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La Svizzera si prepara a far fronte ai terremoti

Le catastrofi sono spesso dovute al cedimento del pianterreno (fonte: is-beton.epfl.ch) Le catastrofi sono spesso dovute al cedimento del pianterreno (fonte: is-beton.epfl.ch)

Un solo edificio su dieci, in Svizzera, è costruito per resistere ai terremoti. E ora le autorità corrono ai ripari.

Con un opuscolo didattico per ingegneri e architetti, dimostrano che una ragionevole sicurezza costa relativamente poco.

La Svizzera non è un paese particolarmente esposto ai rischi sismici. Sul piano internazionale, il pericolo che il paese venga colpito da un terremoto viene considerato da moderato a medio.

Ma sebbene si siano verificati sismi distruttori durante l’ultimo mezzo secolo, la storia insegna che la Svizzera non è esente da tali pericoli naturali.

Basti pensare al forte terremoto, stimato a 6,5 gradi sulla scala Richter, che nel 1356 distrusse gran parte della città di Basilea. Un sisma che si ripetesse oggi provocherebbe, secondo le stime degli esperti, almeno duemila vittime, 100’000 senzatetto e danni agli edifici per più di 40 miliardi di franchi.

D’altronde, quella di Basilea non è l’unica zona a rischio. Anche il Vallese, la Svizzera centrale, l’Engadina e la valle del Reno sangallese sono state soggette, in passato, a violente scosse sismiche.

Edifici più sicuri con poca spesa

Sebbene le tecniche di costruzione siano molto evolute rispetto ai secoli passati, la maggior parte degli edifici del paese non rispettano le più recenti norme di sicurezza.

“Queste norme non vengono ancora insegnate nelle scuole politecniche”, specifica Olivier Lateltin, capo della Coordinazione per la mitigazione dei sismi, presso l’Ufficio federale delle acque e della geologia.

“E ora, con un opuscolo didattico all’attenzione di ingegneri e architetti”, aggiunge, “vogliamo mostrare come si possono costruire edifici parasismici con costi molto contenuti”.

La sicurezza parasismica rappresenta infatti una minima parte delle spese di costruzione: dallo 0,5 al 2 percento. E d’altronde, dal 2001 la Confederazione approva e sovvenziona soltanto la costruzione di edifici che rispettano le norme parasismiche.

Il nuovo opuscolo presenta i 35 principi di base da applicare in caso di nuove costruzioni o di ristrutturazioni e dovrebbe servire soprattutto nella costruzione di edifici pubblici.

In particolare, si vuol fare in modo che i futuri ospedali, supermercati, scuole, stazioni e altri edifici destinati a ospitare molte persone vengano d’ora in avanti costruiti in modo da resistere a eventuali terremoti.

Evitare piani flessibili

Fra i principi elencati, ce ne sono alcuni dedicati ai cosiddetti piani flessibili. “Si tratta di piani particolarmente poveri di muri, come i piani terra degli edifici commerciali che ospitano negozi”, spiega Olvier Lateltin. “Sono parti dell’edificio ricche di vetrate e povere di muri. Fattori negativi in caso di terremoto, che andrebbero evitati.”

Un altro importante aspetto, che trova ampio spazio nell’opuscolo, è quello della collaborazione tra architetto e ingegnere. Una collaborazione necessaria fin dall’inizio del progetto, che nasce quindi già nel segno della protezione parasismica.

Gli specialisti, che si basano sulle esperienze raccolte in Svizzera e all’estero, consigliano pure tutta una serie di altri accorgimenti concernenti gli elementi non-portanti, le facciate, la congiunzione tra muri e solette e così via.

Solo un edificio su dieci rispetta le norme

“Solo un decimo degli edifici sono stati costruiti dopo il 1989, anno in cui sono entrate in vigore le norme parasismiche”, afferma Olivier Latetltin, per cui non si conosce il grado di sicurezza parasismica di tutto quanto è stato costruito prima.

“Ciò non significa che debbano crollare al primo terremoto, ma una cosa è certa”, conclude l’esperto: “i costi per adattarli alle nuove norme sono dell’ordine del 5-10 percento dei costi di realizzazione. Mentre per le nuove costruzioni, le norme parasismiche incidono sui costi in modo molto minore”.

Sarà comunque importante conoscere il comportamento dei vecchi edifici in caso di terremoto. E per questo la Coordinazione per la mitigazione dei sismi sta ora allestendo un inventario degli edifici a rischio, in particolare per quelli appartenenti alla Confederazione.

Fabio Mariani, swissinfo

La Confederazione non dispone ancora di nessun mandato costituzionale per intervenire nel caso di terremoti. Si stanno tuttavia elaborando proposte con l’obiettivo di migliorare le basi legali attraverso un’aggiunta nella costituzione. Intanto, nel 2001, la Confederazione si è dotata di una Centrale per la coordinazione della mitigazione dei sismi, incaricata di redigere e tenere aggiornato l’inventario delle costruzioni federali esistenti dal punto di vista della sicurezza parasismica, oltre a elaborare direttive e aiuti di natura esecutiva per i professionisti della costruzione, le imprese di costruzione e le autorità.

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