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L’ozono non risparmia le alte cime

Anche al Gran San Bernardo l'aria non è più quella di una volta. picswiss.ch

L'inquinamento non conosce frontiere e anche in montagna l'aria pura è ormai diventato un bene da tutelare.

Tre cantoni elvetici, la Val d’Aosta e la Savoia uniscono gli sforzi per sensibilizzare la popolazione al problema.

Cosa c’è di meglio di una bella boccata d’aria in montagna per rigenerare i propri polmoni provati dall’inquinamento cittadino?

Questa radicata convinzione è messa a dura prova da un prospetto di recente pubblicazione. Le sostanze inquinanti non conoscono confini e anche la qualità dell’aria nello spazio alpino non è più quella tanto vantata decenni fa per curare tubercolosi, asma e malattie simili.

«Transalp’air»

L’opuscolo – intitolato «Transalp’Air» – è frutto della collaborazione tra gli enti che si occupano della protezione dell’ambiente nei cantoni di Vaud, Ginevra e Vallese, in Val d’Aosta e in Savoia.

«È un problema che non finisce ai confini ed è perciò necessario un approccio comune, transfrontaliero», dice a swissinfo Manuela Zublena, responsabile della sezione aria presso l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Val d’Aosta (ARPA).

In 12 pagine è presentato il bilancio della qualità dell’aria in queste regioni alpine nel 2002 e nel 2003. Ed i dati raccolti dalle 41 stazioni di rilevamento (25 in Svizzera, 10 in Francia e 6 in Italia) sull’arco di questi due anni sono poco rallegranti.

Consultando le cartine riprodotte nel prospetto, un dato salta subito all’occhio: i valori superano spesso sia le norme dell’Unione Europea, sia quelle elvetiche, più severe. Inoltre, complice la canicola dell’estate del 2003, da un anno all’altro la situazione è peggiorata.

In montagna il problema è l’ozono

Nelle regioni di montagna, il problema è costituito soprattutto dall’ozono (O3). Questa sostanza non è direttamente emessa da sorgenti come i gas di scarico o le industrie, ma è prodotta nell’atmosfera, a partire dall’aria inquinata, per effetto dell’irraggiamento solare.

«Abbiamo dei superamenti più elevati nelle zone che nell’immaginario collettivo sono quelle meno inquinate», afferma Manuela Zublena.

Nella stazione di La Thuile, in Val d’Aosta, che si trova a 1’700 metri di quota, nel 2003 sono stati registrati 469 superamenti del limite di 120 microgrammi al metro cubo, mentre in quella di Les Giettes, in Vallese, 441. Nel centro di Ginevra, per contro, «solo» 124 e nel centro di Aosta 174.

«La montagna subisce le emissioni prodotte in altre zone, l’ozono si sposta e si accumula paradossalmente là dove non c’è inquinamento primario», ci dice la responsabile della sezione aria dell’ARPA.

Valori costantemente sopra la norma

Nei fondovalle e nei pressi dei centri urbani è invece particolarmente elevata la concentrazione di diossido d’azoto (NO2) e di polveri fini, prodotte soprattutto dagli autoveicoli, dai riscaldamenti e dalle industrie.

A Ginevra, Losanna ed Aosta la media annuale di NO2 supera i valori limite previsti sia nella legislazione europea, sia in quella svizzera, rispettivamente di 30 e 40 microgrammi per metro cubo.

Nelle regioni più lontane dalle grandi città, il problema è un po’ meno drammatico, anche se una località di montagna come Chamonix (F) nel 2003 si è avvicinata alla soglia massima stabilita dall’UE.

La situazione è allarmante anche sul fronte delle polveri fini, le cosiddette PM10, sostanze cancerogene che penetrano nelle più fini ramificazioni dei polmoni e a volte dei vasi sanguinei.

I valori più alti si registrano ad Aosta, svantaggiata anche dalla posizione geografica essendo situata a fondo valle. La media annuale supera la norma europea, stabilita a 30 microgrammi per metro cubo. Situazione leggermente migliore in Svizzera, anche se in praticamente tutte le stazioni di rilevamento i valori superano il limite posto dalle prescrizioni elvetiche (20 microgrammi).

Come intervenire?

Per ridurre diossido d’azoto e polveri fini, le azioni intraprese a livello regionale possono essere relativamente efficaci, ad esempio con provvedimenti che concernono il traffico o i riscaldamenti domestici.

«Agire per diminuire l’ozono è per contro molto più complesso», spiega Manuela Zublena, «non è un intervento che può limitarsi ad un aspetto locale, ma sono necessarie azioni integrate su larga scala».

Gli escursionisti non devono comunque scoraggiarsi. Una passeggiata in montagna rimane pur sempre un toccasana: «La qualità dell’aria nel territorio alpino è nel suo insieme buona», rassicura Manuela Zublena; «credo però che ognuno possa fare qualcosa, ad esempio utilizzando l’automobile o gli impianti di riscaldamento in maniera più razionale», conclude.

swissinfo, Daniele Mariani

In Svizzera si calcola che l’inquinamento causa 3’300 decessi prematuri ogni anno ed è responsabile di 45’000 casi di bronchite e di 23’000 casi d’asma tra i bambini.
Il costo per il sistema sanitario è stimato a quasi sette miliardi di franchi annui.
La perdita per i raccolti è valutata tra il 5 e il 15%.

Diossido d’azoto, polveri fini e ozono non sono gli unici agenti inquinanti presenti nell’atmosfera; spesso sono però queste tre sostanze ad essere indicate nelle statistiche poiché costituiscono un buon indicatore della situazione ambientale.

In montagna l’inquinamento è costituito soprattutto dall’ozono. Nella stratosfera (tra 15 e 50 km) questo gas è vitale, poiché serve da scudo contro i raggi ultravioletti. Per contro nella troposfera (15 km) è nocivo e causa infiammazioni alle vie respiratorie.

A bassa altitudine l’ozono si forma in seguito a una reazione chimica provocata dai raggi del sole in presenza di agenti precursori, come il monossido di carbonio (CO) o gli ossidi di azoto (NOx).

I servizi di protezione dell’ambiente dei cantoni di Vallese, Vaud, Ginevra, della Val d’Aosta e della Savoia hanno pubblicato un prospetto di 12 pagine che traccia un bilancio dell’inquinamento atmosferico in queste regioni nel 2002 e nel 2003.

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