Jean Ziegler, l’ONU e Israele
Lo svizzero ha stilato un rapporto molto virulento sulla situazione in Palestina. Il problema: la stampa ne ha preso conoscenza prima degli israeliani e dell’ONU.
Su questa divulgazione prematura che suscita polemiche, le considerazioni di Yves Besson, specialista del Medio Oriente.
In seguito alla sua missione dello scorso luglio in Israele e in Palestina, il relatore dell’ONU per il diritto all’alimentazione, Jean Ziegler, traccia un quadro impietoso della «catastrofe umanitaria» che colpisce i palestinesi.
La constatazione non è nuova, l’hanno già fatta altre organizzazioni. Però il rapporto firmato da Ziegler suscita l’ira degli israeliani, per i quali non è nemmeno stata rispettata la procedura dell’ONU.
Tel Aviv avrebbe dovuto disporre prioritariamente del rapporto, per potervi apportare eventuali modifiche obiettive. Ma la stampa le ha carpito la precedenza.
Di chi è l’errore? Israele punta il dito contro lo stesso Jean Ziegler, mentre il principale interessato attribuisce l’accaduto alla fretta manifestata dalle organizzazioni non governative. Resta il fatto che Israele esige «sanzioni appropriate» contro il sociologo svizzero.
E mentre lo stesso Ziegler sottolinea che la prematura pubblicazione del testo non cambia niente al suo contenuto, in seno alle Nazioni Unite non mancano le critiche.
Secondo un funzionario citato del quotidiano Le Temps, è andata persa un’occasione d’oro per normalizzare le relazioni tra l’organizzazione e lo stato ebraico.
Specialista del Medio Oriente ed ex responsabile dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency) in Giordania, Yves Besson non cela la sua delusione.
swissinfo: Perché la divulgazione del rapporto Ziegler suscita tanto disappunto?
Yves Besson: Il contenuto del rapporto non è nuovo. Ma è stato consegnato ai mandanti in modo molto maldestro. E gli israeliani hanno pienamente ragione di protestare, per non aver ricevuto una copia del rapporto.
Quel che mi colpisce è la goffaggine commessa, che dà adito agli israeliani di avanzare proteste puramente formali. Proteste che permettono di nascondere il fondo del problema.
Sul piano diplomatico, è stupido compiere un errore di procedura, quando forse si ha in mano di qualcosa di fondamentalmente valido.
Ora, non è chiaro se Kofi Annan adotterà delle sanzioni. In ogni caso non si saprà, oppure sarà solo oggetto di un trafiletto, perché l’ONU non ha alcun interesse a muovere le acque.
swissinfo : Al di là della procedura, che significato può avere questa polemica sul piano politico?
Y.B.: L’UNRWA (un’organizzazione dell’ONU che si occupa specificatamente del problema dei rifugiati palestinesi, N.d.R.), che ho diretto in Giordania dal 1990 al 92, era già incaricata dal Consiglio di sicurezza di presentare ogni tre mesi un rapporto sulla situazione delle popolazioni.
Ma nel caso di Jean Ziegler, era la prima volta che un relatore veniva accettato nei territori, con accesso all’amministrazione delle due parti. E a tutto quanto voleva vedere.
Fondamentalmente, ritengo che la situazione della popolazione sia molto grave. Ma attenzione, c’è una differenza tra malnutrizione, sottoalimentazione e fame.
Certamente nei territori ci saranno delle sacche di malnutrizione. Ma un esperto dell’OMS in materia di nutrizione avrebbe potuto valutare meglio di Jean Ziegler.
Quel che mi stupisce è che Ziegler non faccia mai menzione dell’UNRWA. Ora, l’UNRWA è la prima organizzazione delle Nazioni Unite, a Gaza e in Cisgiordania, a lavorare su questi temi – salute, alimentazione, nutrizione, educazione e servizi sociali.
swissinfo: Chi poteva avere interesse alla pubblicazione prematura del rapporto?
Y.B.: È una domanda che dà adito a ogni sorta di congetture. Per me, il quesito è un altro: perché lo stato ebraico ha rifiutato Sergio Vieira de Mello e ha invece accettato Jean Ziegler?
Gli israeliani rifiutavano quasi sistematicamente i relatori dell’ONU. Certe commissioni, alle quali era stato vietato l’ingresso nei territori, sono state costrette a svolgere le loro indagini a partire dalla Giordania o dall’Egitto, raccogliendo testimonianze alle frontiere.
Perché, in queste condizioni, aver accettato una personalità tanto controversa quanto Jean Ziegler? Gli israeliani sapevano bene quali erano le sue opinioni sulla questione palestinese.
Perché dunque una persona tanto profilata, dalla quale potevano aspettarsi che non avrebbe adottato una posizione pro-israeliana? Non me lo so spiegare.
swissinfo : Pensa che quella di Kofi Annan, di designare Jean Ziegler come relatore speciale dell’ONU, sia stata una scelta giudiziosa?
Y.B.: (ride) Questa è una domanda alla quale non rispondo…!
swissinfo : Crede che questa polemica avrà ripercussioni sulla situazione nel Medio Oriente e sulle relazioni tra Israele e l’ONU?
Y.B. : Questa polemica non farà che aggravare le relazioni tra Israele e l’ONU, cosa che avrebbe potuto essere evitata.
Le relazioni tra Israele e l’ONU sono difficili da parecchi decenni. Israele ritiene, per esempio, che ci siano automaticamente delle maggioranze anti-israeliane in occasione del voto sulle risoluzioni dell’ONU.
Attraverso l’UNRWA, l’ONU svolge un lavoro importante nei territori. Ed è peccato che un errore diplomatico della commissione dei diritti dell’uomo possa eventualmente ritorcersi contro l’azione quotidiana, di cui le popolazioni hanno bisogno.
Intervista swissinfo: Pierre-François Besson
(traduzione dal francese : Fabio Mariani)
Jean Ziegler difenderà il suo rapporto davanti all’Assemblea generale dell’ONU, il prossimo 10 novembre a Nuova York.
Il rapporto evoca la catastrofe umanitaria che colpisce i palestinesi. Una catastrofe che risulta dalla «politica di bantustanizzazione» e dalle misure «totalmente sproporzionate» da parte dell’esercito israeliano.
Lo stato ebraico ritiene che il rapporto Ziegler sia «altamente politicizzato» e che passi sotto silenzio la «corruzione dilagante» dell’autorità palestinese. Inoltre gli israeliani si pongono «seri interrogativi sull’etica professionale» di Jean Ziegler.
L’UNRWA (United Nations relief and work agency for Palestine refugees) è la più importante operazione dell’ONU nel Medio Oriente. Impiega 24’000 collaboratori, per la maggior parte rifugiati.
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