L’impatto del Pardo vale oro
Il Festival del film di Locarno è patrimonio culturale del Ticino e della Svizzera e rappresenta un sicuro veicolo di immagine a livello internazionale.
Inoltre il suo valore è quantificabile anche in moneta sonante: le ricadute economiche per la regione si situano attorno ai 22-23 milioni di franchi.
Lo studio sull’impatto culturale ed economico della rassegna cinematografica, realizzato dall’Università della Svizzera italiana e presentato a Bellinzona, giunge dunque a conclusioni positive. E suggerisce di esplorare i potenziali strategici del Festival.
A titolo di paragone con una realtà simile al Locarnese il Festival di Lucerna, le cui ricadute economiche ammontano a 18 milioni di franchi.
Opportunità da sfruttare
“L’impatto economico del Festival – sottolinea Rico Maggi, che ha assicurato la direzione scientifica dello studio – rappresenta già attualmente una cifra importante per l’economia regionale. Ci sono tuttavia ampi margini di manovra per sviluppare ulteriori strategie. Come, per esempio, nel turismo culturale che può trovare uno sbocco interessante per il pubblico del Festival”.
Il visitatore tipo della rassegna cinematografica ha infatti una formazione universitaria e dispone di un reddito medio-alto. Potrebbe, di conseguenza, apprezzare un’offerta turistica integrata con le proposte culturali regionali.
Secondo i ricercatori lo sfruttamento delle opportunità del territorio potrebbe generare un ulteriore effetto moltiplicatore. Rimane tuttavia fondamentale il ruolo dell’operatore pubblico. “In tutte le esperienze a livello europeo – spiega Marco Meneguzzo – l’ente pubblico fa da apripista, assumendo un ruolo determinante nella promozione della cultura”.
Il ruolo dell’ente pubblico
Ne è ben cosciente il consigliere di Stato Gabriele Gendotti, che si appresta a chiedere al Parlamento la conferma del contributo cantonale al Festival per i prossimi cinque anni.
“Ricordiamoci che enti e fondazioni private – precisa il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport – sono pronte a sostenere la cultura dopo, o addirittura a condizione, che l’ente pubblico abbia concretamente dimostrato il suo impegno finanziario”.
“Il contributo pubblico – continua Gendotti – non è solo un indispensabile tassello finanziario, ma rappresenta anche un sigillo di qualità. Ed è, soprattutto, la premessa all’autonomia, anche artistica, del Festival. La possibilità di farne un luogo critico, aperto alle innovazioni e al dialogo”.
Un capitale culturale di primo piano
Il Festival come occasione di confronto e di ampliamento degli orizzonti culturali e mentali è, annota il professor Giuseppe Richeri, riconosciuto da tutti. Il multiculturalismo, le occasioni di scambio con realtà anche lontante costituiscono una delle caratteristiche più apprezzate.
Il Festival, insomma, è una finestra aperta sul mondo. “Noi dobbiamo anche rimanere un Festival mondiale – commenta a swissinfo il presidente Marco Solari – e giocare fino in fondo la carta dell’internazionalizzazione”.
Lo studio lo dice chiaramente: “Il Festival gioca un ruolo importante per la Svizzera dal punto di vista dell’immagine: sia a livello internazionale, sia nelle relazioni del Ticino con gli altri Cantoni, anche come momento qualificante della cultura italiana all’interno della Confederazione”.
Ma poi finito il Festival…”
Tra le critiche raccolte, il carattere episodico del Festival, al quale si rimprovera di non avere un rapporto organico con il territorio, di non sviluppare sinergie con altre istituzioni. Insomma dopo l’ultima proiezione in Piazza Grande…tutto come prima.
Pronta la risposta del presidente Solari: “Quello che ci viene chiesto è di organizzare un Festival. E per definizione un Festival vuole unità di tempo e di spazio. Questo è il nostro compito, al quale ci dedichiamo con una squadra di collaboratori magnifica”.
Non si sta chiedendo troppo a questo Festival? “Dopo la presentazione di questo studio – confida a swissinfo Solari – mi sembra di si. Il Festival è un elemento della politica culturale del Cantone e non può sostituirsi alla politica culturale”.
Ma ogni critica emersa, assicura il presidente, sarà valutata serenamente. Ciò che conta è permettere a questa rassegna cinematografica di mantenere e rafforzare la propria identità. Che rappresenta anche la sua forza.
“In un contesto internazionale in cui i grandi e potenti Festival cercano di vampirizzare i più piccoli – conclude Solari – respingere gli attacchi con un piccolo budget come il nostro è di per sé già una sfida”.
swissinfo, Françoise Gehring, Bellinzona
Per ogni franco investito nel Festival si crea più di un franco di impatto.
I turisti svizzeri spendono in media 123 franchi al giorno, i turisti stranieri solo 100
Il festivaliero tipo ha un’età compresa tra i 30 e i 40 anni
Circa l’80% dei visitatori afferma di essere venuto in Ticino solo per il Festival
La ricerca condotta dall’Università della Svizzera italiana ha evidenziato i benefici indotti dal Festival di Locarno, sia dal punto di vista economico che culturale.
Ha pure evidenziato delle strategie di miglioramento che lasciano intravedere delle prospettive di sviluppo assai interessanti.
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