In Svizzera la povertà avanza
Secondo l'organizzazione Caritas, in Svizzera un milione di persone sono povere, una cifra in aumento rispetto all'ultima stima.
Con un settimo della popolazione che vive in condizioni precarie, garantire la sicurezza materiale deve diventare un compito prioritario dello Stato, chiede l’associazione caritativa.
Rispetto all’ultima stima, che risale alla fine del 2003, in Svizzera vi sono 150’000 persone povere in più, ha indicato mercoledì il portavoce di Caritas Svizzera Bertrand Fischer.
Nel suo «Almanacco sociale 2006», appena pubblicato, l’organizzazione caritativa valuta il numero di poveri in Svizzera a un milione, ossia un settimo della popolazione.
Diverse statistiche
L’associazione è giunta a tale risultato basandosi sui risultati dell’Inchiesta svizzera sulla popolazione attiva del 2003 e della statistica del 2004 sui lavoratori poveri effettuate dall’Ufficio federale di statistica, così come sui dati dell’Associazione svizzera per la protezione del bambino. Secondo questa ultima fonte, da 200’000 a 250’000 bambini (dal 12 al 15%) vivono in famiglie le cui entrate si situano al di sotto della soglia di povertà.
Tra le persone di età compresa tra 20 e 59 anni sono 604’400 (il 13% della popolazione attiva) a non poter provvedere ai propri bisogni. La percentuale è di addirittura il 17% tra gli anziani: : complessivamente, 196’600 pensionati fanno molta fatica ad arrivare alla fine del mese.
In Svizzera non vi sono limiti precisi a partire dalle quali si è considerati poveri, osserva Bertrand Fischer, secondo il quale però le norme minime stabilite dalla Conferenza svizzera delle istituzioni d’aiuto sociale sono un buon punto di riferimento.
Queste norme stabiliscono che la soglia di povertà è di 2’480 franchi per una persona che vive sola e di 4’600 franchi per una coppia con due figli.
L’economia cresce, il lavoro manca
Secondo Carlo Knöpfel, responsabile del settore «Studi» di Caritas, la situazione riflette la crisi che attraversa attualmente il mercato del lavoro: malgrado la ripresa economica sempre più persone hanno difficoltà a trovare impiego.
A fine novembre 2005, più di 146’000 persone erano disoccupate. Con un tasso compreso tra il 3,5 e il 4% negli ultimi due anni, il numero di disoccupati non è cambiato in maniera significativa. Secondo Carlo Knöpfel, però, queste cifre non riflettono la realtà, poiché molte persone scompaiono dalle statistiche, come ad esempio i disoccupati che non hanno più diritto a percepire delle indennità, coloro che vanno in pensionamento anticipato o che devono far capo all’assicurazione invalidità.
Aumenta pure il numero di giovani adulti che non riescono a trovare un primo impiego ed inoltre solo un terzo dei senza lavoro che beneficiano di misure di integrazione ritrovano un posto di lavoro.
Punto di rottura
La massa di coloro che dipendono dall’aiuto sociale non smette di crescere e quest’ultima rete di sicurezza si sta avvicinando al punto di rottura, mette in guardia Carlo Knöpfel.
Caritas ricorda pure che lo Stato sociale non protegge tutte le persone nel bisogno. Circa 450’000 persone, attive o pensionate, non sollecitano l’aiuto finanziario o le prestazioni complementari a cui avrebbero diritto.
«La sicurezza materiale deve essere posta al centro della concezione della sicurezza sociale», chiede Carlo Knöpfel, proponendo di semplificare il sistema attuale. Le assicurazioni in caso di disoccupazione e di invalidità dovrebbero essere riunite in un’assicurazione generale contro la perdita del lavoro, alla quale andrebbe ad affiancarsi un’assicurazione sociale di base.
Reazioni numerose
Il forte aumento del numero di poveri segnalato da Caritas non ha lasciato indifferenti i partiti, che hanno subito reagito.
Il presidente del Partito socialista Hans-Jürg Fehr si dice scioccato dalle cifre e dichiara di volersi battere per colmare il fossato che è andato allargandosi tra ricchi e poveri.
La politica neoliberale del Governo, gli attacchi contro l’assicurazione invalidità e l’assicurazione disoccupazione – commenta dal canto suo il segretario dei Verdi Hubert Zurkinden – hanno contribuito a far aumentare la povertà in uno dei paesi più ricchi del mondo.
Il Partito popolare democratico si dice pure allarmato per la progressione della precarietà. Secondo il segretario generale Reto Nause, è necessario incoraggiare l’economia affinché innovi e bisogna favorire la reinserzione nel mondo del lavoro attraverso la formazione continua.
L’Unione democratica di centro, il partito della destra nazional-conservatrice, stima dal canto suo che il solo modo per lottare contro la povertà è di migliorare le condizioni quadro dell’economia, abbassando le imposte, e di risanare le assicurazioni sociali per evitare gli abusi, piuttosto che riformarle come chiede Caritas. Il portavoce del partito Simon Glauser chiede pure che i lavoratori diano prova di maggior elasticità, non disdegnando i lavori manuali.
Per il Partito liberale radicale, infine, le priorità non cambiano, afferma il consigliere nazionale vodese Charles Favre. Bisogna creare degli impieghi e solo la crescita economica può evitare che a far le spese della crisi siano i più deboli.
swissinfo e agenzie
La soglia di povertà definita dalla Conferenza svizzera delle istituzioni d’aiuto sociale è di 2’480 franchi per una persona che vive sola e di 4’600 franchi per una coppia con due figli, dopo deduzione delle assicurazioni sociali e delle imposte.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2004 il tasso di povertà era del 12,5%, pari a circa una persona su otto.
I lavoratori poveri erano 211’000, pari ad una percentuale del 6,7% della popolazione attiva di età compresa fra i 20 e i 59 anni.
Rientrano nella categoria dei «working poor» le persone sole che lavorano almeno un’ora alla settimana o i nuclei famigliari nei quali i coniugi esercitano un’attività lucrativa per almeno 36 ora alla settimana.
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