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L’amnistia fiscale, un dilemma

Dalle banche sono giunti segnali sulla volontà di taluni proprietari di capitali non dichiarati di legalizzare la loro situazione Keystone

Un'amnistia fiscale in Svizzera potrebbe fare uscire dall'ombra fino a 50 miliardi di franchi e fruttare a Confederazione e cantoni qualche centinaio di milioni supplementari di tasse all'anno. Ma come conciliare l'imperativo della giustizia fiscale per tutti con il condono per gli evasori? Il governo ha preferito rinviare a dopo le vacanze la sua risposta a questo dilemma.

Un’amnistia serve per recuperare fiscalmente i capitali che fanno parte di quella fetta di economia sommersa e assicurarne così la tassazione anche per il futuro. Se le modalità dell’amnistia sono sufficientemente attraenti, essa permette di incassare una somma non indifferente e di estendere la proporzione di capitali e beni sottoposti a un prelievo fiscale. L’opinione pubblica svizzera non è però molto abituata, né sembra particolarmente favorevole a questo tipo di procedura.

L’opinione generale è agli antipodi da quella che troviamo, ad esempio, in Italia, dove le amnistie sono moneta corrente. Tra i 10 punti del programma economico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi figura proprio in bella posizione un’amnistia fiscale, penale e amministrativa per fare emergere alla luce del sole almeno una parte di quella importante fetta dell’economia che oggi sfugge al fisco.

In Svizzera, le ultime due amnistie risalgono al 1945 (considerata un fallimento) e al 1969. Quest’ultimo condono permise di “scovare” 11,5 miliardi da tassare, ma il governo si disse allora parzialmente deluso del risultato. Negli anni successivi, l’idea è stata riproposta regolarmente in parlamento, ma senza successo.

All’inizio del 2000, il governo ha però cambiato idea. La spiegazione sta nel cambiamento generazionale avvenuto dal 1969. Kaspar Villiger ha ricevuto dalle banche segnali secondo i quali taluni loro clienti vorrebbero legalizzare importanti eredità ricevute. Queste persone sentono il bisogno di risanare la situazione, ma esitano a causa delle pene in cui incorrerebbero.

Al dipartimento delle finanze si stanno discutendo diversi modelli. All’esame c’è un’amnistia generale, che prevede un’imposizione retroattiva forfettaria e la rinuncia alla multa. Il secondo modello è quello dell’amnistia individuale: gli evasori fiscali si annunciano spontaneamente e pagano l’intera imposta retroattiva dovuta, senza incorrere in una multa. Questa procedura sarebbe possibile per ciascun cittadino una volta ogni 30 anni.

Accanto a questi due modelli, una terza variante riguarda l’amnistia degli eredi, come esiste, ad esempio, in Ticino. Questi non pagherebbero né penale né imposta retroattiva sull’eredità, se si impegnano a redigere una lista di tutti i beni sottratti alle imposte dalla persona all’origine del lascito. Questo modello sembra per ora godere della preferenza del Consiglio federale rispetto agli altri due.

L’opportunità di un’amnistia, e non soltanto dal punto di vista politico, non è però condivisa da tutti. Un condono può essere efficace – dicono i suoi detrattori – soltanto se una parte dei redditi recuperati è investita dai cantoni in controlli più severi. Questo significa l’assunzione di nuovo personale: una decisione che i cittadini non approveranno mai. Oltre ad essere moralmente discutibile, un’amnistia fiscale non permette nemmeno di catturare i pesci grossi. Si ritiene infatti che i ricchi evasori abbiano altre interessanti vie a disposizione per legalizzare beni e capitali sottratti al fisco.

Dal canto loro, i partiti emettono qualche riserva, ma sono generalmente abbastanza favorevoli. Un’opposizione relativamente determinata viene soltanto dai socialisti, perché “le amnistie faroriscono l’erosione dell’onestà fiscale.”

Inizialmente prevista per la seduta del 27 giugno, l’ultima prima delle vacanze, il tema è stato discusso dal Consiglio federale, che ha però rinviato la scelta di un modello. Appuntamento dunque dopo la pausa estiva – Villiger non ha però voluto precisare quando – per l’avvio della procedura di consultazione su un articolo costituzionale e sulla legge federale per un’amnistia fiscale.

Mariano Masserini

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