazione. Per finire, questi strumenti hanno avvantaggiato il SI a Schengen, ma a medio termine rischiano di rafforzare l’immagine di un’«Europa pericolosa e nemica».

swissinfo: Le grandi regioni turistiche della Svizzera tedesca e del Canton Ticino hanno respinto la proposta di adesione. E questo, nonostante gli argomenti favorevoli avanzati dalle organizzazioni turistiche. Come si spiega questo voto?

G.K.: Da questo scrutinio emergono le stesse strutture che avevano già caratterizzato la votazione sullo Spazio economico europeo nel dicembre del 1992. Le regioni di campagna, nella misura in cui ve ne siano ancora oggi in Svizzera, o in ogni caso le regioni con una mentalità da gente di campagna hanno respinto il Trattato. I centri urbani hanno votato invece in favore.

La questione territoriale condiziona però solo in parte la mente della popolazione. In altre parole: anche una persona che vive in città e che non dipende essenzialmente dal settore turistico, può ritenere che il turismo sia un argomento valido per sostenere Schengen.

Per quanto concerne il NO espresso dalle regioni turistiche della Svizzera tedesca o del Ticino, posso dire soltanto una cosa: non è la prima volta che queste regioni preferiscono perseguire argomenti irrazionali piuttosto che i propri interessi. La realtà è questa e non voglio fare altri commenti.

La Svizzera francese, invece, dopo alcuni cedimenti in votazioni federali, è riuscita a dimostrare nuovamente il proprio spirito di apertura.

swissinfo: Il Trattato di Schengen è stato sottoposto al verdetto del popolo assieme all’accordo di Dublino, relativo all’asilo. In che misura l’esito della consultazione è stato influenzato dalla crescente diminuzione del numero di richiedenti l’asilo?

G.K.: L’accordo di Dublino, e quindi la questione dell’asilo, sono rimaste piuttosto in secondo piano di questa campagna politica. Le discussioni erano incentrate soprattutto sulla tema delle frontiere e dei controlli doganali.

Se avessimo avuto una situazione drammatica sul fronte dell’asilo, allora questo argomento sarebbe stato posto sicuramente in primo piano dagli oppositori all’adesione.

Sono convinto che la partita si sia giocata quasi soltanto sul terreno di Schengen e non su quello di Dublino.

swissinfo: Lo schieramento borghese è diviso. L’economia sostiene Schengen, le forze nazionaliste sono contrarie. Cosa possiamo aspettarci per la votazione di settembre sull’estensione della libera circolazione delle persone ai 10 nuovi membri dell’Ue?

G.K.: Anche questo scrutinio ha dimostrato che il panorama politico è molto più complesso di quanto si possa credere. Non esiste più soltanto lo schema tradizionale sinistra contro destra.

All’interno della destra è estremamente importante che la corrente favorevole alle riforme sia più forte. In tal caso è possibile strappare una maggioranza nelle votazioni.

Personalmente, per quanto riguarda la votazione di settembre, sono molto più ottimista di molti miei conoscenti e dei media. Non ritengo chiaramente che la votazione si ormai già vinta. Ma le prospettive di vincerla sono buone.

La campagna politica per il voto su Schengen/Dublino è stata condotta con argomenti molto emozionali e irrazionali. Ci si può aspettare ancora di più in questa direzione? È possibile, ma credo che gli oppositori comincino a mostrare alcuni segni di usura. E questo anche nel loro modo di esagerare e di gonfiare le tematiche.

D’altra parte, non riesco neppure ad immaginare come si possa andare ancora oltre in questa direzione, come si possa fare di più nella menzogna, nell’agitazione e nella demagogia.

swissinfo, intervista di Andres Keiser
(traduzione di Armando Mombelli)

Nelle votazioni federali di questa fine settimana, il 54,6% dei cittadini hanno accettato l’adesione ai Trattati di Schengen (giustizia e polizia) e Dublino (asilo).
Il 58% hanno approvato il progetto di unione domestica registrata.
La partecipazione al voto è stata del 56%.
La Svizzera dovrebbe entrare nello spazio di Schengen nel 2008.

Georg Kreis è docente ordinario di storia all’Università di Basilea.

Dal 1993 ha assunto inoltre l’incarico di direttore dell’Istituto europeo della città renana.

Dal 1995 presiede pure la Commissione federale contro il razzismo.

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