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Come ammirare in un fazzoletto di terra la vegetazione dei quattro angoli del pianeta? La risposta in uno dei numerosi giardini botanici che costellano la Svizzera.

Una nuova guida presenta 26 di questi «musei verdi».

«In inverno ogni tanto mi piace entrare in queste serre. È un modo per rigenerarmi», ci dice Colette Gremaud, biologa ed autrice della «Guida dei giardini botanici in Svizzera».

Il giardino botanico di Berna è un vero e proprio paradiso che si estende su una superficie di 2,5 ettari in pieno centro città, ad appena qualche centinaio di metri dalla stazione centrale.

Di piccole e grandi meraviglie come quella di Berna, Colette Gremaud ne ha selezionate 26, suddivise in tre categorie: i grandi giardini, situati principalmente nelle città, i parchi tematici e i giardini alpini.

«L’idea di di scrivere una guida simile ci è venuta poiché avevamo l’impressione che questi giardini fossero sì conosciuti, ma soprattutto dalla popolazione locale», spiega l’autrice.

Per ogni giardino sono fornite delle indicazioni pratiche: orari d’apertura, accesso, superficie, numero di piante… ma anche informazioni più originali, come ad esempio aspetti particolari che possono piacere ai bambini.

Educazione all’ambiente

Ne è un esempio il labirinto del Merian Park di Brüglingen, uno dei più importanti giardini botanici svizzeri situato alle porte di Basilea. I fanciulli – e i loro genitori – possono addentrarsi in un dedalo verde muniti di un vaso contenente una pianta. Ad ogni intersezione, una domanda. Se le risposte sono corrette, i visitatori sboccheranno nel luogo dove è riunita la famiglia di vegetali alla quale appartiene la pianta.

Accanto alle informazioni di base, ogni parco è presentato con un articolo più generale, grazie al quale si respira l’ambiente che regna nel giardino botanico.

Inoltre, la guida mostra gli «aspetti nascosti» dei giardini botanici, legati in particolare alla loro missione scientifica, e presenta piante della regione alpina, come la Sulla alpina, alta pochi centimetri ma con radici che possono raggiungere diversi metri.

«I giardini botanici rivestono molti ruoli – sottolinea Colette Gremaud. Oggi ho l’impressione che questi parchi abbiano sempre più un ruolo di educazione all’ambiente. Non bisogna però dimenticare che gli aspetti scientifici sono sempre presenti, anche se spesso poco conosciuti dal grande pubblico».

Informazione

Il giardino botanico della città di Ginevra, ad esempio, è composto anche da un erbario che contiene circa 5,5 milioni di campioni, uno dei più importanti al mondo.

«Uno strumento come l’erbario serve per determinare la presenza di un certo vegetale in un luogo e in un momento preciso», spiega Colette Gremaud. Un’informazione che può rivelarsi molto utile per controllare la progressione di alcuni vegetali, come le piante invasive.

E proprio per quanto concerne le piante invasive, i giardini botanici svolgono anche un ruolo di informazione. «A Ginevra, un gruppo stila delle liste nere e ragguaglia i ‘garden center’ sui problemi che possono presentarsi con alcune piante esotiche», spiega la biologa.

Colette Gremaud menziona l’esempio della Reynoutria Japanica (Poligono del Giappone), una pianta che negli ultimi anni ha conosciuto un grande successo. Oltre ad ornare le case, questo vegetale ha però anche la particolarità di colonizzare facilmente e molto velocemente le rive dei corsi d’acqua. In mancanza di organismi che ne limitano l’espansione, come nelle sue regioni d’origine, soppianta la vegetazione indigena.

Campanello d’allarme


La guida vuole però fungere anche da campanello d’allarme. I giardini botanici sono infatti sempre più spesso messi sotto pressione.

Per far fronte alle restrizioni budgetarie, le università tendono a risparmiare sulle spalle dei loro giardini botanici. Quelli di Neuchâtel e di Berna, ad esempio, recentemente si sono trovati in pericolo.

«Le università sempre più spesso stimano che il ruolo dei giardini botanici, segnatamente la classificazione sistematica delle piante, è superato e che non sono più necessari per l’insegnamento», spiega la botanica.

In altre parole, le facoltà di scienza si concentrano soprattutto sull’immensamente piccolo, sugli studi molecolari resi possibili dalle nuove tecnologie, tralasciando sempre più spesso la botanica sistematica.

«Gli studi molecolari sono sicuramente positivi e necessari, ma vi è il grosso rischio di perdere di vista l’insieme, in questo caso la pianta», sottolinea Colette Gremaud. «Molti studenti si interessano alla botanica sistematica, ma visto che mancano i soldi pochi poi scelgono questo indirizzo di studi. Vi è un reale pericolo di perdere un sapere».

swissinfo, Daniele Mariani

L’uomo si è dilettato a creare dei giardini fin dalla più lontana antichità. La leggenda riporta ad esempio i giardini pensili di Babilonia.

Nel Medio Evo, all’interno delle abbazie i monaci si dedicavano alla coltura dei cosiddetti «giardini dei semplici», ovvero giardini dove venivano coltivate piante medicinali.

I primi giardini botanici moderni e storicamente documentati sono invece nati in Italia tra il 1540 e il 1550.

Il più antico è probabilmente l’Orto botanico di Padova, fondato nel 1545. In questo periodo vengono creati parchi anche a Pisa e Firenze.

Sempre a Padova viene creata, nel 1533, la prima cattedra di botanica, una disciplina che in quegli anni comincia ad emanciparsi dalla medicina.

Il più antico giardino botanico svizzero è quello dell’Università di Basilea, fondato da Caspar Bauhin nel 1589.

Il volume è pubblicato in tedesco e in francese.

Autori: Colette Gremaud, con la collaborazione di François Felber e Soraya El Kadiri-Jan.

Prezzo: CHF 48.- / EUR 32.-

La guida presenta 13 grandi giardini, otto giardini tematici e sette giardini alpestri.

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