La Svizzera teme l’influenza aviaria nigeriana
La scoperta del virus H5N1 in Nigeria preoccupa la Svizzera, situata sulla rotta di migrazione verso nord degli uccelli che svernano in Africa.
L’Ufficio federale di veterinaria sta valutando l’opportunità di costringere di nuovo gli allevatori a rinchiudere il pollame. La decisione sarà resa nota alla fine di febbraio.
Dopo aver contagiato l’Asia ed essere arrivato alle porte dell’Europa, il virus altamente patogeno H5N1 è stato scoperto in un allevamento di ovaiole nel nord della Nigeria. Si tratta di una prima sul continente africano.
In seguito alla morte di 40’000 galline, le autorità nigeriane hanno reagito sopprimendo altri volatili, mettendo in quarantena la zona e imponendo un controllo sul trasporto di animali.
«Ogni volta che si scopre l’H5N1 in un paese ciò significa che c’è un rischio per gli esseri umani», ricorda Maria Cheng, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). «Sappiamo che questa malattia può sormontare le barriere tra le specie».
Il virus H5N1 è stato individuato in modo chiaro nei volatili nigeriani analizzati dal laboratorio di Padova, laboratorio al quale fanno riferimento l’Organizzazione mondiale della sanità animale (OIE) e l’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Tuttavia, indica Cathy Maret dell’Ufficio federale di veterinaria, ci sono ancora degli interrogativi.
swissinfo: L’influenza aviaria è stata segnalata in Nigeria. Siamo di fronte alla stessa forma del virus che ha colpito l’Asia?
Cathy Maret: Sappiamo che si tratta dell’H5N1. Ma non siamo sicuri di essere confrontati con la stessa forma presente in Asia. Dobbiamo attendere i risultati di ulteriori analisi genetiche, che fra qualche giorno ci diranno se si tratta dello stesso virus o di una nuova variante.
Se ci sarà la conferma che il virus è lo stesso, saremo confrontati ad una cattiva notizia, che lascia presagire un futuro tutt’altro che sereno…
swissinfo: Degli esperti svizzeri verranno inviati in Nigeria?
C.M.: No, ma gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità animale sono già in viaggio.
Faranno il punto della situazione in loco: qual è l’estensione dell’epidemia? Ci sono più focolai d’infezione? Quali misure sono state prese?
swissinfo: Se si trattasse della stessa forma di virus, quali sarebbero le conseguenze per la Svizzera?
C.M.: Ci troveremmo confrontati ad una situazione nuova, perché l’Africa e la Svizzera si situano sulla rotta Sud-Nord seguita dagli uccelli migratori.
In caso di conferma della presenza del virus, saremmo costretti a rivedere le nostre misure. Per la fine di febbraio, inizio marzo, ci pronunceremo sull’opportunità di confinare un’altra volta il pollame in luoghi chiusi. In effetti, è proprio ad inizio marzo che comincia la migrazione.
Dovremo inoltre stabilire se è il caso di rafforzare il nostro programma di sorveglianza. Si tratta di punti che verranno discussi alla luce delle informazioni che gli esperti ci invieranno dalla Nigeria.
swissinfo: Quali sono i pericoli concreti per la Svizzera?
C.M.: In primavera, gli uccelli che passano per la Svizzera provengono dall’Africa. Si spostano da sud verso nord per raggiungere la Scandinavia o la Russia.
È una migrazione dalla durata inferiore a quella che avviene in autunno. Coinvolge un numero minore di uccelli che, inoltre, si muovono più rapidamente. Non fanno necessariamente tappa in Svizzera, l’attraversano.
I rischi sono forse meno pronunciati che in autunno. Ciò nonostante dobbiamo rivalutare costantemente la situazione.
swissinfo: Quante probabilità ci sono che vengano prese delle misure simili a quelle applicate lo scorso autunno?
C.M.: Non voglio lanciarmi in speculazioni. C’è una sola cosa certa ed è che ci pronunceremo per la fine di febbraio.
swissinfo: Le importazioni dalla Nigeria saranno proibite?
C.M.: Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Tra i prodotti che importiamo dalla Nigeria non c’è nulla che potrebbe rivelarsi problematico.
Intervista swissinfo, Pierre-François Besson
(traduzione, Doris Lucini)
2003: inizio dell’epidemia d’influenza aviaria
Sono 165 i casi registrati in cui la malattia ha colpito un essere umano.
Si tratta di persone che vivono a stretto contatto con gli uccelli domestici.
Sono stati colpiti 18 Paesi in Asia, Europa dell’Est e Africa.
Al momento della migrazione degli uccelli da nord verso sud, la Svizzera ha imposto agli allevatori di tenere al chiuso il pollame (26 ottobre – 16 dicembre).
Nello stesso periodo sono stati analizzati 800 campioni prelevati da uccelli migratori. Non sono stati scoperti casi d’influenza aviaria.
La Svizzera vieta le importazioni di pollame e piume dai paesi colpiti. Ha intensificato i controlli agli aeroporti e immagazzinato Tamiflu sufficiente a trattare un quarto della popolazione svizzera.
In novembre, i veterinari dell’Unione africana avevano affermato che un focolaio di H5N1 in Africa «potrebbe essere più pericoloso che in Asia», viste le «deboli capacità di diagnosi e sorveglianza» del continente.
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