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La biodiversità è minacciata, bisogna reagire

La biodiversità non è un lusso (nella foto, lo stagno della Gruère, nel Giura) picswiss.ch

In Svizzera, il numero delle specie animali e vegetali continua a diminuire, anche per colpa dell'agricoltura intensiva e del proliferare delle costruzioni.

Ora gli scienziati chiedono alle autorità di elaborare una strategia per la salvaguardia della biodiversità.

In Svizzera la salvaguardia della biodiversità non risponde ancora alle esigenze della Convenzione di Rio de Janeiro, ratificata dalla Confederazione nel 1994.

Ad affermarlo è un gruppo di esperti, riuniti mercoledì a Berna per presentare un libro dal titolo «La biodiversità in Svizzera». Lo studio traccia un bilancio su quanto è stato fatto e getta le basi per lo sviluppo di una strategia nazionale per la protezione degli ecosistemi.

Secondo gli autori del libro, se si continuerà di questo passo senza intraprendere reali sforzi a livello politico, la «lista rossa» delle specie in via di estinzione continuerà ad estendersi, mettendo a rischio il ciclo alimentare dell’uomo, la salute delle persone e l’esistenza degli animali, anche quelli domestici.

Diverse specie in pericolo

«La Svizzera è un paese ricchissimo di specie animali e vegetali, oltre che di varietà geologiche. Rispetto ad altre nazioni con una concentrazione di abitanti simile alla nostra, però, la situazione in materia di conservazione delle specie da noi è peggiore», ha dichiarato il professore Bruno Baur, presidente del Forum biodiversità Svizzera. «Tra i 17 gruppi animali analizzati, il 40 per cento delle specie sono in pericolo di sopravvivenza se non già estinte», ha affermato Baur.

Il libro mette in evidenza il regresso di alcune specie molto diffuse fino agli anni Ottanta ed ora in pericolo di estinzione, quali la salvia comune per qiuanto concerne le piante, o il prispolone, un uccello, nel campo degli animali. «È vero che sia i cantoni che la Confederazione hanno adottato diverse misure di protezione, ma purtroppo queste non sono state messe in pratica: manca la volontà politica», si è lamentato Baur.

Su questo punto, gli ha fatto eco la consigliera nazionale Kathy Riklin, democratica cristiana di Zurigo, che ha sottolineato l’inutilità di leggi e «liste rosse» in assenza di autorità disposte a prendere provvedimenti.

Proteggere la natura nel suo insieme

Tra le varie cause del regresso della biodiversità, lo studio cita la coltivazione intensiva dei campi, la frammentazione degli spazi vitali con strutture artificiali, la costruzione esagerata di insediamenti umani e lo sfruttamento dei boschi.

«Ciò che dobbiamo assolutamente preservare è un sistema di comunicazione tra esseri viventi, ma anche tra elementi ‘inanimati’», ha detto Claude Auroi, professore di sviluppo rurale all’Università di Ginevra.

«Il problema non è tanto la scomparsa di un dato tipo di uccello», ha affermato Auroi, «ma il fatto che con il nostro atteggiamento rischiamo di destabilizzare interi ecosistemi. Per questo motivo non è tanto importante la reintroduzione del gipeto barbuto, quanto la protezione della natura nel suo insieme».

«La salvaguardia della biodiversità è quindi alla base di quasi tutti i problemi ambientali di cui si parla», ha aggiunto Werner Suter, biologo attivo all’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (FNP) e professore al Politecnico federale di Zurigo (PFZ).

Occorrono strategie a lungo termine

La ratifica della Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro obbliga la Svizzera a proteggere e monitorare la diversità biologica sul proprio territorio e a sviluppare strategie di convivenza sostenibili.

Secondo Suter, la Confederazione è rimasta molto indietro in questo senso, superata da molti altri stati, anche da quelli in via di sviluppo.

«La Svizzera ha elaborato ottimi strumenti di monitoraggio, ma è completamente assente sul versante delle strategie a lungo termine», ha dichiarato Suter. A questo scopo il Forum Biodiversità Svizzera ha intenzione di sottoporre varie proposte al governo. La Riklin ha inoltre preannunciato l’istituzione di un gruppo parlamentare ad hoc che si occuperà della questione.

«Lo sviluppo di tali progetti è relativamente poco costoso, al contrario della loro applicazione», ha dichiarato Suter. A questo riguardo, i biologi ritengono che valga la pena verificare punto per punto quali siano le spese e quali i vantaggi per la comunità, dando la priorità a un certo numero di progetti.

Prendendo posizione anche sulla creazione di nuovi parchi nazionali, gli esperti hanno espresso una chiara preferenza per un numero più ampio di zone naturali, ma concepite tenendo conto della presenza umana, che non deve essere esclusa con divisioni nette tra natura e attività umane.

swissinfo e agenzie

La Svizzera è uno dei paesi europei con la maggior ricchezza di biodiversità.

Durante gli ultimi 150 anni, 224 specie animali e vegetali si sono però estinte o sono scomparse dal territorio nazionale.

Nel 1994, la Svizzera ha firmato la convenzione dell’ONU sulla biodiversità.

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