In fila per la dose quotidiana di eroina
Due o tre iniezioni quotidiane di polvere bianca, sotto gli occhi di un medico. È il trattamento proposto da una ventina di città svizzere per ridurre i danni fisici, psichici e sociali provocati al consumo di eroina.
A Berna, il Servizio di distribuzione controllata di droga (Koda) conduce terapie a base di eroina da una decina di anni. Con risultati definiti positivi.
Situato in uno scantinato nel centro medievale di Berna, a pochi passi dalle affollate vie commerciali, lo spaccio è sicuramente uno dei soli ritrovi della città, in cui viene distribuito qualcosa di gratuito ai consumatori: eroina.
Nell’anticamera – dove si trova anche un parco giochi, per coloro che avessero portato dei bambini – una decina di persone fanno pazientemente la coda dinnanzi ad una porta, come se aspettassero il loro turno davanti ad un chiosco. Dopo pochi minuti di attesa, sono ammessi, uno o due alla volta, nella sala di distribuzione delle siringhe.
Sono uomini e donne tra i 25 e i 50 anni. Molti hanno i volti segnati da anni di tossicodipendenza, malattie, malnutrizione. Prendono in consegna le siringhe, si siedono da qualche parte e si iniettano con calma il liquido nelle gambe o nelle braccia, scambiando qualche battuta con il personale o con gli altri consumatori.
Poi si dileguano, come se niente fosse, per le strade della città, camminando con un passo piuttosto lento, ma incredibilmente sicuro, mentre nelle loro vene scorrono 150 o 300 milligrammi di eroina.
Esame dello stato di salute
“Se lei o io dovessimo assorbire anche solo un quinto di queste dosi, saremmo forse morti. Ma i nostri pazienti hanno un grado di tolleranza molto alto”, spiega Christoph Bürki, medico responsabile del Koda.
Il servizio della città di Berna dispone di due locali, che offrono terapie a base di eroina ad oltre duecento persone. Sono ammessi solo consumatori di lunga data, che non hanno risposto positivamente alle altre terapie.
L’eroina, da due a tre dosi al giorno, può essere iniettata soltanto negli appositi locali, sotto gli occhi attenti del personale. Nel centro lavorano, a turno, 5 medici e 6 assistenti sociali, incaricati tra l’altro di controllare, se i “pazienti” non hanno già assorbito altre sostanze, per evitare rischi di overdose.
“I nostri pazienti vengono da noi due volte al giorno. Questo contatto quotidiano ci permette di seguire il loro stato di salute e di assicurare una certa continuità nei trattamenti medici. Molti hanno l’epatite o l’aids: necessitano quindi di cure regolari, come le triterapie”, sottolinea Christoph Bürki.
Gravi disturbi psichici
Il personale del Koda interviene anche in ambito sociale e psicologico per assistere i partecipanti alle terapie. Un terzo di loro riesce ad esercitare un’attività lavorativa normale. Un altro terzo lavora in modo irregolare.
Gli altri vivono a carico dell’assicurazione invalidità o dell’assistenza sociale. Una buona parte dei consumatori di lunga data di eroina non sono debilitati soltanto a livello fisico, ma soffrono di gravi disturbi psichici, come la schizofrenia.
“Disturbi dissociativi, reazioni isteriche, comportamenti violenti si riscontrano soprattutto presso coloro che consumano anche cocaina. Casi di violenza nei nostri locali sono piuttosto rari. Ma, quando si verificano, è sempre in gioco la cocaina”, osserva Cristoph Bürki.
Astinenza rara
Circa il 10% percento dei pazienti abbandona ogni anno i programmi a base di eroina. Di questi solo un terzo riesce a raggiungere l’astinenza. E non tutti per sempre.
“Abbiamo in cura persone che, in media, sono già dipendenti da 13 anni dall’eroina: non possiamo quindi pretendere di portare rapidamente molti di questi casi cronici verso l’astinenza. Sarebbe la soluzione ideale, ma spesso si può solo raggiungere un miglioramento del loro stato di salute. Allo stesso modo, quando si cura una persona ammalata di diabete, l’obbiettivo non è necessariamente l’astinenza dall’insulina”, sottolinea Christoph Bürki.
“Il successo della politica della droga non può essere misurato solo in base al consumo. Bisogna tener conto anche dei problemi provocati dalla dipendenza. E, in 12 anni di attività presso il Koda a Berna, ho potuto costatare chiari miglioramenti per quanto riguarda le malattie e la mortalità dei consumatori di eroina, ma anche la prostituzione, la criminalità, il mercato nero”.
Ancora speranza
Alle 18.30 lo spaccio chiude le porte. Gli ultimi pazienti se ne vanno salutando cordialmente il medico.
“L’eroina che riceviamo qui ha un solo difetto: è una sostanza per metà sintetica. Il suo effetto è meno forte di quella naturale”, si lamenta un paziente, quarantenne, che è in cura già da 5 anni presso il Koda.
“Però, da quando seguo questi programmi, non ho più toccato altre droghe. Riesco a vivere, in qualche modo, con questa sostanza. Ma non voglio continuare così per sempre. Questa non può essere tutta la mia vita”.
swissinfo, Armando Mombelli
In Svizzera vivono quasi 25’000 persone dipendenti dall’eroina.
Due consumatori su tre seguono programmi terapeutici.
14’500 tossicodipendenti ricevono trattamenti a base di metadone, 1’300 di eroina, 500 di buprenorfina.
La piaga dell’eroina aveva raggiunto il suo apice in Svizzera nella seconda metà degli anni ’80. La droga uccideva ogni anno oltre 400 tossicodipendenti, mentre dilagavano le malattie (aids, epatite), la criminalità e la prostituzione.
Nel 1991 la Confederazione ha varato una nuova strategia, basata su quattro pilastri: prevenzione, repressione, terapia e riduzione dei danni.
Negli anni seguenti sono stati sviluppati diversi programmi di riduzione dei danni: terapie a base di eroina, distribuzione di siringhe sterili, apertura di locali per il consumo di droga.
Questi programmi hanno contribuito a dimezzare le malattie e la mortalità tra i tossicodipendenti. Importanti miglioramenti si sono registrati anche per quanto riguarda la criminalità, la prostituzione e il mercato nero nel mondo della droga.
Dal 1994, una ventina di città svizzere hanno introdotto trattamenti a base di eroina. Il Koda di Berna figura tra i pionieri in quest’ambito.
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.